AGI – Alphabet, società madre di Google, ha disabilitato Translate in Cina, servizio di traduzione automatica multilingue: uno dei pochi della compagnia statunitense rimasti attivi nel Paese. La pagina web del servizio in Cina mostra una foto di una barra di ricerca generica che reindirizza al sito di traduzione di Google a Hong Kong. “Abbiamo interrotto Google Translate nella Cina continentale a causa del basso utilizzo” ha fatto sapere la società di Mountain View.
La stop al servizio è arrivato alla vigilia del Congresso nazionale del Partito Comunista Cinese che si terrà il 16 ottobre: il governo cinese in passato aveva già bloccato i servizi di Google in occasione di importanti eventi politici e anniversari politicamente sensibili come quello del massacro di piazza Tienanmen. A proposito del “basso utilizzo” del servizio, il South China Morning Post, citando i dati della piattaforma di analisi web Similarweb, ha sottolineato come Google Translate abbia ricevuto 53,5 milioni di visite combinate da utenti desktop e Mobile ad agosto.
Google ha sempre avuto un rapporto complicato con la Cina. Nel 2006 l’azienda è entrata nel mercato cinese con una versione del suo motore di ricerca soggetta alle regole di censura del governo. Ma non ha funzionato: censura, hackeraggi e i filmati su YouTube dei tibetani picchiati dalla polizia cinese hanno spinto nel 2010 Google a spegnere il motore di ricerca, reindirizzandolo verso il dominio non censurato di Hong Kong.
Nel corso degli anni Mountain View ha fatto una serie di tentativi per mantenere un punto d’appoggio nel mercato cinese: ha reso disponibile il suo servizio di traduzione agli utenti del paese nel 2017 tramite un sito web dedicato e un’app per smartphone. Google aveva anche ipotizzato un motore di ricerca separato per il mercato cinese, ma il progetto è stato accantonato: il concept, nome in codice Dragonfly, avrebbe censurato i risultati, registrato la posizione degli utenti e la loro cronologia di navigazione in Internet. Troppo.
Anche servizi, come Google Maps e Gmail, sono stati bloccati dal governo cinese. In conseguenza di questa situazione i concorrenti locali come il motore di ricerca Baidu, i social media e il gigante dei giochi Tencent sono arrivati a dominare il panorama Internet cinese in settori che vanno dalla ricerca alla traduzione.
L’interruzione del servizio arriva quando le tensioni Usa-Cina sono cresciute ed entrambi i paesi si organizzano per proteggere le tecnologie sensibili e la proprietà intellettuale. Washington in particolare continua a preoccuparsi del potenziale accesso della Cina a tecnologie sensibili in settori come l’Intelligenza Artificiale e i semiconduttori. Ad agosto, il produttore di chip statunitense Nvidia ha rivelato che il governo Usa limiterà le vendite della società di componenti specifici alla Cina.