• 2 Novembre 2024 3:21

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“I morti sulla Marmolada devono cambiare la storia”, dice lo scienziato del Cnr 

Lug 6, 2022

AGI – Ci sono episodi  tragici che possono cambiare la storia. Per Jacopo Gabrielli, ricercatore di Scienze Polari del Cnr che abita vicino alla Marmolada, “il ghiacciaio sporco di sangue può e deve essere lo schiaffo in faccia che ci sprona al cambiamento”. Fa un paragone con un altro crudele passaggio crudele della memoria da queste parti: “Guardando la Marmolada in questi giorni – racconta all’AGI – ho pensato che si è sporcata del sangue dei soldati morti nella prima guerra mondiale e ora di nuovo con quello di persone che in modo pacifico, per diletto, la stavano percorrendo e hanno perso la vita a causa del cambiamento climatico”.

“Non ci sono dubbi sul cambiamento climatico”

E per Gabrielli il cambiamento climatico non è un tema in discussione. C’è e basta. Spiega perché: “Chi parla di dibattito su questo tema dice una sciochezza. Il 97 per cento degli scienziati è concorde. L’opinione di Franco Prodi che lo nega? Va bene, ascoltiamolo, ma poi sentiamo altre 97 persone che dicono il contrario. Non è un ‘uno contro uno’, occorre dare uno spazio proporzionale sulla base dei dati scientifici. Tutti gli studi sono concordi: il clima dal punto di vista naturale sarebbe stabile, il riscaldamento è dovuto all’apporto umano, all’enorme emissione di gas serra nell’atmosfera”.

Il ricercatore si sofferma sulle cause del crollo. Ritiene che non fosse prevedibile ma che è sicuramente stato causato dalle conseguenze dell’innalzamento delle temperature. “Ne parliamo perché la placca glaciale è collassata alle 13 e 45 quando c’erano degli alpinisti, fosse successo alle 18 e 45 sarebbe stato un trafiletto di cronaca. Avrebbe meritato comunque uno spazio perché è venuto giù un campo da calcio alto 60 metri Non è colpa dei dieci gradi che c’erano quel giorno ma nelle temperature folli che abbiamo avuto per due mesi con quelle di giugno superiori a quelle che di solito abbiamo ad agosto. Nei venti giorni precedenti al crollo la temperatura di notte non è mai scesa sotto lo zero”.

“Il crollo era imprevedibile”

C’è poi un dettaglio importante: “La particolarità di quest’anno è che non ha nevicato e così la neve non proteggeva la calotta glaciale che contiene una grande quantità di acqua al suo interno, che funge da lubrificante”. Tutti questi elementi “hanno fatto sì che la placca sia diventata estremamente instabile e la presenza di acqua, che ha consumato il ‘piede’ innescando il collasso, era il segnale di un sistema ormai fortemente degradato.  Tuttavia, secondo Gabrielli “non era assolutamente immaginabile, nemmeno per gli esperti della montagna, quello che è successo.  Capisco il dolore dei familiari ma delle guide alpine non sarebbero mai andate per  250 euro a farsi massacrare. Se lo hanno fatto, è perché non credevano ci fosse un pericolo. Io stesso ci sarei andato”.

Chiudere i ghiacciai alle escursioni non è la soluzione: “Faccio un esempio. Visto che c’è uno sviluppo anomalo delle temperature a causa della temperatura marina troppo elevata, chiudiamo le spiagge perché potrebbero farsi il bagno delle persone allergiche?”.

“Si può ancora evitare il peggio”

La strada è invece assumersi le proprie responsabilità individuali e chiedere alla politica di intervenire in modo più efficace. “Possiamo cominciare come singoli a evitare gli sprechi energetici, anche quelli alimentari. Dobbiamo farlo per rispettare questi morti, non dmenticarcene presto come abbiamo fatto per il disastro della tempesta di Belluno”.

E’ ancora possibile evitare il peggio? “Sì, lo è. Lo scenario più fosoc è l’innalzamento di 5 gradi a partire dall’epoca pre-industriale da qui al 2100. Se riuscissimo a ridurre in modo significativo le emissioni, la temperatura aumenterebbe di un grado e mezzo o due, comunque tanto. Con un aumento sopra i due gradi non sappiamo cosa potrebbe succedere, entriamo in un territorio sconosciuto”. 

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