AGI Anticipare di 14 giorni l’andamento territoriale del contagio per poter agire tempestivamente: la Liguria è la prima in Italia a poterlo fare, grazie alla rilevazione del Covid nei reflui fognari. “Arpal e l’università di Genova sono riuscite ad affinare il metodo migliore, validato dall’Istituto superiore di Sanità e adottato a livello nazionale”, ha spigato il presidente della Liguria, Giovanni Toti. “A differenza dello screening coi tamponi, potremo rilevare la diffusione del virus su tutta la popolazione, anche sugli asintomatici, e avere in anticipo un quadro completo della situazione su cui prendere decisioni mirate e di buonsenso per le riaperture e il futuro del Paese”.
Metodo riconosciuto a livello internazionale
La Regione Liguria ha investito quasi mezzo milione di euro in due anni per potenziare il sistema di monitoraggio e controllo della virologia ambientale: università di Genova e Arpal hanno unito le competenze, perfezionando un nuovo metodo analitico ormai riconosciuto a livello internazionale e creando una nuova linea analitica nel laboratorio dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure. Nel progetto dell’Istituto superiore di Sanità ‘Sari – Sorveglianza ambientale di Sars-CoV-2 attraverso i reflui urbani in Italia: indicazioni sull’andamento epidemico e allerta precoce’ era stato proposto un metodo analitico che i tecnici dell’Arpal e l’università di Genova, assieme ad altre realtà come Bolzano e Valle d’Aosta, hanno contribuito a rendere funzionale anche per depuratori di medie e piccole dimensioni, come quelli liguri. Questa versione ottimizzata, riconosciuta da Iss, è adesso utilizzata come metodo ufficiale in tutta Italia e soddisfa la richiesta della Commissione europea relativa alla sorveglianza sistematica del Sars-CoV-2 e delle sue varianti nelle acque reflue.
“Rispetto ad altri metodi con una tempistica molto più lunga di rilevazione e analisi, questa versione ottimizzata ‘made in Liguria’ riconosciuta dall’Iss”, spiega il direttore generale di Arpal, Carlo Emanuele Pepe, “è adesso utilizzata come metodo ufficiale in tutta Italia. In sostanza, abbiamo garantito una migliore efficacia ed efficienza della rilevazione, con risultati delle analisi su campioni freschi entro 24-48 ore dal prelievo. Questo metodo è già utilizzato a Genova e nei tre capoluoghi di provincia oltre che nei comuni sopra i 10mila abitanti. Complessivamente in Liguria vengono monitorati ad oggi 27 depuratori”.
Sistema attivo a Genova e in altri capoluoghi
“Il processo si compone di quattro step”, precisa Mauro Mariotti, docente del dipartimento di scienze naturali dell’università di Genova. “Il campionamento sulle acque reflue, che sono eterogenee, poi la concentrazione, l’estrazione del materiale genico e infine l’analisi dei dati. È stata molto importante la condivisione del metodo, che in futuro potrà essere utile anche per rilevare la presenza di varianti e altri virus, sperando che non ce ne sia bisogno”. In Liguria il sistema è attivo a Genova e nei tre capoluoghi di provincia, oltre che nei comuni sopra i 10 mila abitanti.
“Ci consente di ottenere risultati in 24-48 ore andando a individuare anche tutti gli asintomatici con 15 giorni di anticipo rispetto alla campagna di tamponi”, spiega Elena Nicosia, biologa di Arpal. “In questo modo è possibile riuscire a tenere sotto controllo ambiti molto piccoli e possiamo monitorare anche le stazioni turistiche in vista della riapertura delle attività. Se ci dovessero essere allarmi potremo intervenire puntualmente e non su tutta la Regione”. I campionamenti sono partiti in via sperimentale nel luglio 2020, mentre il metodo è stato affinato tra dicembre e gennaio di quest’anno.
Nelle 27 strutture già monitorate in Liguria sono state rilevate tracce di Covid in tutti i depuratori, con concentrazioni più o meno rilevanti. Siamo riusciti a rilevare il virus anche con poche coppie genomiche riuscendo quindi a scovare i casi asintomatici positivi o non ancora sintomatici. Arpal ha anche provveduto ad allestire e rendere operativa una nuova linea analitica nella sede centrale: attrezzatura di ultima generazione per l’estrazione del materiale genico-virale, supercentrifughe refrigerate e due differenti Pcr (macchine per la reazione a catena della polimerasi, una tecnica di biologia molecolare utilizzata per individuare le tipologie virali analizzate) permettono ora di analizzare in autonomia campioni ambientali, prelevati sia nelle acque reflue, sia su altre superfici o matrici.
La Regione Liguria ha investito quasi mezzo milione di euro in due anni per potenziare il sistema di monitoraggio e controllo della virologia ambientale: Università di Genova e Arpal hanno unito le competenze, perfezionando un nuovo metodo analitico ormai riconosciuto a livello internazionale e creando una nuova linea analitica nel laboratorio dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure. “Il ruolo del nostro ateneo”, afferma il rettore Federico Delfino, “è non solo formare le giovani generazioni ma anche sviluppare attività di ricerca applicata che oggi, in diversi settori dell’Ateneo, è focalizzata sul contrasto al Covid-19”.