AGI – Nel 2030 saranno Biotech l’80% dei prodotti farmaceutici, il 50% di quelli agricoli, il 35% dei prodotti chimici industriali. Già oggi circa il 20% del PIL nazionale è legato alle Scienze della Vita e alla Bioeconomia di cui le biotecnologie sono elemento chiave perché rappresentano un motore di innovazione. Dunque innovazione, sostenibilità, competitività.
È stato questo il contesto e i numeri (dell’OCSE) con cui si è aperto e in cui si è mosso “Biotech, il futuro migliore. Per la nostra salute, per l’ambiente, per l’Italia”, l’appuntamento organizzato da Federchimica Assobiotec e Startupitalia e dedicato alle biotecnologie, a quel settore cioè in cui le scienze della vita (biologia, agricoltura, salute) incontrano la tecnologia e che hanno come obiettivo la ricerca di soluzioni innovative a problemi nuovi e ancora senza risposta. Assobiotec è un’associazione che rappresenta circa 130 imprese e parchi tecnologici e scientifici in Italia nei diversi settori di applicazione del biotech: salute, agricoltura, ambiente e processi industriali.
Una giornata in cui a fare il punto sul Biotech sono stati protagonisti della politica e delle istituzioni, scienziati, innovatori. Davanti a loro una platea di studenti: il pubblico più esigente. Se lo annoi non ti perdona. Ma non è successo, perché in primo piano c’era il loro futuro. Quello della nostra economia, è chiaro, ma anche di ognuno di loro come futuro lavoratore.
Il biotech e il lavoro
Nel corso dell’evento EY e ManpowerGroup/Jefferson Wells, in collaborazione con Frezza & Partners, ha presentato un rapporto, un’analisi previsionale per essere più precisi, che, col supporto dell’Intelligenza Artificiale, ha preso in esame oltre 120 profili professionali del settore biotech per indagarne le dinamiche evolutive. È emerso che Cybersecurity manager, Business Development Manager, Bioinformatics Researcher, Digital Communication Specialist e Solution architect sono le professioni con una tendenza occupazionale positiva (intorno al 10%).
“La domanda di lavoro per circa il 53% delle professioni analizzate è prevista in crescita, mentre il 21% è stimato in decrescita e il 26% rimarrà stabile. L’analisi ha rilevato come le professioni tecniche del settore siano destinate ad essere caratterizzate da un insieme sempre più articolato e relazionato di competenze, invece che da una crescente specializzazione” ha spiegato Carlo Chiattelli Associate Partner – EY Advisory.
Perché l’analisi previsionale
“L’Italia – ha spiegato Alessandro Testa Jefferson Wells Director, ManpowerGroup – è tra i paesi più impattati dal Talent Mismatch, cioè la distanza tra skills richiesti dal mercato e skill effettivamente posseduti dalle persone. L’effetto di questo fenomeno è significativo, sia in termini di efficienza che di competitività delle imprese (si stima più di un punto percentuale di PIL). Le aree su cui è prioritario investire sono quelle dell’upskilling e del reskilling, per ridurre il gap citato.
Ma poiché lo skillset legato alle professioni, in un mercato veloce e dinamiche, si evolve rapidamente, è indispensabile basare i propri investimenti su studi predittivi credibili, che aiutino a comprendere gli skill del futuro sulla base di trend storici, di mercato e con il supporto dell’Artificial Intelligence. Le aree su cui operare sono sia di breve, con percorsi formativi efficaci e specialistici, che di medio lungo, con attività più strutturali (politiche attive, link scuola università e azienda, collaborazione fra pubblico e privato)”.
L’indice di occupazione
Sempre in tema lavoro i dati di ManpowerGroup e Talent Shortage, presentati sempre nel corso dell’evento, ci dicono che l’indice di previsione netto sull’occupazione per il settore si attesta al +28%. Si tratta della previsione più positiva per l’occupazione dal 2003 (anno del primo sondaggio) con un miglioramento del 21% rispetto al trimestre precedente e del 29% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Inoltre risulta che tra le aziende del settore che prevedono di aumentare il personale nel prossimo trimestre, in Italia il 76% fatica a coprire i posti di lavoro a causa della mancanza di talenti qualificati.
Le sfide della complessità
Lavoro, competenze, superamento del gender gap sono stati anche i temi al centro dell’intervento di Elena Bonetti, ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia. “L’asse di investimento delle politiche pubbliche nei confronti della nuova ricerca, delle tecnologie e del biotecnologico è uno degli asset strategici su cui il Governo ha costruito un’opportunità di sviluppo, non solo nell’ambito del PNRR, e di ridisegno di una società chiamata ad affrontare le sfide della complessità”.