AGI – L’inflazione in Gran Bretagna, che ha raggiunto il top da 40 anni, registra una vittima ‘eccellente’: i celebri pub inglesi, tanto amati dai cittadini britannici (e turisti stranieri), meta abituale per fare una sosta e per degustare una birra.
Sebbene l’identità nazionale britannica sia strettamente intrecciata con le “public house”, spesso rappresentate come il cuore di una comunità, il loro numero è in declino a causa di una serie di fattori, tra cui anche il cambiamento delle abitudini di consumo e sociali.
Ma il colpevole principale è l’inflazione, considerando che secondo l’attuale ritmo di aumento del costo della vita, una pinta di ‘chiara’ è salita da 3,96 euro nel 2010 a 4,80 euro nel 2020 fino a oltre 5,30 euro nelle ultime settimane. E in alcuni posti, è lievitato fino a 8 sterline.
Con il conflitto ucraino – considerato il fatto che Kiev è tra i maggiori produttori di orzo, un ingrediente chiave nella produzione di birra – e l’inflazione galoppante, i maggiori costi per gli operatori di pub britannici sono diventati sostenuti e solo in parte vengono scaricati sui consumatori: ad esempio Mitchells & Butlers Plc, prevede per quest’anno una spesa maggiore per 257 milioni di dollari, il proprietario dei marchi Harvester e All Bar One stima invece che le pressioni inflazionistiche potrebbero far aumentare i suoi costi totali dell’11,5% nel 2022.
I problemi dei costi si aggiungono a quelli già esistenti visto che i pub hanno dovuto affrontare un periodo assai turbolento durante la pandemia di Covid-19: tra questi, i ritardi nelle consegne oltremanica dovuti alla Brexit, e la carenza di personale. I proprietari dei pub hanno offerto quindi salari più alti per trattenere i lavoratori, ma ciò ha inevitabilmente intaccato i loro margini di profitto.
Clive Watson, presidente del City Pub Group, che gestisce 41 pub a Londra e nel sud del Paese, ha dichiarato al FT che i costi degli ingredienti sono aumentati del 10%, “l’inflazione dei salari è probabilmente del 7% e l’inflazione dell’elettricità è del 100%, quindi il prezzo dei costi misti probabilmente fa aumentare il prezzo di una pinta di birra del 12-13%”.
Insomma, questo mix da tempesta perfetta ha fatto sì che il numero di pub attivi in Inghilterra e Galles sia ora il più basso mai registrato mentre l’aumento dei costi dell’energia e la carenza di lavoratori minacciano sempre più il futuro di questa istituzione britannica molto amata.
Secondo i dati riportati da Altus Group, società di consulenza immobiliare, alla fine di giugno c’erano 39.973 pub inglesi e gallesi, 200 in meno rispetto a quelli aperti alla fine dell’anno scorso.
Peraltro molti di questi locali lottano anche per competere con i prezzi più bassi degli alcolici disponibili nei supermercati e nel frattempo la maggior parte di quelli che sono ormai scomparsi sono stati demoliti o convertiti in abitazioni o uffici.
Emma McClarkin, amministratore delegato della British Beer and Pub Association, ha dichiarato in un comunicato che i numeri dipingono un “quadro devastante”.