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Dall’Asia nuovi vaccini anti-Covid

Set 8, 2022

L’India e la Cina hanno approvato due nuovi vaccini contro Sars-CoV-2: entrambi sono somministrati per via inalatoria, il primo attraverso il naso ed il secondo per via orale. Questi vaccini sono i più avanzati di circa una dozzina di nuovi prodotti, particolarmente promettenti perché, se si riesce a produrre un’immunità a livello delle mucose aggredite inizialmente dal virus, vi è la possibilità di ridurre il tasso di infezione, e non solo la severità della malattia causata da Sars-CoV-2. Per la verità, prima di cinesi e indiani già i russi, nell’ottobre 2021, annunciarono una versione intranasale di Sputnik; ma da allora non vi è traccia di dati o informazioni utili e verificabili.

 

Invece, martedì le autorità regolatorie indiane hanno dato il via libera alla versione somministrata mediante spray nasale del vaccino di Bharat Biotech, utilizzabile per le persone che non sono state ancora vaccinate, che in India sono ancora una larga fetta della popolazione. In Cina, intanto, CanSino Biologics ha annunciato che le locali autorità regolatorie hanno approvato una versione somministrata mediante aerosol per via orale del vaccino precedentemente prodotto dall’azienda, utilizzabile come dose di richiamo.

 

Il vaccino nasale indiano è stato sviluppato dagli scienziati della Washington University di St. Louis e successivamente concesso in licenza al produttore indiano. L’azienda ha condotto due studi clinici, somministrando due dosi del vaccino a 3.100 volontari precedentemente non vaccinati e come richiamo a circa 875 volontari che avevano ricevuto due dosi di altri vaccini Covid-19. Dopo l’autorizzazione per coloro che non sono stati vaccinati, Bharat Biotech mira oggi ad ottenere anche l’autorizzazione per utilizzare il suo spray nasale come richiamo per i due terzi delle persone in India che sono già state vaccinate con due dosi, considerando che solo il 15% degli indiani ha già ricevuto una terza dose. Il prodotto di Bharat Biotech si basa sull’utilizzo come vettore di un adenovirus di scimmia, come a suo tempo quello di Astra Zeneca, e come sempre l’antigene prescelto è la proteina Spike di Sars-CoV-2.

 

Non è chiaro quanto funzioni bene questo vaccino. La Bharat Biotech, infatti, non ha rilasciato risultati dei suoi studi né ha detto quando il suo prodotto sarà disponibile sul mercato. Il vaccino orale di CanSino, diversamente da quello indiano, utilizza l’adenovirus umano 5: è cioè il vaccino iniettabile dell’azienda riformulato come aerosol. Fin da maggio 2022, è disponibile un lavoro, pubblicato su Lancet Respiratory Medicine, che dimostra come la vaccinazione con il prodotto per aerosol, su soggetti che hanno ricevuto due dosi iniettabili in precedenza, fornisce anche a dosi relativamente basse un titolo anticorpale molto maggiore di una terza dose del prodotto iniettabile (la quale, per inciso, raggiunge a stento il livello di anticorpi necessario per dimostrare efficacia). Lo studio mostrava anche una ottima riduzione (da 18 a 24 volte) della capacità del virus di infettare i soggetti vaccinati mediante aerosol, rispetto ai soggetti che ricevevano una terza dose mediante iniezione. Vi sono tuttavia una serie di punti critici per quel che riguarda lo studio cinese che vanno qui ricordati. Il primo è che la protezione dall’infezione si osservava in tempi in cui circolava la variante delta; questo dato, quindi, potrebbe essere suscettibile di forti variazioni in presenza di Omicron.

 

Il secondo punto critico riguarda il vettore utilizzato, un comune adenovirus del raffreddore umano. Siccome molta parte della popolazione umana incontra ripetutamente questo virus, molti soggetti presentano anticorpi contro l’adenovirus 5. Questo significa che il vettore del vaccino può essere neutralizzato prima ancora che il vaccino possa esercitare la sua funzione; ed infatti, come si evince dall’appendice 7 al lavoro in discussione, l’efficacia del vaccino in soggetti che presentano anticorpi contro adenovirus 5 è molto ridotta. L’efficacia sul campo del vaccino orale di CanSino, dunque, è in discussione sia per le varianti oggi circolanti, sia soprattutto per il vettore utilizzato; è anche prevedibile che, più quel prodotto sarà utilizzato, minore sarà la possibilità di ulteriori richiami con lo stesso prodotto.

 

Il vaccino indiano potrebbe essere migliore perché non soffre di nessuno di questi problemi; in compenso, non disponiamo di alcun dato effettivo per valutare la sua reale efficacia, e dobbiamo quindi rimandare la discussione. Inoltre, per quanto vaccini che stimolino la risposta mucosale sono certamente un progresso, con quelli in arrivo resta il problema dell’inseguire le varianti: finchè non si utilizzeranno antigeni diversi da Spike, come si sta tentando nei prodotti pancoronavirus, ogni successo nel limitare l’infezione sarà per definizione solo temporaneo, pur potendosi invece ottenere una buona protezione clinica.

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