Non c’è pace, per il settore automotive. Dopo la crisi scatenata dal lockdown della primavera del 2020, con vendite praticamente azzerate a causa delle restrizioni ai movimenti, l’intero comparto si trova oggi a fronteggiare un nuovo periodo buio. E la colpa, come noto, è dei chip. O, a voler essere più precisi, della scarsità di microchip.
Come certificato dai dati dell’ACEA (l’associazione europea dei costruttori di automobili), i volumi di vendita di settembre 2021 sono inferiori a quelli del 2020 e, ovviamente, a quelli del 2019. Un vero e proprio tonfo che spinge l’intero settore ai minimi storici: mai, dal 1995 a oggi, il mese di settembre aveva fatto registrare un numero di nuove immatricolazioni così basso. Una crisi, si legge tra le righe del rapporto diffuso da ACEA, che non risparmia nessuno: il calo di vendite riguarda tutti i Paesi europei e colpisce tutti i costruttori, senza alcuna distinzione.
La crisi dei semiconduttori ha fatto sentire il suo peso in tutti i maggiori mercati europei. In Italia il calo è del 32,7%, in Germania del 25.7%, in Francia de 20.5% e in Spagna del 15.7%. In tutto il continente, la contrazione delle nuove immatricolazioni è stata del 24,4%: si è passati dalle 216.169 immatricolazioni del settembre 2020 alle 156.228 auto nuove vendute nello scorso settembre. Se il confronto viene esteso ai primi tre trimestri dell’anno, invece, il saldo è positivo: da gennaio a settembre 2021 nell’Unione Europea sono state vendute 1.966.275 auto nuove, contro 1.818.649 dei primi nove mesi del 2020.
Sul fronte dei produttori, a uscire con le ossa rotte dal mese di settembre sono Volkswagen e Stellantis (che ha dovuto stoppare la produzione in diversi siti, tra i quali Melfi), le cui vendite sono calate rispettivamente del 29,7% e del 30,4% (se il confronto si estende ai primi nove mesi dell’anno, però, i due gruppi automobilistici sono ancora in “terreno positivo). Ancora peggiore la situazione del gruppo Daimler – Mercedes e smart – e Ford, con vendite anno su anno quasi dimezzate (rispettivamente -43% e -38,5%).
Dalla crisi dei semiconduttori sembra uscire invece rafforzato il segmento delle vetture ibride e delle full electric, che vede crescere la propria fetta di mercato in tutti i Paesi, Italia inclusa. Secondo gli analisti, contribuisce a questo risultato positivo una serie di doppi fattori: da un lato troviamo la sempre maggior attenzione degli automobilisti nei confronti delle tematiche ambientali; dall’altro la probabile maggior disponibilità in pronta consegna di veicoli di questo tipo, che ha portato i clienti a optare per questa soluzione.