Questa mattina gli ambientalisti del gruppo “Ultima Generazione” torneranno, per la terza volta nel giro di sei giorni, a bloccare il traffico su alcune strade principali della capitale. Come sempre, si siederanno sulle corsie di marcia esponendo striscioni contro l’uso di combustibili fossili e la carbonizzazione, provocando le ire dei malcapitati automobilisti e motociclisti, che vorrebbero soltanto recarsi al lavoro o lasciare i figli a scuola, se non addirittura svolgere visite mediche.
Nessuno sa di preciso quando e soprattutto dove avverrà l’ennesima protesta. Se, per esempio, di nuovo sul Grande raccordo anulare, replicando l’iniziativa di lunedì, o sulla Tangenziale est, come avvenuto la scorsa settimana. Di sicuro c’è soltanto che si assisterà nuovamente a scene di rabbia di fronte a una manifestazione pro-ambiente nei fatti insensata (basti pensare all’inquinamento prodotto dalle centinaia di auto bloccate in coda). All’iniziativa di oggi parteciperà, come fanno sapere gli stessi organizzatori, anche Maria Letizia Ruello, ricercatrice in scienze e tecnologie dei materiali presso l’Università politecnica delle Marche (i vertici dell’ateneo ne saranno al corrente?). Inevitabile chiedersi, come ha fatto su Twitter il leader di Azione, Carlo Calenda, come sia possibile accettare che tutto ciò avvenga senza che nessuno apparentemente muova un dito: “Bloccare il Gra non è accettabile – ha scritto Calenda – qualsiasi siano le intenzioni o i motivi della protesta. Deve intervenire la forza pubblica e denunciare gli autori”.
In realtà, formalmente le improvvide iniziative di “Ultima Generazione” sono da tempo oggetto delle dovute sanzioni. Il decreto-legge n. 113 del 2018 prevede che il blocco stradale, effettuato con il proprio corpo (come in questo caso), venga punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma che può andare da mille a quattromila euro. A irrogare le multe è la prefettura. “I nostri attivisti sono pieni di multe, in tutto ammontano a 40-50 mila euro, però non le pagheremo”, fanno sapere dall’organizzazione di “Ultima Generazione”, quasi con soddisfazione e con spirito di sfida nei confronti delle autorità e dei cittadini. La vena provocatoria lascerà probabilmente spazio a reazioni più silenziose quando le sanzioni non pagate si trasformeranno in cartelle esattoriali. Tutto ciò, però, richiederà tempo. Nel frattempo c’è da riflettere su come evitare che il traffico nelle arterie principali della capitale sia interrotto ogni tre giorni da un gruppo di esaltati.
“Trattandosi di manifestazioni estemporanee non è possibile adottare un divieto preventivo, ma stiamo seguendo queste iniziative con grande attenzione, sia con un’attività preventiva, di monitoraggio di questi gruppi, sia con un’attività di controllo del territorio, anche con la polizia stradale”, fanno sapere dalla questura di Roma, sottolineando come gli ultimi blocchi stradali, a differenza di quanto avveniva inizialmente, sono stati intercettati e rimossi nel giro di pochi minuti. In seguito a ogni intervento, inoltre, i responsabili di pubblica sicurezza inviano un’informativa alla procura, per i profili a essa competenti.
Alcuni attivisti, evidenziano sempre dalla questura, sono stati anche denunciati per manifestazione non autorizzata, dunque sul piano penale. Altri ancora, provenienti da fuori Roma, sono stati destinatari di un foglio di via: “Nel caso in cui dovessero ripresentarsi in violazione del foglio di via, saranno denunciati sul piano penale”.
Insomma, la “forza pubblica” invocata da Calenda sembra in realtà muoversi, certo facendo il possibile alla luce delle leggi in vigore. D’altronde il metodo della protesta a sorpresa utilizzato da “Ultima Generazione”, basato sulla scelta delle strade da bloccare effettuata la mattina stessa, pochi minuti prima che gli attivisti si stendano a corpo morto sulle corsie, rende difficile immaginare interventi di altro genere. La capitale intanto resta in balia di un gruppetto di fanatici pseudo-ambientalisti.