Con l’inizio di maggio le esportazioni di gas russo verso l’Europa e l’Italia attraverso la rotta ucraina hanno registrato un brusco incremento. E’ quanto emerge dai dati dei sistemi di trasporto, che sembrano confermare che, mentre infuriano le polemiche sull’embargo energetico, i flussi continuano intanto a seguire logiche commerciali. Nella giornata di oggi sono attesi in ingresso in Ucraina dalla Russia circa 99 milioni di mc di gas russo, contro i 60 mln mc medi circa dell’ultima settimana di aprile e i 50 circa delle settimane precedenti, evidenziano i dati del gestore di rete ucraina UaTso.
Il rimbalzo si ritrova identico in uscita dall’Ucraina verso la Slovacchia a Velke Kapusany, dove transita gran parte dei flussi, che proseguono poi verso l’Austria e l’Italia. Al confine slovacco sono attesi oggi 94 mln mc contro i 53 circa in media dell’ultima settimana di aprile e i 38 circa di quella precedente. In ingresso in Italia a Tarvisio sono attesi oggi a fine giornata circa 75 mln mc, contro i meno di 30 della scorsa settimana. Perché questo brusco incremento? La spiegazione, come accennato più volte, sembra da cercare, più che in valutazioni politiche, nell’andamento dei prezzi spot sul mercato Ttf olandese, che di mese in mese si riflettono su quelli ai quali Eni e gli altri importatori ritirano il gas russo in base ai contratti, aumentando o riducendo la loro convenienza a importare.
“Si ritiene che almeno alcuni dei contratti che i clienti europei hanno con Gazprom siano prezzati sull’indice mensile, conosciuto come “Front Month” (prezzo del mese successivo), usato per stabilire il prezzo (del gas contrattualizzato) con un mese di anticipo rispetto alla consegna “, spiegava in marzo un paper dell’Oxford Institute for Energy Studies firmato da Mike Fulwood, Jack Sharples and James Henderson. “A gennaio 2022 – prosegue il paper – quando l’indice mensile era sopra il prezzo spot del giorno prima ciò disincentivava il ritiro di volumi in base ai contratti e incentivava gli acquisti sul mercato spot”.
Una dinamica che si è poi invertita con lo scoppio della guerra in Ucraina, che ha mandato alle stelle il prezzo spot rendendo più conveniente ritirare il gas russo, che infatti ha visto un brusco incremento di volumi. A maggio apparentemente sta succedendo la stessa cosa: mentre in aprile il prezzo di contratto rifletteva i valori Ttf di marzo, i più alti mai registrati fino ad ora come conseguenza dello scoppio della guerra, disincentivando i ritiri di gas sulla rotta ucraina a favore di acquisti spot, in maggio le richieste di gas russo beneficiano all’opposto dei più contenuti valori del Ttf in aprile, raffreddati dalla fine dell’inverno e dai buoni apporti di Gnl. Ad accrescere la convenienza relativa del gas russo, inoltre, negli ultimi giorni si sono aggiunti anche alcuni movimenti al rialzo del un prezzo spot, dopo la notizia dell’interruzione delle forniture a Polonia e Bulgaria per il contenzioso sul pagamento in rubli.
A fianco un grafico che confronta i flussi giornalieri in ingresso in Slovacchia con i prezzi spot del giorno prima e le medie del mese precedente, mostrando in corrispondenza con l’avvio di ciascun mese variazioni di volumi molto decise e coerenti con la ricostruzione. Una conseguenza paradossale, che mostra come la Russia benefici economicamente delle conseguenze dell’aggressione all’Ucraina non solo sotto il profilo dei prezzi, ma anche dei volumi, come si può vedere non solo nei giorni seguenti lo scoppio delle ostilità a fine febbraio, ma anche in occasione di altri momenti di tensione innescati sul mercato gas UE da decisioni di Mosca, come l’annuncio del pagamento in rubli a fine marzo, e ora l’interruzione dei flussi verso Polonia e Bulgaria.
Diversamente dalla riotta ucraina, intanto, sugli altri due assi maggiori dell’export russo verso l’Europa la situazione degli ultimi giorni resta invece la stessa degli ultimi mesi: sostanzialmente fermi i flussi su Yamal e stabili circa al massimo tecnico quelli su Nord Stream 1. (FONTE: STAFFETTA QUOTIDIANA)