(AGI) La Sardegna, zona bianca fino a tre settimane fa, diventa rossa. Mentre si attende l’ufficialità, con un Rt all’1,54 (ben oltre la soglia dell’1,25 che fa scattare il rosso) non sembra ci siano speranze. La bozza dell’Iss inchioda l’isola che si era candidata anche come ‘laboratorio da esportare in altre regioni’. Ma con questi dati si può dire che l’esperimento sembra del tutto fallito. La parabola discendente dell’ex ‘isola felice’, celebrata in tutto il mondo, è stata sancita da un’impennata dei contagi che, nell’ultima settimana, sono aumentati di oltre il 55%.
L’assessore: “Bisogna accelerare la campagna vaccinale”
“Quando avremo l’ufficialità ci adegueremo”, assicura l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, raggiunto dall’AGI subito dopo la diffusione della bozza dell’Istituto superiore di Sanità. “Utilizzeremo la zona rossa per abbattere la curva dei contagi – spiega – in modo da accelerare la campagna vaccinale e per un ritorno alla normalità”. Se gli si fa notare che la Sardegna è agli ultimi posti in Italia per percentuale di vaccinazioni, l’assessore replica che la causa va ricercata nella scarsa disponibilità di Pfizer e Moderna. “Purtroppo AstraZeneca fa registrare alti picchi di rifiuti – spiega -, fino al 50% in alcuni centri ed è per questo migliaia di dosi giacciono inutilizzate”. Anche se, rivendica un’accelerazione nelle ultime ore: “Ieri sono state somministrate in Sardegna 11.257 dosi, ben 3.000 oltre il target indicato dalla struttura commissariale che, per questo periodo, è di poco più di 8.000 mentre quello di 17.000 – precisa – è per la fine di aprile”.
Il calo di attenzione e la variante inglese
Per quanto riguarda i ricoveri, in base ai dati della Fondazione Gimbe riferiti all’ultima settimana, l’isola non poi è messa male. Anzi, la percentuale dei posti letto occupati dai pazienti (19%) è la più bassa d’Italia, mentre per quelli in terapia intensiva (23%) è penultima. Alto invece, oltre la media nazionale, il numero dei positivi (983) ogni 100.000 abitanti. Il contagi, favoriti dalle riaperture, sono saliti in modo esponenziale passando da un minimo di circa 40 al giorno, all’inizio della zona bianca, ai 444 del 31 marzo e comunque quasi sempre tra i 200 e i 300 casi al giorno. In questo contesto vanno anche segnalati ben 16 comuni in lockdown a causa dei focolai.
“Purtroppo la gente ha abbassato l’attenzione – spiega l’assessore Nieddu – e la Regione non può sostituirsi al senso di responsabilità delle persone. Il calo di attenzione è forse dovuto a un sentimento errato di liberazione dal virus proprio nel momento in cui è arrivata la variante inglese, molto più contagiosa”. E se si ricordano le piazze e le strade del centro di Cagliari nei giorni di zona bianca, con la ‘movida’ che impazzava, se si tengono a mente le tante feste private confessate dai partecipanti e talvolta scoperte dalle forze dell’ordine, è difficile dare torto all’assessore. Di fatto, però, nel laboratorio ‘Sardegna zona bianca’ l’esperimento è fallito.