AGI – La metafora che usa Luca Miotti, fratello di Davide che con la moglie Erica Campagnaro è stato travolto e ucciso dal crollo della placca di ghiaccio, è d’impatto: “La Marmolada, come altri ghiacciai, è una casa pericolante. E cosa si fa quando una casa rischia di crollare? Si mette un cartello con scritto ‘pericolo di crollo’. Invece non è stato fatto: non c’erano avvisi, nulla che raccomandasse prudenza“.
Luca racconta all’AGI di avere saputo che Davide, guida alpina veneta di 51 anni, “era a pochi minuti dal sentiero di uscita”. E questa, dice, “è sfortuna, pochi passi e si sarebbe salvato”.
Altro invece potrebbe non dipendere invece dal destino. “Non mi convince la storiella dell’imprevedibilità che, subito, a caldo, è stata rilanciata dalle istituzioni, da Draghi a Zaia fino al presidente della Provincia Autonoma di Trento, Fugatti”.
“Mi sono confrontato con amici guide di mio fratello, mi hanno confermato che lui era espertissimo, un punto di riferimento per chi voleva andare in montagna. Tutti danno per scontato che le guide debbano essere pronte a tutto perché in vetta può succedere qualsiasi cosa. È vero: le guide possono valutare il freddo e il caldo e il vento ma non come il ghiaccio si sia ridotto sotto. La glaciologa Guglielmina Adele Bonaiuti dell’Università Statale di Milano ha fatto capire in che stato fosse in un’intervista a Radio3. Per lei non c’è stato lo slittamento di un seracco ma un distaccamento del ghiacciaio causato da un crepaccio molto ampio. Non so nemmeno in realtà quanto ghiaccio sia sceso, pare che fossero acqua, fango e rocce. Il ghiaccio, forse, non c’era già più”.
Quel crepaccio, secondo Miotti e Campagnaro, assistiti dall’avvocato Massimo Simonini, poteva e doveva essere tenuto sotto controllo.
“Non accusiamo nessuno, non vogliamo colpevoli a tutti i costi ma crediamo che le indagini della Procura debbano identificare chi avrebbe dovuto informare del rischio. Non è da ieri che fa caldo e i ghiacciai si sciolgono. Esiste un ufficio della Provincia di Trento che ha proprio come mansione quella di fare le analisi anche con l’aiuto di esperti di Padova”.
Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che, seppure esperti, gli escursionisti si siano messi in viaggio troppo tardi, quando il caldo faceva venire meno le condizioni di sicurezza.
“Non è così, ho parlato con le guide di Castelfranco Veneto e di Cittadella e mi hanno assicurato che la cordata aveva rispettato i tempi. Un’altra guida si è salvata perché la sua cliente era stanca e si sono fermati a bere un caffé nel rifugio. Mio fratello e sua moglie avevano due figli a casa, non sarebbero mai stati imprudenti. La verità, forse, è che è stata messa a repentaglio la vita delle persone e le vittime potevano essere molte di più”.
C’è un episodio, dopo, che ha amareggiato Miotti e Campagnaro: “I carabinieri ci hanno offerto un volo in elicottero per vedere il luogo del crollo. Alcuni l’hanno fatto, io ed Erica no. Perché avremmo dovuto vedere la tomba dei nostri cari?”.
Ci vorranno diversi giorni prima che le salme vengano messe a disposizione dei parenti per i funerali. Nel frattempo, Luca Miotti ha in programma appuntamenti con altri parenti delle 11 vittime per capire se anche loro “vogliono andare oltre alla storiella dell’imprevedibilità”.
“Ora, vedrete, i cartelli verranno messi” aggiunge. Anche i figli del fratello e di Erica, di 25 e 16 anni, vogliono sapere se la mamma e il papà potevano tornare a casa.