Questa è la storia di un padre indicato dai media come complice di stupratori, di un dolore privato sbattuto senza scrupoli sui siti di news e sui social attraverso intercettazioni raccattate qua e là da chi non sa o non vuole leggerle per quelle che davvero dicono nel loro complesso, e le utilizza a pezzi per riproporre stereotipi.
E’ la storia di una famiglia che non ha gli strumenti per difendersi dall’infamia; gli stessi strumenti che hanno, invece, avvocati, magistrati e giornalisti.
Tutto cominciò poco più di due mesi fa: l’8 febbraio, quando una studentessa diciottenne decise di denunciare, rivolgendosi ai carabinieri, che alcuni giorni prima era stata invitata a una festa in un’abitazione estiva di Tre Fontane, frazione balneare di Campobello di Mazara, in Sicilia. Lì, raccontò, venne stuprata dal gruppo.
Quattro giovani (di cui non daremo i nomi) sono stati arrestati giovedì mattina (29 aprile) “in quanto, a titolo di concorso morale e materiale tra loro, costringevano e inducevano la vittima a subire atti sessuali sia mediante violenza fisica sia abusando delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della persona offesa”.
Due di loro si trovano in carcere, altri due sono ristretti ai domiciliari. Gli interrogatori di garanzia saranno condotti lunedì prossimo dal gip Riccardo Alcamo, lo stesso che ha autorizzato i loro arresti. Nell’indagine è coinvolto anche un minorenne, presente la sera dello stupro, per cui i magistrati stanno procedendo separatamente.
Neanche il tempo di capire cosa sia davvero accaduto nella famiglia della giovane quando lei ha raccontato ai genitori dello stupro, che lo stereotipo del ‘padre del sud che difende gli stupratori” si diffonde tra i siti di quotidiani e di improvvisati blog di notizie, alimentato da una lettura parziale di intercettazioni che in un caso del genere, probabilmente, avrebbero dovuto restare immuni dalla bulimia del sistema mediatico.
Hanno a che fare, infatti, con un dolore privato e atroce, con l’emozione di una famiglia e le relazioni tra un padre, una madre e i loro figli, nutrite di stupore, incertezze, sensi di colpa, affetto, rimproveri. Contraddittorie, come può esserlo una relazione tra genitori e figli, che nessun orecchio esterno è in grado di cogliere appieno.
Quelle carte, a leggerle bene, dicono altro; ed è perfino dovuta intervenire la procura che coordina le indagini a precisarlo, ma sostanzialmente inascoltata. “Dopo un iniziale momento di incredulità dovuto all’estrema gravità del fatto denunciato, il genitore della persona offesa si è mostrato solidale nei confronti della figlia e ha collaborato con gli inquirenti ai fini dell’accertamento della verità“, ha affermato all’AGI il procuratore capo di Marsala, Vincenzo Pantaleo.
Il giorno seguente il racconto delle stupro fatto dalla figlia, il padre, ipovedente (con capacità visive ridotte), si diresse alla stazione dei carabinieri di Campobello di Mazara, accompagnato dai quattro ragazzini presenti la notte della violenza sessuale e indicati nel primissimo interrogatorio della vittima. Davanti al piantone, si legge nell’ordinanza del gip, il padre riferì come “gli stessi fossero ‘bravi ragazzi’ e che le ferite alle braccia della figlia sarebbero state procurate dal tentativo dei ragazzi di riportarla a casa”. Qui, in questo punto preciso dell’ordinanza, molti hanno fermato la lettura, imbracciato la tastiera del pc e riprodotto lo stereotipo,
Andando avanti nella lettura, però, si scopre altro. Quando l’uomo è stato interrogato dai carabinieri, ha ricostruito l’intera vicenda senza alcuna remora. Altrettanto ha fatto il fratello della ragazza. “Buttare nella mischia i familiari, facendoli passare come favoreggiatori degli stupratori, è ignobile, e intendo difendere la mia comunità da questa aggressione che sta finendo per alimentare l’odio sociale nei confronti di una famiglia che ha già subito tanto”, ha detto all’AGI il sindaco di Campobello di Mazara, Giuseppe Castiglione.
“Quì si sta facendo un processo di massa, che sicuramente porta nocumento alla comunità. La magistratura sta già valutando ogni aspetto – continua il primo cittadino di Campobello di Mazara – e nel caso di specie si è dovuto perfino scomodare il Procuratore di Marsala per chiarire un aspetto che non era necessario neppure riportare, perchè riportare notizie che possono indurre ad una valutazione sbagliata non fa onore a chi fa il mestiere con ponderatezza”.