“Dottò, la munnezza è oro”. Così negli anni Novanta Nunzio Perrella, boss della camorra del rione Traiano, rivelava al procuratore Franco Roberti il malaffare dei rifiuti a Napoli, al nord e a Roma. Ora, dopo aver scontato la pena in carcere, Perrella torna a fare luce sul business malavitoso dei rifiuti: la sua testimonianza è raccolta in “Oltre Gomorra”, un libro inchiesta del giornalista Paolo Coltro sull’intreccio malato tra imprenditori, politici e amministratori locali. A distanza di venti anni, nulla è cambiato.
“Nel Lazio i personaggi che si occupano dei rifiuti sono sempre gli stessi. I principali sono Cerroni e altri come i La Marca e mi risulta che sversavano a Frosinone e Cassino. I politici lo sanno per forza, perché sono loro che danno le autorizzazioni: per ottenerle si devono corrompere almeno sei o sette funzionari tra Regione, Comune e Provincia. Cerroni era il punto di riferimento ma tutti gli altri non potevano non sapere”. Oltre Cerroni, anche altri oggi sono indagati: gli ex dirigenti di Ama Giovanni Fiscon e Franco Panzironi, l’ex assessore comunale Paola Muraro, che si era dimessa a dicembre dalla giunta Raggi. In sostanza, è un meccanismo ben oliato che, secondo Perrella, è persino più redditizio rispetto a prima. “Tutto nasce dallo stoccaggio: è lì che si cambia il codice dei rifiuti per farli diventare urbani. E si usano anche per fare il sottofondo delle strade. Ecco come spariscono i rifiuti. Per togliere la terra sotto i piedi bisogna
intervenire sullo stoccaggio “.Oggi Perrella non ha protezione, ha però il volto coperto da una grossa sciarpa che trattiene a fatica. Ed è sicuro che rispetto a venti anni fa il sistema non è cambiato: la prova sono le periodiche emergenze rifiuti per strada. Anche a Roma. “Oggi succedono le stesse cose che accadevano venti anni fa. Le emergenze sono solo un modo per avere più soldi da dividersi. È un business, una truffa “.