AGI – Ex cuori solitari. Destinati a diventare cuori infranti, ma non per la fine della relazione: per la dolorosa consapevolezza di essere rimasti vittime di un raggiro. Continuano a crescere in Italia i casi di “romance scam”, o truffa romantica: nei primi sette mesi di quest’anno la Polizia postale e delle comunicazioni ne ha trattati 218, il 39% in più rispetto ai 157 dello stesso periodo del 2021.
Mentre gli importi sottratti sono cresciuti del 16%, poco più di 3,4 milioni di euro rispetto ai 2,7 e rotti di un anno prima. Nel 2021 i casi di romance scam avevano già fatto registrare un incremento del 118%, per un totale di 4 milioni e mezzo di euro sottratti: numeri destinati ad essere superati nel prossimo dicembre se il trend restera’ quello di gennaio-luglio.
“Innamorarsi in chat non sempre è come sembra“, ammonisce l’ultimo alert lanciato dalla Polizia. Ma la solitudine e il desiderio – o l’illusione – di trovare online l’anima gemella quasi sempre spinge ad abbassare la guardia. E a mettere nel cassetto ogni sana diffidenza.
La vittima tipo è donna, in media sui 50 anni, spesso reduce da una relazione sentimentale e con figli che ormai si sono fatti una famiglia e vivono lontani: ma non sono pochi gli uomini che, chattando allo smartphone o al pc, si sono lasciati irretire da malfattori che si fingevano donne, per lo più straniere, mediante account con fotografie e immagini provocanti, presentandosi come modelle o ricche ereditiere.
Una cosa è certa: i falsi corteggiatori non ‘pescano’ preferibilmente in una classe sociale anziché in un’altra o nei piccoli centri piuttosto che nelle grandi città. A caderci – le cronache lo insegnano – sono casalinghe più o meno disperate e insospettabili professionisti, disoccupati e impiegate, docenti universitari e adulti che hanno letto l’ultimo libro sui banchi di scuola.
L’approccio avviene di regola via social e sfrutta falsi profili, costruiti con immagini rubate alla rete e finte identità di uomini dal solido background professionale ed economico: sedicenti avvocati, manager, insegnanti, medici o militari, invariabilmente single, vedovi o separati a caccia di “amicizia”.
Se e quando quest’ultima – a suon di messaggi sempre più intimi e frequenti – evolve in un legame più solido, matura il tempo per le prime richieste di denaro: poco importa se l’aiuto di turno serve per fronteggiare un’esigenza di salute, estinguere un mutuo o comprare un biglietto aereo, la vittima – convinta ormai di vivere una storia importante – mette mano al portafoglio e comincia ad inviare soldi.
C’è chi – bonifico dopo bonifico – ha svuotato il conto corrente: decine di migliaia di euro, in qualche caso centinaia di migliaia, per comprare un sogno. “I malviventi – spiega la Polizia postale sul proprio sito – effettuano un’attività di vera e propria social engineering finalizzata a studiare i comportamenti, le abitudini, gli interessi che la vittima manifesta nel navigare in rete; analizzano i contenuti che questa condivide sui social, i commenti e i like che lascia sui post, instaurando un rapporto di confidenza”.
Il problema è che tra il momento in cui si ha il sospetto prima, e la certezza poi, di essere stati raggirati, e quello in cui si formalizza la denuncia, trascorre troppo tempo: perché le persone coinvolte “devono ammettere prima con se stesse di essere state ingannate, ovvero che quello che pensavano fosse un vero interesse nei loro confronti era solo un mezzo per ottenere del denaro”.
Un passaggio emotivo difficile per chiunque, che si aggiunge alla vergogna di dover confessare a qualcun altro, che sia un amico, un familiare o la Polizia, la propria ingenuità. Per fortuna, l’attività di contrasto, sebbene a volte densa di ostacoli, ha portato negli ultimi tempi ad ottenere buoni risultati con la individuazione di diverse compagini criminali, spesso riconducibili ad organizzazioni straniere attive sul territorio nazionale. E tramite il sito www.commissariatodips.it qualsiasi cittadino può inviare segnalazioni riguardanti quei fenomeni che possono essere ricondotti alle “truffe romantiche”, dando così modo alla Polizia di Stato di venire a conoscenza di situazioni emergenziali, al di là di quelle che scaturiscono dalle denunce presentate dalle vittime.