AGI – Dopo settimane di discesa pressoché universale i casi Covid riprendono ad aumentare in diverse parti del mondo: ha iniziato il Sudafrica, poi gli Usa, ora anche l’Europa, con il Portogallo a inaugurare la ripresa e gli altri Paesi (Germania in primis) a seguire, compresa l’Italia dove l’incidenza settimanale si avvia a risalire dopo diversi giorni di aumenti rispetto ai 7 giorni precedenti.
Il Covid rialza la testa, trainato da una nuova sottovariante di Omicron: la versione numero 5, nominata appunto BA.5, sotto monitoraggio delle autorità sanitarie mondiali dalla metà di maggio, insieme alla “cugina” BA.4. Nella corsa evolutiva del virus, è finora la versione più contagiosa, di gran lunga più infettiva dell’originario virus uscito da Wuhan, diventato ormai il virus più contagioso di sempre dopo una “rivalità” durata qualche mese con il morbillo.
Negli Usa, BA.5 rappresenta in base agli ultimi dati di fine maggio il 6-7% del totale dei contagi: solo un mese prima era allo 0,2%. Anche in Italia, dove il calo come detto ha frenato e sembra apprestarsi a diventare aumento, l’ultima survey di un mese fa parlava di una Omicron 5 appena allo 0,4%, ma è di questi giorni l’annuncio del ministro Speranza di un’altra indagine rapida per quantificare la presenza della nuova sottovariante, che sarà sicuramente aumentata sensibilmente.
Come per tutte le varianti emerse in questi due anni, se ancora non ci sono certezze solide circa la sua minore o maggiore gravità (anche se alcune mutazioni sono simili a quelle della variante Delta, la piu’ aggressiva), è già evidente, insomma, la sua maggiore trasmissibilità, anche a causa di almeno due mutazioni che le permettono di legarsi alle cellule umane in modo più efficace. Rendendo meno solida la protezione degli anticorpi legati alla guarigione o al vaccino, booster incluso.
Non a caso in diverse Regioni si registra già un aumento delle reinfezioni, con il Lazio che ha toccato il 10%. Secondo uno studio Usa, BA.5 sarebbe oltre quattro volte piu’ in grado di dribblare le nostre difese rispetto a BA.2, la sottovariante di Omicron che ha contribuito alla marea di casi lo scorso inverno. Merito soprattutto della mutazione L452R, comune anche a BA.4, che cambia notevolmente la struttura della proteina spike che il virus usa per agganciare le nostre cellule, e contro cui agiscono, seppure per vie diverse, i vaccini disponibili.
Inoltre, secondo le prime analisi, la nuova sottovariante sarebbe sinciziogena, ossia fa sì che le cellule polmonari infettate si fondano con quelle adiacenti sane. Ora si tratta di capire se BA.5 si limiterà alla “ondina” estiva, che peraltro ci fu anche lo scorso anno (però un mese dopo), o sarà la protagonista della prevedibile nuova ondata autunnale, come avverte il virologo Fabrizio Pregliasco: “L’aspetto piu’ preoccupante – conferma all’AGI – riguarda sicuramente la capacità della variante di sfuggire alla risposta immunitaria elicitata dal vaccino e quella derivante dalla vaccinazione. Per adesso Omicron 5 non costituisce un pericolo in Italia, ma suggerisce una prospettiva autunnale con un possibile rialzo. Era stato previsto, ma speriamo che la risalita delle curve, che era attesa in prossimita’ dei mesi invernali, non risulti anticipata”.