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Morning bell: cosa si aspettano i mercati dopo i dati sull’inflazione

Ago 11, 2022

AGI – I mercati brindano dopo i dati sull’inflazione Usa, che a luglio registrano il primo raffreddamento dei prezzi da 2 anni a questa parte. I listini asiatici, imitano la chiusura di Wall Street e vanno in rally, in rialzo i future a New York e in Europa, stabili i rendimenti dei Treasury e di nuovo sotto l’1,03 l’euro e sopra i 133 dollari lo yen.

I prezzi al consumo a stelle e strisce hanno rallentato la loro corsa all’8,5% lo scorso mese, dal 9,1% di giugno, sotto l’atteso 8,7% tendenziale. A premere sul pedale del freno sono stati i prezzi della benzina, scesi del 7,7% mensile.

L’inflazione ‘core’, al netto di energia e beni alimentari, è restata invece alta e non si è spostata dal 5,9% annuale di giugno. A settembre la Fed si riunirà di nuovo, dopo aver rialzato i tassi di tre quarti di punto a luglio e a giugno.

L’aspettativa era quella di un nuovo rialzo dello 0,75% dopo la forte impennata dell’occupazione Usa di venerdì scorso. Tuttavia ora, secondo gli esperti, questa battuta d’arresto dell’inflazione potrebbe spingere la banca centrale a rialzare il costo del denaro di mezzo punto percentuale, invece dell’atteso +0,75%.

Al momento i mercati prezzano al 40% la possibilità che la banca centrale aumenti dei tassi di 75 punti base a settembre, contro il precedente 70%, mentre sale al 60,5% la probabilità di un aumento di 50 punti base.

E questa prospettiva piace ai mercati, che tifano per una Fed più moderata sui tassi. Joe Biden: “Ci sono venti contrari ma siamo sulla strada giusta”, mentre il ‘falco’ Charles Evans, presidente della Federal Reserve di Chicago, ha commentato: bene il dato di luglio, ma l’inflazione è ancora “inaccettabilmente” alta.

In Germania intanto i prezzi al consumo a luglio sono saliti in linea con le stime a +0,9% mensile e al +7,5% sull’anno. Mentre Italia inflazione +0,4% a luglio e +7,9% sull’anno. Carrello della spesa al top dal 1984.

E oggi escono i prezzi alla produzione statunitensi. Nel frattempo i mercati si godono l’atteso ribasso del carovita Usa e in Asia, chiusa Tokyo per festività, Hong Kong avanza quasi del 2% e Shanghai e Seul di oltre l’1%. In rialzo i future a Wall Street, dopo una chiusura in in rally, con il il Dow Jones a +1,56%, fuori dalla fase di correzione (+10% dall’ultimo minimo) e il Nasdaq in rialzo del 2,66%, che ha chiuso la seduta uscendo dal mercato orso (+20% rispetto ai minimi del 16 giugno).

I rendimenti dei Treasury prima vanno giù e poi si stabilizzano, con il 10 anni al 2,79% e il 2 anni, che ieri era schizzato al 3,3%, al 3,21%. Il titolo di Tesla ha guadagnato il 3,9%, dopo che l’amministratore delegato Elon Musk ha venduto quasi 7 miliardi di dollari di azioni del gruppo automobilistico, spiegando, sul suo account Twitter, di voler “evitare una vendita di emergenza di titoli Tesla”, se fosse costretto ad acquistare Twitter per 44 miliardi di dollari.

Nel frattempo il petrolio registra una flessione dei prezzi sulla scia delle notizie del riavvio dei flussi di greggio russo lungo la tratta meridionale dell’oleodotto Druzhba, che attraversa l’Ucraina verso la Repubblica Ceca, la Slovacchia e l’Ungheria. Il Brent è scambiato sopra quota 95 dollari al barile e il Wti sopra 90.

Tuttavia, con la guerra in Ucraina ancora in corso e l’inverno che rischia di mettere pressioni al rialzo sui prezzi dell’energia negli Stati Uniti ed in Europa, i prossimi passi per il petrolio non sono chiari.

Il titolo di Disney è salito di oltre il 7% nell’after hour, dopo che i suoi abbonati, nel terzo trimestre fiscale, hanno superato di poco quelli di Netflix. Ieri la banca centrale thailandese ha rialzato i tassi di interesse di un quarto di punto, avviando la prima stretta da quasi quattro anni, mentre oggi si terrà la riunione della banca centrale messicana, che dovrebbe rialzare i tassi di tre quarti di punto, portandoli all’8,50%.

Da monitorare anche gli interventi di diversi membri Fed, prevalentemente non votanti e i dati Usa sui sussidi settimanali di disoccupazione. Venerdì in Gran Bretagna uscirà il dato preliminare del Pil del secondo trimestre, atteso in contrazione rispetto al trimestre precedente. Sempre venerdì la Russia diffonderà i dati sul Pil nel secondo trimestre, da cui sarà possibile ricavare l’impatto della guerra e delle sanzioni occidentali. 

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