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Prudenza e saggezza tradite in un anno di chiacchiere avvilenti

Mar 28, 2021

“Resto ancora strabiliata di come la crisi del Covid abbia reso irrazionali, malmostose, cattive, invidiose, ingiuste, pronte a credere a fandonie e imprecisioni che nutrono la loro costruzione mentale e le loro frustrazioni, persone ragionevoli e dolcissime che stimavo da anni”. Lo ha scritto Chiara Degli Esposti su Twitter. Mi ha colpito per sostanza e stile del giudizio. Infatti siamo stati invasi e presi prigionieri da una cosa che non conoscevamo nell’esperienza di generazioni, il cui unico vero precedente è la “spagnola” dell’inizio del secolo scorso. Abbiamo fatto fronte con senso mondiale di comunità, con solidarietà, con disciplina, sfruttando a fondo le grandi doti e garanzie offerte dalla tecnica medica, dalla ricerca, dalla tecnologia, fino ai vaccini passando per le misure di contenimento, le decisioni dei governi, i drammi dell’economia e del lavoro e del reddito ai quali abbiamo cercato di porre riparo con un gigantesco sforzo finanziario e in molti altri modi. Eppure.

  

Eppure non la finiamo di lamentare errori, di giudicare e mandare come se tutto fosse così semplice, non la finiamo di vedere complotto, incompetenza, ingiustizia e follia dove le spiegazioni evidenti, razionali, invece abbondano, dove è chiaro che sono speciose le polemiche sui piani pandemici previsionali nel cassetto, poi sulle origini del virus, poi sulla mancanza di alcol, amuchina, tamponi, infine sui tempi e i modi della campagna di vaccinazione. Speciose le polemiche sulle chiusure, sulla scuola, sul ruolo pubblico degli esperti epidemiologi, sull’inevitabile disagio fisico e mentale dell’isolamento e del blocco. Una grottesca rincorsa di risentimenti, categorie che si sentono non protette o messe da parte, i ritardi nelle compensazioni delle perdite subite, negli interventi di tutela sociale a partire dalla cassa integrazione per i lavori sospesi, tutti fattori di coesione e salvezza che sono stati approntati tra mille difficoltà, da apparati pronti a tutto ma non a questo che è successo, e per chiare ragioni.

  

Hanno cominciato i filosofi negazionisti del virus questa spirale della chiacchiera, poi ci si sono messi i politici aperturisti, ciascuno con la propria parte di responsabilità nella costruzione di miti farlocchi, quelle che dovrebbero essere le avanguardie della razionalità e dell’arte del possibile si sono gettate nella melmosa, “malmostosa” dice la Degli Esposti, inclinazione a credere bellamente alle fandonie, a delegittimare le autorità sanitarie e centrali, a rendere a tutti la vita ancora più difficile di quel che era diventata. Fino all’assurdo di un magistrato che si vuole “modello” e che si fa prefatore di un libretto venato di antisemitismo, di leggende cospirazioniste da dark web, sassi tirati per subito nascondere la mano, con la fenomenale denuncia dei governi italiani per “crimini contro l’umanità” presentata da uno degli autori del pamphlet, un ex sottosegretario di Prodi in servizio tuttora presso la magistratura. E intanto la gara vaccinale guardata con attitudine invidiosa e maldicente, la sorpresa babbea per il fatto che il paese più ricco e avanzato del mondo va forte con i vaccini che ha prodotto, vanno forte gli israeliani capaci delle note grandi imprese di uno stato guarnigione abituato al pericolo e alla lotta, o gli inglesi, che da Dunkirk in poi hanno fatto vedere al mondo intero di che stoffa siano fatti i disciplinamenti di massa intorno alla nazione. Eppure.

 

E’ scomparsa la pazienza, non c’è più traccia della temperanza e della serenità nell’osservare il corso delle cose, i toni sono sempre tenorili, sopra le righe, non si rispetta la verità e la materialità dei grandi risultati raggiunti, le curve che si stabilizzano e scendono dopo le misure prese, la cura e l’affanno encomiabili della classe sanitaria, degli insegnanti e degli alunni costretti alla variante della didattica a distanza, e poi felici di reintegrarsi nel modello scolastico in presenza quando si può ragionevolmente farlo, la messe di informazioni decisive messa a disposizione dai sapienti, dagli scienziati, dai politici capaci di governare la crisi più complicata e più grave dalla fine dell’ultima guerra, lo sforzo produttivo e distributivo immane delle case farmaceutiche erette a mostro alla ricerca di profitto, il Big Pharma.

 

Con una glossa importante. La schiacciante maggioranza ha capito, si è insieme immobilizzata e pacificata nell’attesa di una soluzione generale e per quanto possibile definitiva, ma sono le nervature della società, i media in particolare, molti politici, qualche intellettuale fatuo e birbone, e “le persone ragionevoli e dolcissime che stimavo da anni”, come dice Chiara, quelli che hanno tradito la loro naturale funzione di equilibrio pazienza prudenza e saggezza.

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