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Le gang giovanili sono fatte da sfigati

Ott 7, 2022

AGI – Sempre più numerose, soprattutto al Nord. Composte per lo più da maschi di età compresa tra i 15 e i 17 anni. Responsabili di reati violenti come risse, percosse, lesioni e atti di bullismo.

È l’identikit delle “Gang giovanili in Italia” disegnato da Transcrime, centro di ricerca interuniversitario sulla criminalità transnazionale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Alma Mater Studiorum Università di Bologna e Università degli Studi di Perugia, in collaborazione con il Servizio analisi criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell’Interno e il Dipartimento per la giustizia minorile del ministero della Giustizia.

Un fenomeno inquietante, ispirato a modelli esteri – nati negli Usa e successivamente importati in Europa – di cui il “report esplorativo” fornisce una mappa inedita, utile anche in chiave di prevenzione e contrasto.

Dove si trovano

Le gang giovanili sono presenti nella maggior parte delle regioni italiane, con una leggera prevalenza del centro Nord rispetto al Sud e una concentrazione nelle aree metropolitane: secondo la metà degli Uffici di servizio sociale per i minorenni e il 46% delle questure e dei Comandi provinciali dei Carabinieri il loro numero è aumentato negli ultimi cinque anni.

Nel 2021 il numero di appartenenti a gang giovanili presi in carico dagli Ussm (186) ha segnato un sensibile incremento rispetto agli anni precedenti (79 nel 2020 e 107 nel 2019). Incremento che però sarebbe sbagliato considerare conseguenza esclusiva dell’avvento del Covid: dai dati disponibili, solo in meno di una provincia su tre la presenza di gang risulta cresciuta durante la crisi pandemica.

Da chi sono composte

Le gang giovanili rilevate sono principalmente composte da meno di 10 individui, in prevalenza maschi, di un’età compresa fra i 15 e i 17 anni. Nella maggior parte dei casi i membri delle gang sono italiani, meno frequenti i gruppi formati in maggioranza da stranieri o senza una nazionalità prevalente.

Perché si formano

I dati hanno evidenziato situazioni di marginalità o disagio socioeconomico per molti dei componenti, anche se questa condizione non è sempre verificata, specie per alcuni gruppi a prevalenza italiana. Tra i fattori che spingono i giovani ad aderire ad una gang prevalgono rapporti problematici con le famiglie, con i coetanei o con il sistema scolastico e difficoltà relazionali o di inclusione nel tessuto sociale.

Secondo Transcrime, in diversi casi alcuni giovani, spesso italiani, scelgono di fare parte di gang o aggregazioni più o meno occasionali solo perché annoiati, privi di stimoli o incapaci di relazionarsi con i propri pari.

Reati più frequenti

I reati più spesso attribuiti alle gang giovanili sono risse, percosse, lesioni, atti di bullismo, disturbo della quiete pubblica e atti vandalici. Meno frequenti e di solito commessi da gruppi più strutturati lo spaccio di stupefacenti o reati appropriativi come furti e rapine in strada.

Le vittime più frequenti sono altri giovani tra i 14 e i 18 anni. Tendenzialmente, le gang giovanili siano più attive nelle ore pomeridiane e serali, durante il fine settimana e nella stagione estiva, in momenti cioè nei quali i giovani sono meno impegnati in attività scolastiche o di altro tipo. Tra le misure adottate per il contrasto emerge come raramente sia stato ipotizzato, contestato o accertato il reato di associazione per delinquere.

L’abuso dei social

Un fattore spesso menzionato e particolarmente rilevante negli ultimi anni è il crescente utilizzo di social network, sia a fini comunicativi tra i membri della gang, sia per la diffusione in rete degli atti compiuti come atto di sfida o autoaffermazione. Questi strumenti creano da un lato dei processi emulativi e dall’altro favoriscono dei meccanismi di reciproco sostegno e incoraggiamento tra membri della gang stessa che portano alla deresponsabilizzazione per le azioni criminali compiute. 

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