AGI – Il Salone del Mobile non può saltare per la seconda volta. “Sarebbe una follia, un tentato suicidio”. Annullarlo avrebbe conseguenze anche sul ruolo di Milano, che in futuro potrebbe essere scavalcata da altre città ben felici di accaparrarsi l’appuntamento internazionale della creatività. Una scossa alle coscienze e una chiamata alla responsabilità collettiva, e anche alle istituzioni, arriva da una superstar del design italiano, Fabio Novembre, eclettico e coraggioso, leccese di nascita e milanese d’adozione, presenza preziosa e costante del Salone.
Milano è la capitale del design ma questo può cambiare
Mentre le sorti della prossima edizione della kermesse in programma a settembre sono appese a un filo, in attesa che il Cda di Federlegno Arredo Eventi, decida il da farsi, dopo le dimissioni del presidente del Salone del Mobile Claudio Luti, Fabio Novembre in una intervista all’AGI esprime, con l’energia che gli è propria, la sua opinione sulla bufera che si è’ abbattuta sulla manifestazione.
“Frequento il Salone del Mobile da quando ero ragazzino, ci andavo con mio padre – racconta – per me è qualcosa di animato. A quei tempi c’erano anche altre fiere che poi sono venute meno e Milano è rimasta l’epicentro della cultura del design. La città si è impossessata del Salone, regalando una esperienza che va oltre i cancelli della fiera. Eventi come questo in tutto il mondo ce ne sono pochissimi. Attira un pubblico internazionale e accende i riflettori del mondo”. Ecco perché il “Salone del Mobile deve avere una sua corsia preferenziale. Altrimenti se lo si paragona ad altri eventi della città non si è capito nulla”.
Il Salone lo vorrebbero molte altre città
E’ quello che sta succedendo? “Bisognerebbe sapere che in questo mondo fluido le rendite di posizione non esistono. Milano capitale del design mondiale è qualcosa che si basa su una serie di fattori che potrebbero disgregarsi e far svenire la formula magica che rendono la città appetibile a tutti. Le settimane del design le fanno ovunque, questo evento lo vorrebbero scimmiottare tutti. Copenaghen, Londra, New York, Miami e Barcellona, sono tutte interessatissime a portare via questo primato a Milano”. Novembre non ha dubbi: “sarebbe un terribile sbaglio bucare per la seconda volta consecutiva” l’appuntamento annuale del Salone.
L’Italia deve essere reattiva e stracciare tutti
“Da settembre le riaperture saranno ovunque e l’Italia non può dare la sensazione di essere ferma, dobbiamo essere reattivi, ai blocchi di partenza e stracciare tutti in pole position. E’ fondamentale”.
Il designer è un fiume in piena, considera “miopi” se non “totalmente ciechi” gli espositori che hanno fatto marcia indietro scegliendo di non partecipare alla fiera e invita a riflettere sul lungo periodo.
La logica del breve termine non funziona
“Le loro giustificazioni sono che l’appuntamento di settembre è molto vicino all’edizione successiva di aprile. Ma questo atteggiamento è di assoluta cecità. E’ la solita logica del breve termine e che fa fallire chiunque. Se ti affidi solo a soluzioni tattiche è la fine”.
E va anche oltre. “Se anche l’edizione fosse in perdita è una perdita che in questo momento va accettata. Sul lungo periodo, perdi oggi e tornerai a guadagnare domani e dopo domani. Ma non dare il segno della ripartenza per il sistema Italia sarebbe terribile”.
Qualcuno alzi il telefono e intervenga
Secondo lei ci sono ancora margini di ripensamento? “Una decisione ufficiale ancora non c’è, quindi secondo me qualcuno deve alzare il telefono e dire ‘ehi non vi permettete neanche’. Il sindaco Sala ci ha provato, così come il presidente Claudio Luti che è un ottimo capitano di questo transatlantico che è il Salone del mobile. Adesso, che sia il presidente Draghi o un ministro, dovrebbe intervenire dicendo: ‘se non fate i bravi e riaprite tutto a settembre prenderemo seri provvedimenti’. Non si può lasciare la decisione a persone che in questo momento non riescono a essere lucide. Sono scelte strategiche, ci vuole la lucidità di dire che ‘il governo le gestisce’. Non lasciamo tutto in mano a chi sembra appiattito su tatticismi inutili”.
C’è stato un ammutinamento
“Le dimissioni di Claudio sono state forti, la manifestazione di un ammutinamento – conclude -. Non si vuole più fare sistema e tutto si disgrega, ma questo porta a fregare il sistema del design italiano che influenza a sua volta il sistema Italia”.