AGI – Da quando è scoppiata la pandemia, la scuola ha dismesso i panni di Cenerentola ed è diventata sui giornali e sulle tv argomento di serie A, come mai era accaduto prima.
In particolare i presidi, figure tradizionalmente un po’ trascurate, sono diventati all’improvviso popolari. Il volto che abbiamo imparato a conoscere più di tutti è quello di Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi che rappresenta circa il 50% dei dirigenti scolastici italiani.
Classe 1959, laureato con lode in Fisica all’università di Bari, cuore a sinistra, Giannelli ha svolto la maggior parte della sua carriera come ispettore scolastico, è stato anche preside per un breve periodo, e successivamente è stato distaccato presso il sindacato dirigenti.
All’Anp è stato eletto per la prima volta nel 2017, interrompendo dopo 27 anni la guida incontrastata del suo predecessore Giorgio Rembado; rimarrà in carica fino al 2024, essendo stato riconfermato nel 2021.
Giannelli negli anni si è ritagliato un ruolo privilegiato nel dialogo con il governo per quanto riguarda il complesso mondo della scuola.
Dal 2017 a oggi, infatti, è stato interlocutore di ben sei ministri dell’Istruzione con cui si è confrontato – Stefania Giannini, Valeria Fedeli, Marco Bussetti, Lorenzo Fioramonti, Lucia Azzolina, Patrizio Bianchi – e in alcuni momenti non sono mancati gli attriti.
L’ultimo soltanto una settimana fa: la sua proposta di chiudere le scuole di sabato e di concentrare più ore di lezione negli altri giorni in modo da far partecipare le scuole al risparmio energetico è stata bocciata dal ministro e dal governo.
Bianchi ha ribadito a chiare note che la scuola deve essere l’ultima realtà alla quale chiedere ulteriori sacrifici.
Per quanto riguarda il reclutamento dei docenti, la linea di Giannelli è netta: no ai concorsi centralizzati, servirebbe la chiamata diretta degli insegnanti da parte dei presidi, come già avviene in altri paesi europei. è una posizione che i sindacati confederali giudicano improponibile per i rischi di corruzione e favoritismi.
“Non condivido la sua visione manageriale e unilaterale della scuola – dice all’AGI Ivana Barbacci, segretaria generale della Cisl scuola – ma su altri temi ci siamo trovati d’accordo con l’Anp”.
Quali? “Quando è scoppiata la pandemia abbiamo concordato sul fatto che non spettava al dirigente bensi’ alla sanità locale farsi carico di alcuni adempimenti. La dirigenza è stata gravata di responsabilità che non le competevano”.