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“I guardiani della pace”. Tra i randagi e i gatti domestici del Verano

Feb 17, 2023

AGI – Papillon si lecca i baffi seduto sul tetto poi mordicchia l’aria puntando un paio di tortore che svolazzano sopra alle mura. La pelliccia sfuma tra il nero, il bianco e l’arancione. Troppo selvatico per vivere rinchiuso nel gattile costruito dentro al Verano e troppo domestico per unirsi ai randagi del cimitero di Roma.

La colonia felina, tra le più numerose d’Europa, abita da decenni tra i sepolcri e i cipressi del grande giardino di 83 ettari custode della storia d’Italia.

Il Verano si è trasformato negli anni insieme ai suoi ‘guardiani’ a quattro zampe. “Quindici anni fa, prima del nostro arrivo c’era molto degrado. Le persone lasciavano la carne per sfamare i gatti sopra le tombe o mettevano materassi dentro alle cappelle”, ricorda la responsabile dell’associazione Animal Welfare, Luana Stefani, intervistata dall’AGI. Grazie ai volontari (e a un accordo con Ama) i ripostigli dei giardinieri si sono trasformati in ‘cat cottage‘ dove i felini trovano cibo e acqua fresca.

“Nel 2007  – racconta Luana – c’erano 550 randagi. Animali malati senza alcun controllo sanitario. Noi abbiamo garantito regolari visite veterinarie e sterilizziamo tutti i gatti perché l’obiettivo è diminuire il numero di felini della colonia: ora sono 174. Altri 100 sono ‘domestici‘ e abitano nella nostra struttura in attesa di essere adottati. Per me sono i ‘guardiani della pace‘ da quando per la prima volta li ho visti vegliare sulle tombe”.

Pape, il randagio nero

Patrizio, pettorina blu e barba bianca, ogni giorno porta i croccantini dentro alle cabine in legno rifugio dei randagi. “Pape, Pape!”, tra le lapidi della sezione ebraica, spunta guardingo un gattone nero. “Oggi è venuto da solo senza il suo amico”, sussurra il volontario, la sola voce che ascoltano i gatti liberi. Passi felpati. A Pape basta uno scatto per centrare il foro nella porta. Un pranzo veloce poi l’uscita e un’ombra che scompare nel verde.

I punti di ristoro sono 24 sparsi a macchia di leopardo tra pianura, terrazze e colline del Verano. Un percorso con saliscendi di 10 chilometri. Per Patrizio non esistono ‘ferie’.

Papillon il ‘segretario-sentinella

Papillon (il nome richiama il film sull’evasione dalla colonia penale dell’Isola del Diavolo) invece non ama la vita da selvatico. Ma nemmeno il recinto del gattile. Vive con gli umani nel cortiletto aperto vicino alla struttura. Coccole e libertà. “Un gatto ‘segretario’ che dorme nell’ufficio dei volontari. È la nostra sentinella. Quando un nuovo felino viene abbandonato nel cimitero lui se ne accorge e noi interveniamo”, sorride Luana che si definisce una “orgogliosa” gattara. “Per me i gatti sono una malattia. Non sono una passione ma una missione”.

La missione
 

Una missione che coinvolge in tutto 28 volontari. “Ognuno  – racconta la responsabile di Animal Welfare – ha il suo compito. C’è Giorgio che guida la ‘gatto-ambulanza’, Silvia, l’infermiera veterinaria, Mario forma i nuovi volontari, Mariateresa cura gli animali con la leucemia”
Anche cercare nuove risorse (l’associazione non ha finanziamenti pubblici) è una attività fondamentale. L’esercito di gatti costa: ogni mese consuma 400 chilogrammi di croccantini e circa 3mila scatolette di umido. Ai nuovi arrivi  – tra i 65 e i 90 gatti abbandonati ogni anno al Verano corrisponde lo stesso numero di adozioni.

Il quartier generale
 

Nel ‘quartier generale’ dell’Associazione Animal Welfare c’è aria di festa. Ola svuota l’enorme ciotola di croccantini. Pernicotto e Turello si ‘abbracciano’ distesi sul divano. Germana, un occhio azzurro e l’altro ormai perso, esce dall’infermeria.

Regina e Ryan sono di vedetta sulla trave di legno sopra al cancello e si godono il loro personalissimo ‘reality‘ seguendo il volo dei piccioni. In fondo alla casetta c’è il reparto super-anziani. Nella stanza i novantenni a quattro zampe non fanno le fusa ma russano. Ersilia, l’unica sveglia, si guarda intorno un po’ spaesata. Non ha più l’energia di quando fu trovata sopra alla tomba di Alberto Sordi.

Trippa per gatti
 

Intanto nel cimitero meta di turisti e familiari dei defunti, in molti non sanno dell’esistenza dei gatti. Di sicuro la coppia di turisti arrivati dalla Germania per fotografare le tombe di personaggi famosi come Goffredo Mameli, Vittorio Gassman e Alberto Moravia ignora la presenza dei felini. Fa eccezione Vicenzo Pietrangeli, 85 anni, cresciuto a San Lorenzo. Il Verano l’ha visto rinascere dopo i bombardamenti del 19 luglio 1943. “Da ragazzini  – racconta – venivamo qui per cambiare l’acqua ai fiori, accedere le candele. Per noi era un divertimento. Davamo da mangiare anche i gatti…la trippa“. Non certo croccantini. 

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