AGI – Emergenze e polemiche: alla sanità calabrese non mancano né le une né le altre, e anche la cronaca di oggi lo conferma con la coda di reazioni all‘accordo che il presidente della Regione e commissario Roberto Occhiuto ha siglato con una società statale del governo di Cuba per l’invio in Calabria di un contingente di medici caraibici per sostenere un servizio regionale fiaccato dalla carenza di personale.
Emergenze e polemiche, quelle che a cadenza praticamente quotidiana stanno accompagnando quasi 13 anni di piano di rientro e 12 anni di commissariamento del settore, un lungo lasso di tempo che finora non ha prodotto quello che doveva produrre: il risanamento e il rilancio della sanità calabrese.
Da alcuni mesi, dopo anni di fallimentari gestioni di matrice governativa, a guidare la sanità calabrese è il presidente della Regione Roberto Occhiuto, ora anche commissario, che ha affrontato di petto la questione spendendosi anzitutto per ovviare al gravissimo deficit di operatori sanitari, che sono oggettivamente pochi per un settore che rischia di crollare definitivamente sotto il peso di criticità vecchie e nuove, come la pressione del Covid 19 sulla rete ospedaliera e assistenziale.
Il quadro di estrema difficoltà lo evidenzia lo stesso commissario Occhiuto nel decreto che ha suggellato l’accordo con la società cubana, “Comercializadora de Servicios Medicos Cubanos S.A. (Csmc S.A.)”, questo il nome completo.
“In Calabria – si legge nel Dca di Occhiuto – la carenza di personale medico, determinatasi a causa del blocco del turn over conseguente al piano di rientro dal debito sanitario, i ritardi registratisi nelle procedure di reclutamento e la scarsa partecipazione di candidati alle anzidette procedure, impongono una nuova valutazione sull’assetto degli organici ed un intervento immediato di potenziamento delle strutture nelle aree più critiche”, e – prosegue il decreto – “da una ricognizione dei fabbisogni di personale delle Aziende del Ssr è emerso uno scostamento significativo tra il fabbisogno teorico di personale rilevato dalle Aziende e le unità in servizio”.
In concreto, sarebbero oltre 2.400 le unità che mancano all’appello nella sanità calabrese, un “vulnus” che non si riesce a sanare perché i concorsi vanno deserti visto che nessun operatore se la sente di scendere in Calabria e di lavorare in un settore pieno di disagi.
Un settore che peraltro sta manifestando segni di inversione di tendenza: l’ultimo tavolo di verifica interministeriale ha infatti registrato passi avanti nella gestione contabile con la guida Occhiuto, anche se l’avanzo riscontrato – oltre 26 milioni – sarebbe dovuto a un maggiore finanziamento per la Calabria nel 2021 e anche se il debito commerciale è ancora quantificato, a fine dicembre scorso, a oltre un miliardo.
Resta però drammatica la carenza di personale, da qui la decisione di Occhiuto di avviare una trattativa con la società Csmc S.A., società commerciale con capitale totalmente detenuto dallo Stato cubano che ha già affiancato anche altre regioni italiane nella fase più acuta del Covid 19.
Nell’accordo, che prevede – per come annunciato da Occhiuto – l’arrivo in Calabria di 497 medici cubani, ovviamente a scaglioni, “all’occorrenza”, si dispone che i medici cubani contrattualizzati opereranno “in termini funzionali alle direttive dei responsabili delle strutture degli enti sanitari ospitanti, impegnandosi a svolgere le loro attività sulla base degli standard, protocolli e regolamenti applicabili sul territorio della Repubblica Italiana”.
La Csmc si impegna a “garantire che gli operatori sanitari cubani abbiano le capacità professionali e l’esperienza adeguata e necessaria per l’esercizio delle attività sanitarie per le quali risultano titolari di apposita specializzazione”.
A sua volta la Regione si impegna a “informare gli operatori sanitari cubani dei protocolli degli standard terapeutici utilizzati presso la Regione Calabria e le aziende del servizio sanitario regionale di assegnazione e impartire loro un corso di perfezionamento linguistico, medicina legale e organizzazione”.
Il fatto è che l’intesa con Cuba non sarà a costo zero per la Regione Calabria. Per ogni medico – si legge nello schema di accordo – la Regione Calabria “corrisponderà a Csmc un corrispettivo mensile onnicomprensivo pari a 3.500 euro”, compenso che sarà corrisposto a cadenza trimestrale, e a ciascun operatore sanitario l’importo forfettario netto mensile di 1.200 euro, a copertura delle spese di mantenimento”.
Sarà sempre la Regione a farsi carico dei costi di viaggio Italia-Cuba (due andata/ritorno all’anno) e delle spese di alloggio, nonché dei costi per la formazione integrativa”. Per ciascun medico, dunque, la Regione prevede un budget di 4.700 euro al netto delle spese di alloggio.
Se si dovesse arrivare a utilizzare effettivamente tutti i 497 medici cubani l’esborso sarebbe di oltre 2,3 milioni di euro al mese e circa 28 milioni all’anno. Ovviamente, com’era prevedibile, l’accordo ha scatenato numerose reazioni, tra quanti difendono la scelta del governatore Occhiuto e quanti la contestano: Forza Italia, il partito di Occhiuto, e l’intera maggioranza di centrodestra alla Regione parlano di “strumento di successo” per sopperire alla necessità di reclutare nell’immediato addetti ai servizi sanitari, mentre il centrosinistra critica la sostanziale “delegittimazione” degli operatori calabresi e il costo eccessivo dell’operazione, la Cgil chiede un incontro a Occhiuto sostenendo che bisogna rispettare i contratti collettivi nazionali e la senatrice Bianca Laura Granato sostiene che “continua la sfacciata e impertinente propaganda, che a poche settimane dalle Politiche diventa anche elettorale, del presidente della Regione nonché commissario ad acta per la sanità, sulla pelle dei calabresi e il sacrosanto diritto alla cura”.