BERLINO – Uno spettro non si aggira più per l’Europa: quello di Karl Marx. E il settimanale tedesco Zeit, che ha dedicato al padre del comunismo la sua copertina di questa settimana, non è convinto che sia un bene. Il titolo “Marx quindi aveva ragione?” domina la prima pagina, il sottotitolo dà il senso degli ampi servizi dedicati al filosofo di Treviri: “Uomini avidi, ingiustizie e l’insurrezione dei dimenticati: Karl Marx ha visto tutto. Cosa possiamo imparare da lui – nonostante il marxismo”.
Un reportage ci porta nel vecchio polmone nero della Germania industriale, la Ruhr, dove l’autore racconta una delle città più tipiche dell’operaismo dell’acciaio e del carbone, Bochum. Un viaggio nel cuore della vecchia “Arbeiterklasse” tedesca, che per un secolo ha votato a sinistra e che ora è scomparsa, spazzata via insieme alle miniere e agli altiforni. Dove i socialdemocratici, in mancanza di una classe operaia unita – il lavoro precarizzato l’ha atomizzata – fanno i consulenti d’azienda e i nuovi “working poor” votano a destra. Il viaggio finisce nella rust belt, negli Stati americani dove Hillary ha perso e dove il capo del partito comunista lo accoglie in pantofole e confessa che tutti i suoi vicini hanno votato Trump.
Un articolo sul genio economico di Marx, “Lui è tornato”, ricorda l’analisi dello sfruttamento e delle diseguaglianze e della forza dirompente del capitalismo e ricorda un punto spesso dimenticato delle sue teorie. “Imparare da Karl Marx significa non condannare i manager perché guadagnano tanti soldi, ma guardare ai rapporti e al sistema che rendono possibili lo sfruttamento”. Il filosofo “era un pensatore lucido”. E anche se le rivoluzioni ispirate al suo pensiero hanno avuto conseguenze “catastrofiche”, come insegna la storia, bisognerebbe ricominciare ad apprezzarne nuovamente le opere e apprezzare “Marx l’analista ed economista”.
Non può mancare, nell’edizione dedicata al teorico della lotta di classe, una breve guida alla sua opera più importante e monumentale, “Il Capitale”, inoltre un divertissement su “otto fatti con cui far vedere che sei un conoscitore” di Marx, infine un lungo e ricco ritratto di un ex top manager della Germania comunista, Siegfried Buelow, che ora è a capo della Porsche di Lipsia.
In chiusura, vale la pena citare il commento dell’economista più ordoliberale della Germania, il famoso Hans-Werner Sinn, che in questi anni non ha fatto altro che scrivere articoli sulla necessità di buttare fuori la Grecia o l’Italia fuori dall’euro e a dipingere il presidente della Bce Mario Draghi come un criminale. E anche da questa analisi emerge nuovamente la sua ossessione. Se un economista lontanissimo dal marxismo come Sinn dà ragione al padre della teoria del plusvalore, è solo, ça va sans dire, per dare torto a Draghi.