AGI – Prima il Documento programmatico di bilancio, con lo scheletro della manovra, poi le norme con le misure vere e proprie della legge di bilancio. È questa la tabella di marcia del governo. Oggi il Dpb dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri, dopo una riunione della cabina di regia della maggioranza, per essere trasmesso a Bruxelles che lo attende dal 15 ottobre.
La manovra dovrebbe invece essere esaminata in una riunione successiva, forse alla fine della settimana, al rientro del premier Mario Draghi dal Consiglio europeo, e dopo l’incontro con le parti sociali. La legge di bilancio parte da una base di 22 miliardi garantiti dall’extra deficit, ovvero dalla differenza tra l’indebitamento a livello tendenziale (quindi a politiche invariate) che secondo le stime del governo si ridurrà al 4,4% l’anno prossimo a fronte di un indebitamento programmatico fissato al 5,6% del Pil.
Sono quattro i nodi che il governo dovrà affrontare: reddito di cittadinanza, pensioni, taglio del cuneo fiscale e riforma degli ammortizzatori sociali. Nella Nadef il governo si è impegnato ad avviare la prima fase della riforma dell’Irpef e degli ammortizzatori sociali e a mettere a regime l’assegno unico universale.
Manovra e riforma del Fisco
La riforma complessiva del fisco sarà solo anticipata in manovra. E secondo quanto viene riferito, è più probabile che il governo opti per un intervento sull’Irpef che un taglio del cuneo contributivo. Tuttavia, tra le ipotesi al vaglio c’è la cancellazione del contributo Cuaf, la cassa unica assegni familiari, che costa circa 2 miliardi ed è a carico dei datori di lavoro.
Con l’introduzione dell’assegno unico bisognerà infatti decidere se i datori di lavoro dovranno continuare a versare il contributo Cuaf destinato agli assegni al nucleo familiare oppure se queste risorse arriveranno da altrove. E il tutto dovrà essere inquadrato all’interno della riforma dell’Irpef che impatterà sul fisco familiare.
Il Reddito di cittadinanza sarà riformato
L’esecutivo potrebbe impegnare una fetta di risorse superiore a quelle preventivate attingendo proprio all’extra deficit e mettere in campo interventi più robusti anche sul cuneo fiscale. Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, è tornato a chiedere un intervento coraggioso e le imprese premono per una riduzione dell’Irap o, se le risorse non lo consentiranno, uno sfoltimento dei contributi.
Appare scontato un restyling del reddito di cittadinanza che il centrodestra chiede di abolire e sul quale si è già consumato lo scontro nella maggioranza. Il sussidio è stato rifinanziato fino alla fine del 2021 nel decreto fiscale che accompagnerà la legge di bilancio ma dovrebbe essere modificato nella legge di bilancio con una revisione della platea dei beneficiari, riducendo quindi le coperture per il 2022. E alcuni ritocchi potrebbero arrivare anche sul fronte dei controlli.
Capitolo previdenza
Altro capitolo la previdenza: sul piatto ci sarebbe una dote di 4-5 miliardi per il post Quota 100. La Lega chiede una compensazione per l’addio al suo cavallo di battaglia. Diverse le soluzioni allo studio per garantire un canale di uscita a 62-63 anni, in aggiunta all’Ape sociale rafforzata, che dovrebbe essere però più selettivo, ovvero destinato solo ad alcune categorie o settori o con un assegno ridotto.
Altro nodo la riforma degli ammortizzatori sociali. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha chiesto 8 miliardi ma la dote messa a disposizione dal Tesoro al momento è di 3-4 miliardi. In cantiere anche il potenziamento della Naspi e l’estensione del contratto di espansione. C’è poi l’impegno per il rifinanziamento del Superbonus al 2023.
Ma le risorse sono limitate considerando che estenderlo a tutto il 2022 costa già 18 miliardi che saranno finanziati con il Pnrr e il Fondo complementare. Dopo l’intervento a fine settembre per evitare la stangata dei prezzi del gas e della luce il governo è pronto a introdurre nuove misure per far fronte ai rincari delle bollette, agendo sugli oneri di sistema che comprendono gli importi fatturati per la copertura di costi relativi ad attività di interesse generale per il sistema elettrico, che vengono pagati da tutti i clienti finali del servizio elettrico.
L’intervento a cui si lavora dovrebbe concretizzarsi nel trasferimento degli oneri di sistema nella fiscalità generale. Tra gli altri interventi attesi il rinnovo dei contratti pubblici, l’integrazione dei fondi per l’assegno unico universale, che entra in vigore l’anno prossimo, un pacchetto di misure a favore degli enti locali, e misure di rafforzamento del sistema sanitario.