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Negli Usa ad agosto frena il mercato del lavoro

Set 2, 2022

AGI – Il mercato del lavoro negli Stati Uniti rallenta ad agosto, con un tasso di disoccupazione in aumento e meno capacità di creare posti di lavoro, segnale paradossalmente positivo per la lotta all’inflazione in fase di recessione economica.

Il tasso di disoccupazione è aumentato di nuovo per la prima volta da gennaio, salendo al 3,7%, ha rilevato il Dipartimento del lavoro.

Era sceso a luglio al 3,5%, il livello di febbraio 2019, appena prima che l’economia fosse colpita duramente dalla pandemia di Covid. Gli analisti avevano previsto restasse a questo livello.

La creazione di posti di lavoro ha subito una brusca frenata il mese appena concluso, a quota 315.000, contro i 526.000 di luglio (dati rivisti al ribasso). Dato lievemente migliore delle aspettative degli analisti.

Il mercato del lavoro aveva mostrato a luglio un dinamismo inaspettato, riconquistando per la prima volta i 22 milioni di posti di lavoro distrutti a causa della pandemia di Covid.

Alla fine di luglio c’erano più di 11 milioni di posti vacanti, due per ogni persona in cerca di lavoro.

Già mercoledì, i posti di lavoro creati ad agosto nel solo settore privato avevano deluso: erano previste 315.000 nuove posizioni, ma erano solo 132.000, secondo l’indagine mensile Adp/Stanford Lab.

“Riteniamo che questi numeri suggeriscano una transizione verso un ritmo di assunzione più moderato”, ha affermato Nela Richardson, capo economista di Adp, in teleconferenza.

E ha osservato: “Le imprese di tutte le dimensioni stanno cercando di capire la complessa situazione economica”, legata all'”inflazione elevata” e alla mancanza di lavoratori in un momento in cui cercano di assumere in forza.

Nè il rallentamento economico, nè i timori di recessione, e nemmeno le misure adottate dalla Fed per frenare la domanda e quindi l’inflazione, hanno finora avuto la meglio sulla salute ferrea del mercato del lavoro a telle e strisce. Il Pil statunitense si è contratto nei primi due trimestri dell’anno, e gli Usa sono finiti in recessione tecnica.

Se però la prima economia al mondo non sembra rientrare in questo scenario, è soprattutto per il buon andamento del suo mercato del lavoro.

La lotta all’elevata inflazione, tuttavia, passerà attraverso un rallentamento dell’occupazione, e probabilmente anche attraverso un aumento del tasso di disoccupazione.

Il numero uno della Fed Jerome Powell ha ribadito al simposio di Jackson Hol che il ritorno alla stabilità dei prezzi porterà a “un lungo periodo di crescita più debole” e a “un rallentamento del mercato del lavoro”.

Soprattutto perché le aziende hanno dovuto far fronte a una carenza di manodopera per più di un anno e, per reclutare, stanno offrendo aumenti salariali, il che sta aiutando a far salire i prezzi.

La Fed sta gradualmente alzando i tassi per rendere più caro il credito ai privati e alle imprese, rallentando così i consumi, e quindi la pressione sui prezzi.

E aumenterà nuovamente i tassi nella prossima riunione del 20-21 settembre. L’inflazione, al suo massimo da 40 anni, è tuttavia rallentata a luglio, all’8,5% in un anno, secondo l’indice Cpi. 

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