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Dakar 2017. La Doppia Giornata di Riposo di La Paz

Gen 9, 2017
Dakar 2017. La Doppia Giornata di Riposo di La Paz

La Paz, Bolivia, 7-8 gennaio 2017. Ci eravamo lasciati dalle Everglades di Oruro, mancavano solo gli alligatori nella palude del bivacco flagellato dalla pioggia a rosicchiare le gambe dei “Dakariani”. Un’esperienza, non c’è che dire, che solo un “Dakariano” D.O.C. può accettare, perché per tutti gli altri, spettatori, commentatori e curiosi, estos son los L.D.Ls, “Los Dakarianos Locos“. Per le rane, in Bolivia ce ne sono di grosse come gatti, è stata grande festa, per Piloti, Navigatori, Assistenti e Organizzatori, e per tutti quei personaggi, a migliaia, che restano nell’anonimato perché sono i commoventi Volontari boliviani della Dakar, un autentico girone infernale, un incubo.

Non è colpa di nessuno, non si può pretendere di prevedere bivacchi alternativi in ogni città o luogo, e già due di questi erano stati spostati, e in fondo fa parte del gioco, ma tutti quelli che sono stati costretti a galleggiare nelle difficoltà del Black Friday di Oruro, dormendo in macchina o sul camion, sulle seggiole del refettorio convertito in rifugio, o disperatamente alla ricerca di un riparo, è stata un’”esperienza” da ricordare ma da non ripetere.

Il rovescio della medaglia, se andiamo in cerca di un contentino poi trasformato in grande occasione, è stato il trasferimento alla volta di La Paz, mèta bramata della giornata di riposo. Boliviani fantastici! Hanno chiuso, dico “chiuso”, l’autostrada tra Oruro, la Capitale e l’insediamento militare che ha ospitato il bivacco, e il convoglio ordinato, il cui solo pensiero era stato quello di riuscire a fuggire dalla Cayenna di Oruro, ha potuto vivere l’esperienza, questa sì incredibile, di quella che a memoria di Alzheimer è la passerella record della storia della Dakar, 250 chilometri di ovazioni e urla da curva Nord, di festose “imboscate” per un selfie, milioni di tricolori boliviani a delimitare il corridoio del benvenuto. Incredibile, ripeto!

Al “Bivacco” di La Paz la vita ha ripreso a scorrere, decisamente più lenta dei 350 corsi d’acqua in piena di La Paz. La Capitale è enorme e caotica, originale e unica per molti aspetti, ma è anche la Capitale dell’ospitalità boliviana. Provare per credere. La mezza giornata aggiunta per l’annullamento della Oruro-La Paz cronometrata ha offerto alla carovana una chance inaspettata, e tutti hanno potuto tirare un sospiro di sollievo. Vuol dire sistemare i mezzi con più calma, finire prima, concedersi una cenetta o una visita alla città o ai suoi insospettabili dintorni. Soprattutto per i meccanici, per i quali il termine “riposo” è sarcastico, quasi offensivo.

Giornata di riposo è il punto della situazione. Metà della Dakar 2017 è andata, pericolante nel finale a causa di un’ondata maltempo eccezionale. È stata una settimana di colpi di scena, molti dei quali vengono messi a fuoco meglio durante la domenica di La Paz. Vediamo. È sparito Al Attiyah, è rimasto indietro, per problemi De Villiers, Toyota ha malauguratamente “fallito” e si è defilata mestamente. A difendere la bandiera belga-sudafricana-giapponese è il mito spagnolo Joan “Nani” Roma, che tiene botta al 4° posto. Sono ridimensionate ancora una volta le Mini, che dicono di avere 4 Macchine nei primi dieci, un classico, ma succede che la prima di queste, quella dell’encomiabile Hirvonen, è al 5° posto. Morale, le Peugeot sbancano al giro di boa di metà corsa, continuano a scivolare fulminee sull’onda dello stupore generato dalla prima 2008DKR e confermano la nuova 3008DKR Macchina da battere anche quest’anno. Sornione, simpatico come non mai e super mito, Stephane Pterhansel si permette anche un paio di errori, ma è già in testa e, questa volta, elogia Loeb che sta facendo una gara eccellente al secondo posto. Sorpresa già confermata, la progressione di Despres ci regala un sicuro Fuoriclasse anche in Macchina. Prima, seconda e terza, la Peugeot 3008DKR fa un certo effetto, soprattutto se paragonata alle versioni precedenti della macchina da guerra di Velizy, e non vediamo come le “alternative” potrebbero anche soltanto avvicinarsi ai missili di Bruno Famin.

