AGI – Dal secondo posto in Bundesliga alla retrocessione in appena tre stagioni: lo Schalke 04, club tedesco vincitore di una Coppa Uefa e di tre Coppe e una Supercoppa di Germania, è precipitato in ZweiteLiga con quattro giornate d’anticipo sulla fine del campionato, in seguito alla sconfitta per 1-0 sul campo dell’Arminia Bielefeld. Una parabola tecnica e finanziaria aggravata dalla pandemia e che è paradigmatica della fragilità del calcio nell’attuale emergenza mondiale.
Una stagione da incubo
“Fa più male del previsto. Che schifezza”, ha twittato il club della Ruhr, grande rivale del Borussia Dortmund, la cui prima retrocessione in 30 anni rischia di essere solo l’inizio di un incubo da cui sarà difficile risollevarsi. I Blu di Gelsenkirchen hanno vinto solo due partite di campionato dal gennaio 2020 e pagano i continui cambi di allenatore, ben sette dal 2016. In questa stagione 18 gol segnati e soprattutto 76 subiti, peggior attacco e peggior difesa del campionato. Dal 2000 nessun club aveva subito così tanti gol in una stagione.
Schiacciato dai debiti
Lo Schalke 04 ha un indebitamento di 217 milioni, figlio di campagne acquisti costose e fallimentari e della brutta stagione nel 2018/2019, con la retrocessione evitata all’ultimo. La pandemia con la conseguente crisi economica non ha aiutato la società, che addirittura nell’aprile 2020 aveva chiesto ai tifosi di rinunciare al rimborso dell’abbonamento per salvare i conti della loro squadra del cuore. “Ogni singola rinuncia è un immenso contributo per stabilizzare la liquidità e garantire la sopravvivenza dello Schalke 04”, aveva spiegato il club.
Serve una rivoluzione
Il fallimento mette il club davanti alla necessità di una rivoluzione nel suo modello economico e politico-culturale: lo Schalke è infatti gestito da un comitato comitato interno che è espressione della comunità di Gelsenkirchen, e i dirigenti, a partire dal direttore marketing, Alexander Jobst, hanno invocato l’ingresso di nuovi soci esterni “per rendere più moderno il club alla luce delle mutate circostanze economiche”. Uno scenario a cui si oppone la tifoseria, in particolare gli ultras della curva della Veltins Arena, per i quali si tratterebbe di una manovra per favorire il rientro del controverso magnate Clemens Tonnies, l’ex presidente che aveva abbandonato la carica nel giugno 2020. Le sue dimissioni erano arrivate dopo una lunga polemica per alcune frasi razziste e per la gestione di un focolaio di Covid all’interno di uno stabilimento della Tonnies Holding, la sua azienda di carni.
Futuro incerto
Il club che ha lanciato campioni come Manuel Neuer, Benedikt Howedes, Julian Draxler, Leon Goretzka o Alexander Nubel ora teme di fare la fine dell’Amburgo che, retrocesso per la prima volta in 55 anni nel 2018, ora non riesce a tornare in Bundesliga. La Super League è un dito che forse indica nella direzione sbagliata, ma la luna della crisi del calcio brilla sempre di più nel buio di questa pandemia.
AGI – Dal secondo posto in Bundesliga alla retrocessione in appena tre stagioni: lo Schalke 04, club tedesco vincitore di una Coppa Uefa e di tre Coppe e una Supercoppa di Germania, è precipitato in ZweiteLiga con quattro giornate d’anticipo sulla fine del campionato, in seguito alla sconfitta per 1-0 sul campo dell’Arminia Bielefeld. Una parabola tecnica e finanziaria aggravata dalla pandemia e che è paradigmatica della fragilità del calcio nell’attuale emergenza mondiale.
Una stagione da incubo
“Fa più male del previsto. Che schifezza”, ha twittato il club della Ruhr, grande rivale del Borussia Dortmund, la cui prima retrocessione in 30 anni rischia di essere solo l’inizio di un incubo da cui sarà difficile risollevarsi. I Blu di Gelsenkirchen hanno vinto solo due partite di campionato dal gennaio 2020 e pagano i continui cambi di allenatore, ben sette dal 2016. In questa stagione 18 gol segnati e soprattutto 76 subiti, peggior attacco e peggior difesa del campionato. Dal 2000 nessun club aveva subito così tanti gol in una stagione.
Schiacciato dai debiti
Lo Schalke 04 ha un indebitamento di 217 milioni, figlio di campagne acquisti costose e fallimentari e della brutta stagione nel 2018/2019, con la retrocessione evitata all’ultimo. La pandemia con la conseguente crisi economica non ha aiutato la società, che addirittura nell’aprile 2020 aveva chiesto ai tifosi di rinunciare al rimborso dell’abbonamento per salvare i conti della loro squadra del cuore. “Ogni singola rinuncia è un immenso contributo per stabilizzare la liquidità e garantire la sopravvivenza dello Schalke 04”, aveva spiegato il club.
Serve una rivoluzione
Il fallimento mette il club davanti alla necessità di una rivoluzione nel suo modello economico e politico-culturale: lo Schalke è infatti gestito da un comitato comitato interno che è espressione della comunità di Gelsenkirchen, e i dirigenti, a partire dal direttore marketing, Alexander Jobst, hanno invocato l’ingresso di nuovi soci esterni “per rendere più moderno il club alla luce delle mutate circostanze economiche”. Uno scenario a cui si oppone la tifoseria, in particolare gli ultras della curva della Veltins Arena, per i quali si tratterebbe di una manovra per favorire il rientro del controverso magnate Clemens Tonnies, l’ex presidente che aveva abbandonato la carica nel giugno 2020. Le sue dimissioni erano arrivate dopo una lunga polemica per alcune frasi razziste e per la gestione di un focolaio di Covid all’interno di uno stabilimento della Tonnies Holding, la sua azienda di carni.
Futuro incerto
Il club che ha lanciato campioni come Manuel Neuer, Benedikt Howedes, Julian Draxler, Leon Goretzka o Alexander Nubel ora teme di fare la fine dell’Amburgo che, retrocesso per la prima volta in 55 anni nel 2018, ora non riesce a tornare in Bundesliga. La Super League è un dito che forse indica nella direzione sbagliata, ma la luna della crisi del calcio brilla sempre di più nel buio di questa pandemia.