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La sonda Dart contro un asteroide: il test per capire come salvare il pianeta

Set 27, 2022

Sessantasei milioni di anni fa, un grosso asteroide, con un diametro compreso tra 10 e 15 chilometri, colpì il nostro pianeta, innescando una serie di eventi catastrofici che portarono all’estinzione di molte forme di vita, inclusi quasi tutti i dinosauri – non tutti, perché alcuni di essi, che abbiamo chiamato uccelli, sono sopravvissuti fino a oggi.
Non si tratta dell’unico impatto: persino in tempi storici, asteroidi di minori dimensioni hanno dimostrato la loro forza distruttrice. Per esempio, il 30 giugno 1908, un asteroide provocò un’esplosione da circa 12 megatoni in una zona fortunatamente disabitata della Russia, riscaldandosi a circa 10.000°C e poi disintegrandosi tra sei e dieci km dal suolo, così distruggendo 2200 km quadrati di foresta e lasciando poche tracce di vita.

 

Come da tempo la fantascienza e i set cinematografici hanno anticipato, la nostra capacità di avvistare per tempo oggetti spaziali che potrebbero colpirci potrebbe consentirci di deviarli o distruggerli prima che diventino pericolosi, almeno per quel che riguarda gli asteroidi di minori dimensioni.

Per la prima volta nella storia, un veicolo spaziale dalla terra si è schiantato contro un asteroide per testare un modo per salvare il nostro pianeta dall’estinzione. Il veicolo spaziale, la sonda Double asteroid rendezvous test (Dart) della Nasa, è esploso contro un piccolo asteroide a 11 milioni di chilometri dalla terra il 26 settembre, in quello che l’agenzia spaziale statunitense ha definito il primo test di difesa planetaria al mondo. L’obiettivo: cambiare l’orbita del bersaglio – l’asteroide Dimorphos – attorno al più grande Didymos, abbastanza da dimostrare che l’umanità potrebbe deviare un oggetto pericoloso se fosse diretto verso la terra.

 

La navicella Dart, delle dimensioni di una grossa motocicletta, si è schiantata contro Dimorphos alle 23:14 gmt, alla velocità di 22.500 km/h. La navicella è piuttosto piccola, di dimensioni minori rispetto alla maggior parte delle sonde in orbita, ma la Nasa spera che i suoi 600 chilogrammi siano stati sufficienti a spostare dalla sua orbita Dimorphos, che ha una forma ovoidale ed un diametro massimo di 163 metri.

 

La cosa incredibile è che, grazie a internet, tutti noi possiamo assistere a questa sorta di carambola cosmica: la fotocamera principale di Dart trasmetteva una foto alla terra ogni secondo e il filmato così ottenuto per quel che riguarda gli ultimi secondi prima dell’impatto è a disposizione sul sito della Nasa. La navicella spaziale aveva anche testimoni della sua scomparsa. Nelle settimane precedenti l’impatto, Dart ha rilasciato un piccolo cubo chiamato LiciaCube per seguire la sua scia e osservare lo schianto. Le foto di LiciaCube dovrebbero raggiungere la terra a giorni e rivelare immagini in primo piano dell’impatto.

 

La missione Dart è la prima dimostrazione di quello che la Nasa chiama un “impatto cinetico” per la difesa planetaria: far schiantare un veicolo spaziale contro un asteroide per cambiarne l’orbita. È un metodo di base per proteggere la terra se un asteroide potenzialmente pericoloso, di dimensioni non eccessive, fosse individuato cinque o dieci anni prima di un potenziale impatto.
Vorrei far riflettere il lettore nuovamente su questo punto: per la prima volta, colpendolo da una distanza di undici milioni di chilometri, stiamo cercando di cambiare il moto di un oggetto celeste. L’impatto di Dart dovrebbe accelerare Dimorphos circa dieci minuti nella sua orbita attorno a Didymos.

 

Per questa prova, la Nasa ha scelto Dimorphos, satellite di Didymos, per l’impatto di Dart per alcuni motivi. In primo luogo, esso fa parte di un sistema binario e orbita attorno a Didymos una volta ogni 11 ore e 55 minuti, un tempo abbastanza breve che qualsiasi cambiamento nella sua orbita dovrebbe essere evidente nei telescopi terrestri nelle osservazioni di follow-up. L’utilizzo di un sistema di asteroidi binari, inoltre, ha consentito alla Nasa di utilizzare un singolo veicolo spaziale supportato da telescopi terrestri per misurare la deflessione dell’asteroide, invece di richiedere un secondo costoso veicolo spaziale.

 

Per giunta, Didymos e Dimorphos sono oggi più vicini alla terra di quanto lo saranno per i prossimi 40 anni, semplificando la trasmissione dei dati. Infine, Dimorphos ha dimensioni simili a quelle degli asteroidi di cui la Nasa è più preoccupata per gli impatti sulla terra ed è un asteroide di tipo S, una varietà rocciosa che è uno dei tipi di asteroidi più comuni nel nostro sistema solare.

Colpire Dimorphos è stata un’impresa, con la navicella Dart che inviava una foto ogni secondo mentre si avvicinava al suo bersaglio. Ma, dal punto di vista della nostra potenziale difesa, ha funzionato?

Più di tre dozzine di telescopi in tutto il mondo, di cui almeno uno in ogni continente, seguiranno il sistema di asteroidi Didymos-Dimorphos nei prossimi sei mesi per capire esattamente quanto sia stato efficace il test.
Non resta che aspettare, perché a giorni ne sapremo di più.

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