Il prefetto Michele Di Bari, capo dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno, questa mattina ha rassegnato le dimissioni dopo che sua moglie è risultata indagata in un’inchiesta sul caporalato della Procura di Foggia. “Sono dispiaciuto moltissimo per mia moglie che ha sempre assunto comportamenti improntati al rispetto della legalità“, ha detto Di Bari comunicando il passo indietro. L’attività degli inquirenti era mirata a registrare le violazioni che ci sarebbero state nel trattamento della forza lavoro operante nelle aziende agricole del foggiano. Un cittadino senegalese e un cittadino gambiano sono finiti agli arresti, per altre tre persone sono stati richiesti i domiciliari. I fatti contestati sono riferiti al 2020.
La moglie del prefetto Di Bari è accusata di aver assunto, da amministratrice di un’azienda agricola, braccianti rivolgendosi all’intermediazione, per l’appunto, di alcuni caporali, che avrebbero contrattato al ribasso e in completo spregio delle regole prescritti dai contratti nazionali. Per lei è stato disposto l’obbligo di firma.