Mika Hakkinen, per tutti, è stato il rivale “vero” di Michael Schumacher, quello capace di metterlo in difficoltà come forse nessun altro. Celeberrimo è il sorpasso del finlandese a Spa nel 2000, con la BAR di Ricardo Zonda spettatore non pagante di uno dei più bei gesti tecnici della storia della F1.
Dopo la doppietta iridata 1998-98 del pilota McLaren, Schumacher si prese ampiamente la propria vendetta, costringendo di fatto Mika al ritiro al termine del 2001.
Ma i due ebbero modo di incrociare i propri percorsi già anni prima. È il 1990, ed il teatro è quello del Gran Premio di Macao. SI tratta di una pista cittadina, tortuosa, dove solo chi ha coraggio riesce a tenere giù il piede sfrecciando tra i cordoli. Nelle categorie minori hanno primeggiato solo i grandissimi, uno su tutti Ayrton Senna.
Vincere a Macao vuol dire attirare su di sé gli occhi dei team della Formula 1 che conta. Ed è con questo spirito che Hakkinen e Schumacher arrivano nell’ex protettorato portoghese.
La monoposto dei duellanti è identica: una Ralt spinta dal propulsore Honda. È in condizioni simili che si può vedere chi è in grado davvero di fare la differenza. Siamo a Gara-2, all’ultimo giro: Michael conduce la corsa, con Mika che lo tallona. Siamo a poche centinaia di metri dal traguardo, quando il finlandese succhia fino all’ultimo la scia del futuro recordman della Formula 1. Ed è qui che – forse – Schumacher accenna un colpetto malizioso al pedale del freno in pieno rettilineo. Risultato? Hakkinen è costretto al ritiro, mentre la Ralt di Schumi procede sicura verso il traguardo, con l’ala posteriore danneggiata, vincendo il Gran Premio di Macao.
Il bello doveva ancora venire…