Formula 1 anno 2017, cambierà molto per non cambiare nulla? Il dubbio è molto forte in quanto la prossima stagione sarà quella della rivoluzione aerodinamica e meccanica. Le auto saranno completamente diverse da quelle conosciute sino ad ora a causa di un nuovo regolamento che le renderanno più veloci e difficili da guidare. Gomme più larghe, alettoni spostati e con un carico aerodinamico maggiore, velocità in curva più elevate, tutto per renderle pesanti, difficili e impegnative per i piloti. Come se il problema fosse l’uomo e non la tecnica. Con un controsenso già evidenziato da tutti tranne da chi ha imposto le norme: andare più forte in curva e meno in rettilineo riduce lo spazio di frenata, quindi meno sorpassi. Il contrario di ciò che volevano fare i legislatori. Ma fino a quando la F.1 si autoregolamenta, al contrario di tutte le altre categorie, i rischi sono questi. Soldi spesi per regole assurde, spettacolo in calo e team in crisi finanziaria in quanto i soldi, ad inseguire queste norme, non bastano mai. E allora, prima ancora che le auto vengano messe in moto, proviamo a tracciare una ipotesi di scenario 2017 partendo dai campioni del mondo.
Mercedes
Sembrano in vantaggio sulle nuove regole in quanto col mondiale già sicuro in tasca hanno cominciato prima degli altri a lavorare sul futuro. E con uno staff tecnico di primo piano, anche se hanno perso Paddy Lowe che era l’amalgama della struttura tecnica (passato alla Williams) il rischio di qualche cedimento c’è. A partire dal sostituto di Rosberg, che a questo punto pare essere Bottas in arrivo dalla Williams. Il finlandese non vale Nico, per cui in teoria la squadra si indebolisce ragion per cui, se devono stare al vertice, possono contare sulla perfetta macchina da guerra impostata fino ad ora, con un Hamilton voglioso di riscatto e con una pazza idea Ferrari in tasca per il futuro. Saranno ancora i leader? Il 23 febbraio a Silverstone vedremo la nuova macchina e capiremo meglio.
Ferrari
Sarà l’anno zero per la squadra italiana, che riparte con uno staff tecnico inedito e privo di esperienza formato tutto da tecnici italiani (o quasi). In parte è una scommessa di Marchionne (“Se va male sarà solo colpa mia”) in parte frutto della necessità di avere qualcuno che faccia la macchina visto che dall’estero hanno preso solo rifiuti o hanno snobbato offerte interessanti (vedi Loewe che tramite un giornalista italiano aveva fatto pervenire la sua disponibilità). Mattia Binotto a capo del progetto 668 non è un aerodinamico né un telaista ma un organizzatore del lavoro nel settore motoristico. Parla poco, coordina meglio, persona onesta e con pochi fronzoli farà il massimo possibile e se dovesse andare male meglio non incolparlo di nulla. Non ha responsabilità nella struttura che dipendono da lui ma da chi l’ha voluta.
C’è poi il problema dei rapporti umani, Simone Resta ad Abu Dhabi era “attivo” presso altri team (inglesi, dove ci sono ex colleghi) per sondare il terreno. Normale, a questo punto visto che era il capo dei telaisti, dava ordini a Binotto e compagnia e ora invece è sotto nella scala gerarchica. Un problema, questo dei rapporti interni, che Maurizio Arrivabene dovrà gestire al meglio se non vuole che scoppi il bubbone. Insomma, una stagione delicata con dei punti interrogativi: a parte la riuscita della macchina (che nasce orfana e se va male sarà figlia di nessuno) quanto per il rendimento di Vettel, in calo l’anno scorso, che dovrebbe dare segni di vita altrimenti la sua storia con la rossa è destinata a chiudersi. Senza dimenticarsi di Raikkonen, all’ultimo anno di contratto con la rossa e che potrebbe ritirarsi oppure raddoppiare. Visto il livello in campo, Kimi è ancora uno dei top driver.
Red Bull
Sulla carta partono col favore del pronostico perché Newey è uno dei pochi della vecchia generazione che conosce le problematiche delle monoposto con gomme larghe, che ha esperienza della dinamica del telaio con certi carichi aerodinamici, resta il problema motore Renault che ha ancora margini di sviluppo, ma visti quelli introdotti l’anno scorso che non han dato risultati, il rischio è dietro l’angolo. Cioè patire rispetto ai rivali. Quindi nell’anno della rivoluzione aerodinamica la squadra ha le carte in regola per ben figurare. I piloti, poi, sono una garanzia. Verstappen e Ricciardo sono veloci e determinati, e questo porterà a una difficile convivenza fra i due, se verrà gestita bene (anche Webber e Vettel non andavano d’accordo ma la squadra vinse lo stesso) i risultati sono a portata di mano. Il fatto che sul finire di stagione 2016 fossero all’altezza della Mercedes pur non avendo la stessa potenza (si parla di circa 80 CV in meno) è un segnale che sull’aerodinamica hanno fatto passi da gigante.
