AGI – Nella settimana dal 21 al 27 aprile, rispetto alla precedente, si è registrata una diminuzione di nuovi casi (90.449 contro 98.030) e di decessi (2.279 contro 2.545). È quanto rileva la Fondazione Gimbe nel suo monitoraggio settimanale.
In calo anche i casi attualmente positivi (448.149 contro 482.715), le persone in isolamento domiciliare (425.089 contro 456.309), i ricoveri con sintomi (20.312 contro 23.255) e le terapie intensive (2.748 contro 3.151).
“Come atteso – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – continua la lenta e progressiva discesa dei nuovi casi settimanali, frutto delle restrizioni di un’Italia tutta rosso-arancione delle scorse settimane, che proseguirà verosimilmente ancora fino a metà maggio. Oltre 448mila casi attualmente positivi confermano, tuttavia, che la circolazione virale nel nostro Paese è ancora molto elevata“.
Come sempre, il dato nazionale risente di situazioni regionali piuttosto eterogenee: la variazione percentuale dei nuovi casi aumenta in 3 Regioni e crescono i casi attualmente positivi in 5 Regioni.
“Il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica e terapia intensiva – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – continua a scendere, anche se il numero di pazienti ospedalizzati rimane elevato“.
Nel dettaglio, in area medica, la curva ha raggiunto il picco il 6 aprile con 29.337 casi e una discesa del 26,6% in 21 giorni. L’occupazione da parte dei pazienti Covid supera ancora il 40% in 2 Regioni.
Per quanto riguarda la terapia intensiva, la curva ha raggiunto il picco il 6 aprile (con 3.743), con una discesa del 30,8% in 21 giorni; i numeri assoluti rimangono elevati (2.748 posti letto occupati), determinando il superamento della soglia di saturazione del 30% ancora in 7 Regioni.
“Continua la discesa anche per i nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva – spiega Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – con una media mobile a 7 giorni di 150 ingressi al giorno, che dal picco del 27 marzo (270 casi) sono diminuiti dell’80% nell’ultimo mese”.
Vaccini aumentano ma tra ultimi Ue per 60-79 anni
“Le consegne dei vaccini stanno aumentando ma l’incremento settimanale non è costante e ancora lontano da quota 3,5 milioni di dosi, indispensabili per raggiungere il target di 500 mila somministrazioni al giorno”. ha sottolineato Cartabellotta, commentando i dati del monitoraggio settimanale.
Al 28 aprile (aggiornamento ore 6.10) risultano consegnate il 29,5% delle dosi previste per il 1 semestre 2021: 22.463.020 dosi, di cui 2,2 milioni di Pfizer/BioNTech non ancora inserite nel database.
Il 22% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino (13.072.472) e il 9,1% ha completato il ciclo vaccinale (5.430.357), con differenze regionali che si vanno progressivamente appiattendo.
Le somministrazioni continuano gradualmente a salire, sia guardando al numero delle dosi settimanali (+10,7% negli ultimi 7 giorni), sia alla media mobile a 7 giorni, aumentata da 324.081/die (20 aprile) a 355.582/die (27 aprile).
“Nonostante questo incremento – commenta Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – il numero di vaccinazioni giornaliere non raggiunge i target definiti per la settimana 22-29 aprile dal Commissario Straordinario, documentando difficoltà organizzative in alcune Regioni nella somministrazione tempestiva delle dosi disponibili. Si conferma inoltre una netta riduzione delle inoculazioni nei giorni festivi”.
Quanto alle categorie primarie, se la vaccinazione degli over 80 è ormai in dirittura di arrivo, le coperture della fascia 70-79 e, soprattutto della fascia 60-69, sono ancora limitate per avere un impatto rilevante su ricoveri e terapie intensive.
In particolare, degli oltre 4,4 milioni di over 80, 2.688.321 (60,8%) hanno completato il ciclo vaccinale e 1.118.950 (25,3%) hanno ricevuto solo la prima dose.
Soggetti fragili e loro caregiver: somministrate 2.627.502 dosi, su cui è impossibile effettuate ulteriori analisi, perche’ per questa categoria non è noto il denominatore totale e la sua distribuzione regionale, né la suddivisione tra 1a e 2a dose.
Fascia 70-79 anni: degli oltre 5,9 milioni, 452.245 (7,6%) hanno completato il ciclo vaccinale e 2.794.681 (46,8%) hanno ricevuto solo la prima dose.
Fascia 60-69 anni: degli oltre 7,3 milioni, 524.584 (7,1%) hanno completato il ciclo vaccinale e 1.415.535 (19,2%) hanno ricevuto solo la prima dose.
Per quanto riguarda le fasce a rischio, secondo i dati dell’Ecdc, per gli over 80, pur rimanendo lontana da Paesi che hanno superato il 95% di copertura, l’Italia ha guadagnato diverse posizioni, mentre per le fasce d’età 70-79 e 60-69 anni, il nostro Paese si attesta solo al quartultimo posto.
Per la fascia 70-79, se da noi il 50% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino, ben 19 Paesi hanno superato almeno il 60% e 8 l’80%; per la fascia 60-69 ci fermiamo a quota 22,5% con almeno una dose, mentre 14 Paesi hanno già superato il 40% e 4 il 50%.
“Purtroppo il vero cambio di passo nella vaccinazione delle fasce fragili – conclude Cartabellotta – è avvenuto solo a partire dalla seconda metà di marzo e l’utilizzo improprio dei vaccini durante il primo trimestre da un lato rende meno sicure le riaperture, dall’altro non ci fa ben figurare in Europa nel confronto con altri Paesi”.