Italiani? Fuori Marrini per uno stupido problema di quella schiuma anti “sciacquio” nel serbatoio, ancora dentro i gemelli De Lorenzo, Tassi-Catarsi-Brufola, Scandola-Fossa’, Verzeletti-Cabini.

Moto. Sapete tutto. Sapete che Barreda, quest’anno superveloce e controllato, ovvero quasi perfetto, ha scambiato venti minuti di vantaggio con un’ora di ritardo per un errore da cadetti del Team. Le dinamiche degli errori sono spesso ciniche e sorprendenti, l’errore è parte dell’umanità dell’essere, ma purtroppo l’errore commesso da una Squadra Ufficiale, tra l’altro in gran forma, diventa “tecnicamente” inaccettabile. Comunque la Squadra venderà cara la pelle, e Barreda ha confermato che cercherà di non prendere troppi rischi, ma che non si darà per vinto e attaccherà fino a Buenos Aires.

Navigazione e penalità. È il layout della prima settimana di Dakar 2017. Molti errori, ergo molte punizioni. Ai sei del Team Honda puniti per il rifornimento fuori percorso si sono aggiunti, vendetta, tremenda vendetta (ma inutile) anche Svitko e De Soultrait, che stavano conducendo una bellissima gara (è comunque bella). La scrematura è forte. Dopo l’incidente del Campione in carica, Toby Price, e la svista di Barreda, adesso il confronto è tra gli outsider. Sunderland ha rilevato la leaderhip, che merita comunque, e Quintanilla che gliel’ha ceduta sembra avanzare una candidatura concreta. Si sta mandando in scena la rivincita del confronto dell’intera stagione di Campionato del Mondo. Interessante. Ancora più interessante è, tuttavia, la composizione del gruppo degli inseguitori. Van Beveren, Farres e Walkner. Ciascuno dei tre ha i suoi atout da giocare, ha interpretato alla perfezione questa edizione del Rally, e merita qualsiasi colpo di fortuna possa intervenire.

Il punto è anche il bollettino medico. Rassicurazioni. Price e Botturi hanno condiviso la stessa stanza all’ospedale Arco Iris (Arcobaleno, questi qui fanno dello spirito). Stanno bene, ora. Price è stato operato per comporre la quadrupla frattura del femore, e il Gigante di Lumezzane è un po’ suonato ma ce lo racconta lui al bivacco. Buon segno. Italiani ancora in gara? Non è un problema di classifica, abbiamo visto tempi migliori. Nell’ordine di apparizione perché sono comunque dei protagonisti, Ruoso, Agazzi, Manca, Lucchese, Metelli, Toia, Picco e Olivetto.

Il futuro? Se ne parla, si chiacchiera di una Dakar stretta in Sud America, ma non ci si pensa troppo. Il futuro immediato è portare a Buenos Aires questa edizione progettata difficile e diventata difficilissima, anche per la gestione. Intendiamoci, è una vera Dakar, in questo senso bellissima e purificata grazie al lavoro e alla decisione di Marc Coma. Adesso si riparte verso Sud, e si comincia con la Tappa Marathon. Uyuni e Salta, due giorni senza assistenza intermedia minacciati dalla pioggia. Una bella fetta della speciale verso Uyuni è già saltata, la Tappa La Paz-Uyuni è ancora di 805 chilometri, ma alla Speciale centrale ridotta a 161 chilometri bisogna aggiungere le appendici dei trasferimenti di 404 e 240 chilometri, prima e dopo. L’idea è di non fermarsi più ma non è l’Organizzatore che comanda, in questi casi. Dipende dalla pioggia. E piove forte, possiamo “rassicurarvi”.

Comunque la Dakar passa e va da La Paz. È stato un evento, una festa, un lungo momento di passionaccia e di grande ospitalità. È roba da pelle d’oca. Anche per noi che non c’entriamo nulla. È come un arrivo di Giro d’Italia in compagnia di Bartali e Coppi. Davvero una grande manifestazione. Bello!

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