• 27 Novembre 2024 5:35

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L’Fmi taglia le stime del Pil mondiale per il 2023: “Nubi di tempesta sull’economia”

Ott 11, 2022

(AGI) – Roma, 11 ott. – “Il peggio deve ancora venire”. Il Fondo monetario internazionale non nasconde l’allarme per le condizioni dell’economia globale, azzoppata da inflazione, stretta monetaria, guerra in Ucraina e Covid. “Nubi tempestose si stanno addensando e le autorità dovranno avere mano ferma”, rileva il Rapporto economico globale, che fissa ad appena il 2,7% la crescita del Pil mondiale nel 2023, lo 0,2% in meno rispetto a quanto atteso a luglio e il dato più basso dal 2001, con le sole eccezioni della crisi finanziaria globale del 2008 e di quella scatenata dalla pandemia di coronavirus nel 2020.

Resta invece invariata a +3,2% la stima per il 2022. L’inflazione schizzerà dal 4,7% del 2021 all’8,8% quest’anno. E la sua frenata sarà più lenta del previsto, al 6,5% nel 2023 e al 4,1% nel 2024. Oltre un terzo dell’economia globale si contrarrà l’anno prossimo, affermano i tecnici di Washington. Le tre economie maggiori – Usa, Eurozona e Cina – ristagneranno. E i rischi rimangono “inusualmente alti” e tutti orientati verso il basso, con un 25% di possibilità che la crescita mondiale non riesca ad arrivare neanche al 2%. In totale, l’Fmi ha tagliato le previsioni di crescita per 143 economie, il 92% del Pil globale. Una recessione tecnica, definita da due trimestri consecutivi in negativo, è attesa tra fine 2022 e 2023 in circa il 43% dei Paesi osservati.

Our new growth projections: 3.2% in 2022 unchanged from July but 2023 now lowered to 2.7%.

We face steep challenges: recession risks rising, cost-of-living crisis, food crisis, Russian’s war in Ukraine. Policymakers need a steady hand to avoid missteps. https://t.co/wDLbkYD8ik pic.twitter.com/XDtW4qI3Zm

— Kristalina Georgieva (@KGeorgieva)
October 11, 2022

Nelle economie avanzate la crescita è prevista rallentare dal 5,2% del 2021, al 2,4% nel 2022 e all’1,1% nel 2023. Il taglio, rispetto a luglio, è pari allo 0,1% per quest’anno e allo 0,3% per il prossimo. Negli Stati Uniti scenderà rispettivamente all’1,6% (-0,7%) e all’1%. Nell’Eurozona, invece, si attesterà al 3,1% quest’anno per poi frenare allo 0,5% il prossimo, lo 0,7% in meno rispetto alle stime estive. A pagare dazio, nella zona euro saranno soprattutto le economie tedesca e italiana, destinate a scivolare in recessione l’anno prossimo, con una contrazione del Pil in media d’anno pari rispettivamente allo 0,3 (-1,1%) e allo 0,2% (-0,9%).

In sostanziale stagnazione è attesa la Gran Bretagna, con una crescita di appena lo 0,3% (-0,2%) nel 2023. Più resiliente il Giappone, il cui Pil dovrebbe salire dell’1,7% quest’anno e dell’1,6% il prossimo. Nei Paesi emergenti il prodotto aumenterà del 3,7% sia nel 2022 che nel 2023. Ma brutte notizie arrivano dalla Cina, con una crescita di appena il 3,2% quest’anno, la più bassa da oltre 40 anni con l’eccezione del 2020, e in accelerazione al 4,4% il prossimo. Molto meglio del previsto si comporterà invece la Russia, con il Pil in calo del 3,4% nel 2022 (+2,6%) e del 2,3% nel 2023 (+1,2%). Per l’Ucraina il crollo sarà invece durissimo: -35% quest’anno.

Guerra in Ucraina a parte, “la minaccia piu’ immediata” per l’economia globale è rappresentata dall’inflazione. E il rischio è che la stretta monetaria avviata dalle banche centrali si riveli troppo o troppo poco aggressiva. Nel primo caso, avverte il Fondo, si permetterebbe all’inflazione di radicarsi e finirebbe per essere erosa la fiducia nelle autorità monetarie; nel secondo, che il processo possa far precipitare il Mondo in una recessione “inutilmente dura”.

Il Fondo avverte inoltre che “la crisi energetica, particolarmente in Europa, non deve essere considerata uno shock transitorio”. E se l’inverno 2022 sarà “impegnativo”, quello del 2023 “sarà probabilmente peggiore”. Ai governi il compito di sostenere le difficoltà di cittadini e imprese senza stimolare domanda e offerta per non contrastare il lavoro delle banche centrali. Per questo, conclude il rapporto, eventuali sostegni dovranno essere “mirati e temporanei”. 

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