AGI – Da giovedì 3 febbraio l’istituto comprensivo “Valentini-Majorana” di Castrolibero, alle porte di Cosenza, è occupato. Gli studenti, in segno di solidarietà verso alcune compagne, hanno deciso di esprimere così il loro sdegno e attirare l’attenzione sul caso di presunte molestie sessuali che un docente della scuola, un sessantenne che insegna matematica e fisica, avrebbe perpetrato contro diverse giovani, anche minorenni.
Una storia che partirebbe dal 2018, come viene evidenziato da alcune mail spedite dai familiari delle presunte vittime alla preside dell’istituto, in carica da 17 anni. E ci sono anche le risposte inviate dalla scuola alle famiglie interessate. Oltre a diversi messaggi sms che le studentesse – al momento due – che hanno deciso di denunciare ufficialmente il docente hanno consegnato alla procura, che ha aperto un’inchiesta. Messaggi in cui sarebbero evidenti le richieste del docente.
Il bubbone è scoppiato, dicono gli studenti, perché la preside non avrebbe fatto tutto quello che doveva. Preside che si dice invece tranquilla del suo operato e ha affermato di aver seguito tutti i regolamenti. Eppure il professore al centro dell’attenzione è ancora nella scuola.
Era stato sospeso per qualche mese e poi è stato spostato in un’altra classe. Ma è sempre nella stessa scuola. E di questo si lamentavano le presunte vittime. Fino a quando una ex studentessa del liceo, ora maggiorenne e che lavora al Nord, che ha riferito di essere stata anche lei al centro delle attenzioni del docente, non ha aperto una pagina su Instagram dedicata proprio a questi presunti casi di molestie.
La pagina è diventata il luogo delle denunce. Tutti hanno potuto leggere e capire. È da lì che si è scoperto come molte delle ragazze avessero qualcosa da dire. E anche qualche docente. Ed è stato deciso di occupare la scuola, visto che il professore era sempre lì e la preside lo avrebbe “protetto”, dicono gli studenti.
È stata consegnata ai carabinieri la prima denuncia parte di una giovane, sostenuta dalla famiglia. Un’altra ragazza si è invece recata alla polizia. La notizia si è diffusa, tanto che è stata proposta anche un’interpellanza urgente al Governo da parte di parlamentari del PD. La risposta è stata che i provvedimenti sarebbero arrivati, ma prima bisogna fare chiarezza sull’accaduto.
Ed ecco che il Ministero dell’Istruzione invia due ispettori, che affiancano l’ispettrice che già era stata nominata dall’Ufficio scolastico regionale. La preside viene sentita, così come gli studenti e anche i docenti. La relazione degli ispettori, a questo punto, dovrebbe essere pronta.
Intanto gli studenti, che non mollano la presa, hanno iniziato delle lezioni “autogestite”, in collaborazione con alcuni docenti. Gli stessi che hanno anche scritto una lettera aperta dicendo che “stavolta la lezione ce l’avete data voi”, sottolineando che evidentemente serviva un’attenzione maggiore, che è mancata, ed era necessario un ascolto della popolazione studentesca, mancato anche quello.
Gli stessi professori che hanno voluto che la riunione del collegio dei docenti fosse aperta anche a una delegazione degli studenti, in modo che fossero chiare a tutti le posizioni in campo. Intanto, dopo l’assalto di alcuni mezzi d’informazione, si sono fatti vivi i legali del docente “incriminato”, che hanno invitato i media a far cessare la “barbarie” contro il loro assistito, invocando il rispetto della privacy per lui e la sua famiglia.
Dopo le iniziali interviste, la preside si è trincerata dietro i “no comment”, mentre gli studenti non hanno alcuna intenzione di abbandonare l’occupazione, anche se qualcuno tra loro, dopo aver pernottato nella scuola, si è ritrovato positivo al Covid.
La scuola non ha subito finora alcun danno alle sue strutture e gli impiegati vengono normalmente fatti accedere per il loro lavoro quotidiano, così come la preside. Per venerdì 18 febbraio è stata annunciata una grande manifestazione di piazza, con un corteo che attraverserà la città di Cosenza per poi concludersi davanti alla Prefettura.
Gli studenti, che attendono l’arrivo di colleghi anche da altre città, vogliono così chiedere allo Stato che si prendano provvedimenti seri e che simili (e presunti, al momento) episodi di molestie non si debbano più verificare.