AGI – Il dato sull’inflazione Usa a luglio – che cresce dell’8,5% annuo ed è ferma su base mensile – era molto atteso dai mercati perché una volta accertato che sta crescendo meno del previsto, la Fed potrebbe ammorbidire il suo atteggiamento nei prossimi mesi.
Non a caso, mentre gli investitori erano finora convinti che a settembre il rialzo dei tassi potrebbe essere nell’ordine di 75 punti base, subito dopo la diffusione del dato, le scommesse si stanno orientando per una mossa più soft, nell’ordine di 50 punti base.
In Usa, dunque, l‘inflazione rallenta la sua corsa per effetto della riduzione dei prezzi della benzina e la reazione dei mercati non si è fatta attendere: sono balzati i future di Wall Street e le Borse europee hanno accelerato.
L’euro ha allungato il passo sul dollaro guadagnando l’1%, e i tassi dei Treasury statunitensi sono calati.
Per gli analisti è tutto chiaro: la Fed potrebbe ora rallentare un po’ il passo e questa prospettiva infonde un po’ di ottimismo sui mercati.
In generale, una mossa aggressiva da parte delle banche centrali, come strumento per tenere a bada i prezzi, viene infatti mal digerita in quanto intensifica i timori di recessione.
Per questo motivo, negli ultimi giorni le Borse avevano tirato il fiato in quanto il dato positivo di venerdì scorso sull’occupazione Usa – +528.000 posti di lavoro invece degli attesi +250.000 – era la prova del fatto che l’economia Usa è forte.
Ma c’era il rischio che la Fed si sentisse in qualche modo autorizzata ad alzare ancora di più il costo del denaro.
Il timore, in sostanza, era relativo al fatto che paradossalmente la Fed potrebbe portare l’economia in recessione.
Ma c’è da considerare che gli esponenti della banca centrale l’hanno ribadito più volte: non basta un calo mensile dei prezzi per convincerli a rallentare il rialzo dei tassi, servono almeno un paio di ribassi consecutivi.
E questo induce alcuni osservatori alla prudenza: non è detto che la Fed si ammorbidisca già da settembre.
La conferma la si avrà a fine agosto al tradizionale simposio di Jackson Hole. A fine anno i tassi Usa dovranno arrivare tra il 3,75% e il 4%.
Questo significa: +0,75% a settembre, +0,50% a ottobre e +0,25% a dicembre.
Questa dovrebbe essere l’ipotesi più probabile, salvo diverse opinioni all’interno del Comitato di politica monetaria.