AGI – Alla fine la lettera di Elon Musk a Twitter esisteva veramente. È quindi ufficiale: il miliardario sudafricano, l’uomo più ricco del mondo, che ha giocato a rimpiattino con la piattaforma di microblogging forse più influente di tutte, alla fine ci ha ripensato. Per l’ennesima volta. Si prenderà Twitter al prezzo concordato ad aprile, 44 miliardi di dollari: 54,20 dollari ad azione.
L’operazione potrebbe essere finalizzata venerdì, lunedì al massimo. Un colpo di teatro a pochi giorni dall’udienza in Delaware, in programma il 17 ottobre. Quel giorno Twitter e il magnate avrebbero battagliato su bot e account spam (al centro della contesa) e sul prezzo dell’acquisizione. Invece no.
Musk ha provato ad azzerare sei mesi di schermaglie legali. Ha provato. Perché non tutto finirà nella stanza delle cose da dimenticare: la società esce a pezzi da questa contesa. E non solo perché ha perso valore. Sono venuti alla luce problemi di sicurezza dei dati, bug e falle nella privacy su cui sarà necessario intervenire in modo efficace e credibile.
Nel frattempo, è utile riannodare i fili della vicenda. Lo abbiamo fatto puntando i fari sui protagonisti del caso Twitter: ovviamente Elon Musk, Jack Dorsey (l’ex ceo e co-founder di Twitter), Peiter Zatko (ex responsabile della sicurezza della società), Kathaleen McCormick (la giudice del tribunale del Delaware) e Parag Agrawal (attuale ceo di Twitter).
Elon Musk: punto e (non proprio) a capo
“Spero che anche i miei peggiori critici rimarranno su Twitter, perché questo è ciò che significa libertà di parola”, così alle 18 e 12 del 25 aprile Elon Musk su Twitter, la piattaforma che aveva intenzione di acquistare, dopo esserne diventato alla fine del marzo precedente il principale azionista. Praticamente il primo tweet da padrone di casa. O quasi. Elon Musk aveva accettato di acquistare Twitter per 44 miliardi di dollari.
A luglio ha però iniziato a smarcarsi dall’accordo, sostenendo che il numero di account bot era molto più alto della stima di Twitter di meno del 5% degli utenti. I bot sono account automatizzati e il loro utilizzo può portare a sopravvalutazioni del numero di persone presenti nel servizio, il che è importante per le tariffe pubblicitarie e il valore complessivo del servizio. L’8 luglio Musk ha dichiarato di rinunciare all’accordo perché Twitter lo aveva ingannato sul numero di utenti reali e sulla sicurezza dei dati degli utenti.
Citato in giudizio da Twitter, per prepararsi all’udienza di ottobre, Musk ha cercato informazioni sulla società ovunque fosse possibile. Ha chiamato a testimoniare l’ex ceo e co-founder Jack Dorsey (suo amico) e non si è ovviamente lasciato sfuggire Peiter Zatko, l’ex responsabile della sicurezza di Twitter: un altro dei protagonisti della vicenda. Sono finiti nella lista del team legale di Musk anche Kayvon Beykpour, l’ex capo dei prodotti di consumo di Twitter, e Bruce Falck, l’ex responsabile delle entrate e dei prodotti di Twitter.
Ora che la Musk ha messo fine alla battaglia legale tornano sul tavolo i piani che il tycoon aveva per la piattaforma. Una su tutte. Che succederà all’account di Donald Trump bannato dopo l’attacco del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill? Musk si è sempre detto contrario al ban. Sul tavolo anche licenziamenti e un nuovo modello di business che renda la piattaforma redditizia. E le esternazioni di Musk? Lunedì ha lanciato un sorta di piano di pace per la guerra Ucraina-Russia e si è attirato la condanna del presidente dell’Ucraina, Zelenskij.
Jack Dorsey: Musk? Estende la luce della coscienza
Il 23 agosto Elon Musk ha citato in giudizio il co-fondatore ed ex Ceo di Twitter Jack Dorsey. Musk voleva da Dorsey informazioni sugli account falsi e sulle metriche utilizzate per il loro conteggio. Jack Dorsey, che si è dimesso dalla carica di amministratore delegato di Twitter a novembre 2021 e ha lasciato la società a maggio, è sempre stato in buoni rapporti con Musk e soprattutto è stato un entusiasta sostenitore dell’offerta di acquisizione di Musk.
