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L’85enne detenuta a San Vittore è stata scarcerata. Ma in carcere gli anziani sono sempre di più

Ott 13, 2022

La donna di etnia rom di 85 anni, detenuta da circa due settimane nel carcere di San Vittore a Milano, per una condanna di soli otto mesi, è stata scarcerata oggi. “Aveva ipertensione arteriosa, patologie epatiche. Quando le ho chiesto quanti anni aveva, non me l’ha saputo dire. Così come quando le ho chiesto quand’è nata”: Francesco Maisto, Garante dei detenuti di Milano, ripete che la donna non si reggeva in piedi.

Susanna Marietti, la coordinatrice nazionale dell’associazione Antigone sostiene che “aveva una ‘piantona'”, un’altra detenuta che l’aiutava a spostarsi perché da sola non ci riusciva. L’ex detenuta, condannata a scontare otto mesi di pena in carcere per occupazione abusiva non si dimostrava in alcun modo un pericolo per la società. Motivo per cui lo stesso Maisto, ieri, incontrandola e parlandole, ha deciso di lanciare l’allarme e segnalare il caso al Tribunale di sorveglianza di Milano. “La donna è stata condannata il 23 febbraio del 2021”, probabilmente, in contumacia, quindi, il 27 luglio, c’è stato l’ordine di esecuzioni della pena. “È entrata in carcere il 28 settembre”, quando, si presume, l’hanno trovata. Ora è stato accordato alla donna il differimento della pena, “di fatto” sottolinea Maisto “la nipote è andata a prenderla per portarla a casa”. 

 

I punti focali della vicenda sono tre: l’età avanzata e le condizioni di salute precarie della donna, un reato minimale con una pena molto corta e il fatto che il reato determini di per sé di non possedere una dimora. Le questioni si compenetrano. La donna era stata portata al carcere di San Vittore, che è un circondariale, dove di solito i detenuti risiedono per periodi di tempo brevi. Questo, come evidenzia anche il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, comporta che la struttura non ospiti spesso anziani e, quindi, che avesse un personale medico non abituato a trattare determinate patologie tipiche di quell’età. Inoltre c’è una norma che dice che “oltre i 70 o 75 anni si portano dentro soltanto i casi estremi”. Nelle carceri italiane ci sono 1.318 persone che stanno scontando una pena inferiore a un anno e 1.065 che hanno più di settant’anni. 

 

Ma chi sono queste persone? “Mi è rimasto impresso un signore che avrà avuto 80 anni circa: era in lacrime e raccontò di aver facilitato la morte dell’anziana, e amatissima, moglie. Aveva una pena lunga: tanto da poter dire che finirà la sua vita in carcere”, racconta Marietti. Non conosce i profili degli anziani detenuti, ma aggiunge che “quelli che ho visto mi saltavano agli occhi per la loro evidente condizione di marginalità economica, ma anche sociale”. Infatti, siccome “i dati sono disaggregati”, non è possibile sapere quanti anziani condannati a pene risibili risiedano nelle carceri italiane e questo rende difficile controllare il fenomeno, ma “noi come Antigone siamo molto presenti nelle carceri e posso dire che sicuramente c’è una quota da considerare di anziani che ha storie simili a quella della donna di etnia rom”. 

 

La condizione di reclusione per gli over 70 in Italia è sempre più frequente. Marietti lo conferma: “È in crescita, si suppone perché l’età si combina a delle pene più prolungate“. Questo rende necessario che il sistema potenzi il servizio delle prestazioni sanitarie che “spesso è molto carente”. Infatti, il numero più alto di richieste che arrivano ad Antigone riguarda il trasferimento e subito dopo quelle riguardanti la salute”. Marietti parla della necessità delle misure alternative: “possono essere l’affidamento o la detenizone domiciliare, ma è chiaro che il carcere “non è un luogo di cura adatto“. È necessario, dice il garante nazionale, che la collettività si muova per uscire da questa condizione: “Servirebbero strutture territoriali di accoglienza e controllo”. E continua: “Qualcosa è migliorato: nell’ultimissimo decreto del Consiglio dei ministri si è intervenuti sulle sanzioni sostitutive, quindi che si applicano in alternativa al carcere”. Certo è, come chiarisce lo stesso Palma, che una pena pecuniaria resta per persone che possono pagare. “Ma è chiaro che se già un detenuto è senza dimora, e, ancor di più, è un anziano senza dimora…”, la conclusione vien da sé.

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