AGI – I mercati sono deboli all’inizio di agosto dopo i solidi guadagni di luglio. L’azionario in genere è più sottile durante il periodo delle vacanze estive, il che rischia di esacerbare le oscillazioni, sia al rialzo, sia al ribasso. Inoltre sui mercati, in particolare su quelli asiatici pesa il viaggio della speaker Usa Nancy Pelosi, la quale oggi è attesa a Taiwan dove domani incontrerà il presidente taiwanese, Tsai Ing-wen, malgrado le minacce della Cina, che considera l’isola come parte integrante del suo territorio.
“Niente è cambiato nella politica degli Stati Uniti” verso Taiwan, ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby. “Non ne sosteniamo l’indipendenza”, ha ribadito. “Pelosi ha il diritto di andare a Taiwan”, ha proseguito Kirby, sottolineando che la Cina sa che negli Stati Uniti “c’è la separazione dei poteri e la Camera è un ramo indipendente”.
Intanto Pechino fa sapere che se Pelosi atterrerà a Taipei l’esercito cinese “non rimarrà a guardare”. In Asia, la Borsa di Tokyo perde circa un punto e mezzo percentuale, Shanghai e Hong Kong quasi il 3% e Taiwan quasi il 2%. In calo dello 0,6% la Borsa di Sydney, dopo l’atteso rialzo di mezzo punto percentuale dei tassi da parte della Rba, la Reserve Bank australiana.
Giovedì sarà la volta della Banca d’Inghilterra che dovrebbe annunciare una stretta di 50 punti base e in settimana toccherà alle banche centrali di Brasile e India decidere dei nuovi rialzi dei tassi.
Il sell-off odierno in Asia fa seguito alla chiusura debole di Wall Street, dove gli investitori sembrerebbero aver digerito il rally della seconda metà di luglio, guidato dalla scommessa che la Federal Reserve potrebbe non essere così aggressiva sui rialzi dei tassi d’interesse, come alcuni temevano.
Nelle ultime settimane i mercati hanno ridotto l’aspettativa sulle strette della Fed a fine anno, portandole al 3,3% dal 3,9% di metà giugno. A Wall Street I future sono comunque in calo e così anche I future sull’EuroStoxx 50.
Sui mercati pesa il cattivo andamento degli indici Pmi manifatturieri a livello globale, che segnalano l’approssimarsi della recessione. Più nel dettaglio, l’attività manifatturiera degli Stati Uniti è rallentata meno del previsto a luglio. L’attività industriale ha rallentato anche in Cina in Corea del Sud e in Giappone a luglio a causa dei lockdown in molte città cinesi e dell’indebolimento della domanda globale.
E ieri le Borse europee hanno chiuse tutte in calo, tranne Milano, frenate dal calo del comparto manifatturiero e dal tonfo del petrolio. I dati dei Pmi manifatturieri di luglio dell’Eurozona, Spagna, Italia, Francia e Germania hanno mostrato un chiaro declino dell’attività industriale, tanto che gli stessi curatori dell’indice S&P Global Pmi hanno sottolineato che la crisi è “sempre piu’ marcata” e che “aumenta il rischio di recessione”.
Moody’s fa sapere che con lo stop del gas russo sono a rischio i rating di Italia e Ue. Intanto l’indebolimento della domanda globale ha fatto calare a picco il prezzo del petrolio, sceso sotto i 100 dollari. Stamane in Asia i future sul Wti sono ancora giù, sotto quota 94 dollari e quelli sul Brent sotto quota 100.
La paura della recessione pesa anche sul rendimento del Treasury a 10 anni, che è ai minimi da aprile al 2,557%, molto distante dal picco da 11 anni del 3,4980% di metà giugno. Il tasso del 2 anni è in calo al 2,856%. Anche in Europa lo spread tra Btp decennali e omologhi Bund tedeschi ha chiuso ieri in calo a quota 221 punti, contro i 232 della vigilia.
Il rendimento dei titoli italiani è tornato sotto il 3% e si è attestato al 2,981%. L’aspettativa di una minore aggressività sui tassi da parte della Fed e di un surriscaldemento delle tensioni tra Usa e Cina per il viaggio della Pelosi, continua a indebolire il biglietto verde, in particolare sullo yen, che avanza, scendendo sotto quota 131 dollari.
Debole anche lo yuan che arretra a 6,7957 sul dollari, ai minimi da metà maggio, mentre il biglietto verde arretra sulla sterlina e mantiene il passo sull’euro. Oggi sono attese le trimestrali di Bp e di Starbucks. Mercoledi’ l’Opec+ si pronuncerà sull’aumento della produzione di settembre, con gli Usa che si augurano qualche ‘gradita’ sorpresa, dopo la visita di Joe Biden in Arabia Saudita a metà luglio.
E durante la settimana ci saranno i discorsi di diversi membri della Fed, che sarà interessante ascoltare alla luce delle parole di Jay Powell di mercoledì scorso, quando il numero uno della Federal Reserve, pur mantenendo un tono da ‘falco’ sull’inflazione, ha assunto un orientamento cauto sulle dimensioni del prossimo aumento dei tassi Usa, accennando alla possibilità che “a un certo punto”, sarà opportuno rallentare.