In un’intervista a Rolling Stone all’inizio del 2019, Dorsey aveva detto di aver “amato” Musk e quello che stava cercando di fare con Tesla e SpaceX. Musk era persino apparso al ritiro aziendale di Twitter all’inizio del 2020 per parlare con i dipendenti tramite videochat, durante la quale si è lamentato, appunto, del problema dei bot di Twitter.Dopo che Musk è diventato il maggiore azionista di Twitter alla fine di marzo, Dorsey è stata la prima persona della società che ha contattato.
Dorsey, che all’epoca era ancora direttore di Twitter, in seguito incoraggiò Musk a unirsi al consiglio di amministrazione e parlò in modo brillante di lui dopo che il consiglio di amministrazione aveva accettato di vendere la società a Musk. Ad aprile scorso poi Dorsey aveva descritto Musk come “l’unica soluzione di cui mi fido” per risolvere i problemi di Twitter, aggiungendo: “Mi fido della sua missione di estendere la luce della coscienza”.
Peiter “Mudge” Zatko: vi racconto le falle di sicurezza di Twitter
Nel mezzo della battaglia legale, a luglio, piomba Peiter “Mudge” Zatko che denuncia alle autorità gravi falle di sicurezza nei sistemi e nelle pratiche di Twitter, inviando al Congresso e alle agenzie federali un documento di 84 pagine in cui affermava che i dirigenti di Twitter avevano tentato di insabbiare le vulnerabilità dei sistemi di sicurezza, incluso il fatto che oltre la metà dei server aziendali utilizzano software obsoleti.
Zatko ha sostenuto che Twitter concedeva a un numero eccessivo di dipendenti l’autorizzazione di accesso a dati sensibili e riservati, con ampie falle di sicurezza che potrebbero essere sfruttate per lo spionaggio, l’hacking, la manipolazione elettorale e campagne di disinformazione. Accuse che sono state bollate da Twitter come false.
Kathaleen McCormick: la giudice
Kathaleen McCormick è la giudice del Delaware che avrebbe dovuto decidere se Elon Musk poteva o meno sfilarsi dall’affare Twitter, annullando l’accordo raggiunto ad aprile per l’acquisizione del 100% delle quote per 44 miliardi di dollari. Ha assunto il ruolo di giudice capo della Court of Chancery del Delaware lo scorso anno, la prima donna a ricoprire questo ruolo. Alla fine di luglio aveva accolto la richiesta di Twitter di accelerare la causa e aveva ordinato un processo di cinque giorni a ottobre. Un processo ritardato a febbraio, come avevano chiesto i legali di Musk, avrebbe danneggiato la piattaforma social.
Parag Agrawal: nella tempesta di Twitter
C’è anche Parag Agrawal, attuale ceo di Twitter, tra i protagonisti dei messaggi tra Elon Musk e dirigenti di Twitter, amici, potenziali investitori, emersi all’inizio di ottobre nelle carte processuali. I rapporti di Musk con il Agrawal sono passati da amichevoli a gelidi in una settimana. Il 5 aprile, Agrawal ha twittato che Musk era stato nominato nel consiglio di Twitter. Già il 9 aprile il tono era cambiato radicalmente.
Agrawal ha rimproverato Musk per i suoi tweet che denigrano l’azienda. “Sei libero di twittare ‘Twitter sta morendo’ o qualsiasi altra cosa su Twitter, ma è mia responsabilità dirti che non mi sta aiutando a migliorare Twitter nel contesto attuale. Vorrei fornire la tua prospettiva sul livello di distrazione interna in questo momento e come danneggia la nostra capacità di lavorare”.
Product Drops on Twitter!https://t.co/6yO5U144Ql pic.twitter.com/yGMZhUjBPH
— Parag Agrawal (@paraga)
June 8, 2022
Nell’audizione di settembre al senato Usa, Zatko aveva accusato la leadership di Twitter di aver fuorviato le autorità di regolamentazione del governo su falle di sicurezza che potrebbero aprire la strada a campagne di spionaggio, hacking o disinformazione stranieri. Zatko ha accusato l’attuale CEO di Twitter, Parag Agrawal, di aver promosso il rapporto tra Twitter e alcuni governi stranieri, come Russia e Cina.