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Transalp: il ritorno della maxi-enduro che ha fatto la storia Honda

Feb 9, 2023

Con una colorazione evocativa e due più attuali, legati ai gusti estetici moderni, la nuova Honda Transalp è quello che gli appassionati del genere e di questo nome, attendevano da tempo. E’ una moto moderna e rivista in tutto, lontana dalla sua storia già nel 750 cc bicilindrico in parallelo fronte marcia da 92 Cv che condivide con la Hornet. Da quest’ultima derivano molti particolari e a primo impatto, la mancanza di una protezione del motore di serie la rende delicata per l’uso fuoristrada. Anche il telaio è lo stesso della sorella naked e meno si addice al classico stile enduro come la scelta dello scarico basso.

Come in tutti i modelli di nuova generazione di un certo livello, l’elettronica è una componente importante. Dotata di varie mappature, può divertire coloro che si sono sempre confrontati con enduro tradizionali, ma di certo il controllo di trazione è un sistema che aiuta ad arrotondare la guida, vista la potenza importante del motore. Le ruote sono da 21’ all’anteriore, 18’ al posteriore e conferiscono sicurezza nella guida, così come la presenza delle camere d’aria, più facilmente riparabili in caso di forature. A completare il quadro c’è l’ABS.

Fonte: foto HondaLa nuova Honda Transalp

La nuova Honda Transalp non teme confronti con le pari segmento delle altre marche, ma lascia molto indietro nel tempo la radice off-road da cui è nata, diventando a tutti gli effetti una moto da viaggio, godibile nel quotidiano, che solo il tempo ci dirà quanto valida possa essere. Di sicuro, la stirpe di questo storico modello Honda continua ad attirare e a far parlare di sé tutti gli appassionati.

BREVE STORIA DELLA TRANSALP

In commercio dal 1987, la prima serie della Transalp è nata sulle ali del successo delle grosse enduro e della Paris-Dakar. All’epoca erano le potenti NXR 750 che si sfidavano con le bicilindriche “boxer” BMW e sulla base delle quali la Honda aveva già messo in strada le XL V750R, senza carena. Ma quando viene presentata la Transalp a fine 1986, il progetto risulta rivoluzionario e non in linea con le attese del pubblico che pensava più alla versione stradale delle moto che in quegli anni dominavano i rally-raid.

Siglata XL600V la Transalp del 1987 è dotata di un bicilindrico a V da 583 cc e una ciclistica in grado di mettere d’accordo tutti sulla semplicità di guida e maneggevolezza, nonostante il peso e l’impatto con la grossa carena che, dopo un po’ di scetticismo pressoché estetico, si è rivelato un punto di forza. Adatta a tutti, trova nella possibilità di installare valige e nelle sospensioni morbide e sfruttabili in tutti i terreni un buon compromesso che la rendono uno dei modelli più apprezzati di quel periodo. Nel 1991 viene rivisto il motore e l’estetica subisce un restyling, ma nel 1997 comincia la produzioni in Italia dove acquisisce un impianto frenante più consistente e le comode maniglie per il passeggero.

Nel 2000 la cilindrata sale 650 cc, mantiene lo stesso telaio, ma cambia gamma di colorazioni diventando più sobrie e in linea con le mode del momento. Avviene la priva evoluzione in chiave stradale con la sospensione posteriore derivata dalla CBR e il motore ha le marce più lunghe e maggior coppia, risultando migliore in autostrada e nei lunghi percorsi. Sempre alimentato a carburatori, il nuovo bicilindrico sarà donato ad altri modelli della marca dell’ala, tra cui la prima versione della NT 650 V Deauville, robusta macinatrice di chilometri come la Transalp.

Il 2008 è l’anno della prima grossa rivisitazione, con l’uscita della XL700V prodotta in Spagna che, a un ulteriore aumento della cilindrata si aggiungono l’iniezione elettronica e una valvola in più. Nonostante il peso sia aumentato, le prestazioni stradali migliorano grazie anche a un’inversione di tendenza che vede la ruota anteriore da 19’ al posto di quella da 21’e anche se mantiene i cerchi a raggi, la sua versatilità è ormai ridotta all’asfalto.

Con altri punti critici come l’ABS non disponibile e la poca luce a terra, soprattutto in presenza del cavalletto centrale, non hanno valorizzato il potenziale che questa serie, ormai stradale al cento per cento, poteva mostrare e si è fatta superare dalle altre case che avevano in catalogo cavalli di battaglia come la Kawasaki Versys o la Suzuki V-Strom, ben più focalizzati sul tema.

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