McLaren
Tutto nelle mani della Honda, con un motore che al terzo anno di vita deve dare dei segnali e della nuova struttura di Zak Brown. L’organizzazione, dopo l’uscita di Ron Dennis, sta prendendo forma e molti responsabili dei vari settori sono stati accompagnati alla porta. Quanto funzionerà e come non è dato sapere, anche perché Dennis aveva un modo particolare di intendere i rapporti coi suo collaboratori, sapeva fare squadra e motivare la gente, che siano capaci ora è da vedere. C’è poi la strana situazione di Jost Capito, arrivato da VW rally, sei mesi in squadra per farsi accompagnare alla porta. Chi ci ha…capito qualcosa è bravo. I piloti: Alonso una garanzia, ma se la macchina ha problemi, facile che lo spagnolo molli il colpo e saluti la compagnia. Vandoorne giovane, veloce ma tutto da costruire. Non sarà facile imporsi come personalità con uno come Fernando al fianco, ma soprattutto se dovesse nascere male la macchina, Stoffel ha la grinta per affrontare la situazione, Nando ne avrà piene le scatole di soffrire.
Il resto del gruppo
Renault alla ricerca di una identità con Palmer e Hulkenberg, squadra tutta da costruire e da capire in che direzione mandarla, con Carlos Ghosn che sembra il Marchionne d’oltralpe, bravo nella gestione industriale, un disastro nella gestione F.1, una attività che come forma mentale, tempi di reazione e sotterfugi che con l’industria divide solo i finanziamenti. Force India come miglior privato, Sauber alla ricerca dei soldi perduti e dei debiti da pagare, Manor in amministrazione controllata e coi debiti da onorare, Toro Rosso come dependance della Red Bull con il compito di svezzare piloti e bruciarli anzitempo. Il resto, poco da dire e da aggiungere. Vedremo come evolverà la situazione.
Il rischio Liberty
Sarà anche l’anno dei nuovi padroni della F.1, con Chase Carey, il baffone del fondo Liberty, che ha poche idee realizzabili con questo andazzo in F.1. Infatti le idee di GP, diffusione TV e altro ancora, si scontrano con le resistenze di un ambiente autoreferenziale che ha sempre cercato di portare a casa più soldi possibili rispetto al ridurre le spese, per cui i contrasti saranno all’ordine del giorno a fronte di una riduzione di introiti che pesano sul mondiale. I contratti TV in scadenza (fonte principale di entrate) quelli coi circuiti da rinnovare e che faticano a trovare fondi per venire incontro alle richieste di Ecclestone, con soli tre grossi sponsor mondiali presenti (Emirates, Rolex e Heineken col supporto tecnico di Pirelli) fanno sì che ci siano più fronti su cui lavorare. Unica certezza è che i soldi entrati ora nelle casse della F.1 difficilmente saranno gli stessi in futuro, quindi se il fondo Liberty vorrà mantenere gli stessi guadagni dovrà fare due cose: o aumentare le entrate (cosa difficile in questo momento) o diminuire le spese (cosa che manda in bestia le squadre di F.1 i cui bilanci, nonostante certe entrate, è in rosso per la maggior parte dei team). E allora, oltre alle battaglie in pista, attenzione alle battaglie economico legali.
Torna l’Italia in F1
La Ferrari ha messo sotto contratto Antonio Giovinazzi come terzo pilota del team. E’ una bella notizia visto che dopo Trulli, 2010, sono spariti piloti italiani dalla griglia di partenza. Non è che Antonio sarà al via in pista, e quindi continueremo ad avere una casella in meno per i piloti, ma intanto è presente in uno dei top team, farà lavoro al simulatore e qualche volta lo vedremo (si spera) in pista al volante di una monoposto. Il rischio grosso è che fermo un anno a “giocare” alla playstation a Maranello, perda lo slancio di confrontarsi con gli altri piloti, ragion per cui sarebbe meglio farlo correre in qualche categoria competitiva con prestazioni elevate, in modo da non fargli perdere lo smalto. Se non avverrà, il rischio è che un talento venga bruciato tenendolo in panchina. Speriamo di no e che per Antonio ci sia la possibilità di debuttare in F.1 facendo bella figura.