L’App Ideas Srl, società napoletana che edita il sito “www.chiccheinformatiche.com”, non procederà più al recupero delle spese legali nei confronti della madre della 31enne di Mugnano di Napoli suicidatasi il 13 settembre in seguito alla diffusione sul web, a sua insaputa, di video hot che la ritraevano.
La società, che in una nota si dice “conscia del tragico epilogo che ha colpito la famiglia Cantone”, fu citata in giudizio dalla 31enne alcuni mesi prima del suicidio, affinché rimuovesse tutti i video porno che la riguardavano, ma vinse la causa in quanto il giudice civile di Aversa, con ordinanza emessa il 10 agosto scorso, ritenne che dalle notizie pubblicate dal blog di App Ideas non risultassero “riferimenti alla signora”, tanto da escludere “ogni possibile lesione della sua dignità o reputazione”; la donna fu così condannata a pagare le spese legali di quasi 5000 euro all’App Ideas ma un mese dopo si suicidò.
A distanza di quasi 4 mesi da quella decisione, la settimana scorsa l’avvocato dell’App Ideas Francesco Pianese ha proceduto a notificare a Teresa Giglio, madre della Cantone, la copia esecutiva dell’ordinanza con la richiesta di ricevere in liquidazione le spese legali, provocando l’indignata reazione di uno degli avvocati della donna, l’amministrativista Andrea Orefice, che ha ricordato come proprio il pagamento delle spese legali – 20mila euro in totale in quanto il giudice dichiarò la soccombenza di Tiziana anche per altre società, come Google, citate insieme all’App Ideas – potesse aver rappresentato per la 31enne il colpo di grazia alla sua psiche già provata da mesi di battaglia per far rimuovere da oltre 100 siti i video incriminati.
Anche la madre della ragazza ammise che dopo la decisione del giudice la figlia aveva avuto un crollo psico-fisico, in quanto si era sentita tradita dalle istituzioni cui si era rivolta per ottenere giustizia. Nella nota in cui comunica “di aver provveduto in proprio a pagare le spese legali dovute dagli eredi della signora Cantone”, l’App Ideas spiega anche di aver subìto “un grave danno economico e di immagine per l’inopinata chiamata in giudizio da parte dei legali della Cantone” e ricorda di non vantare “i volumi d’affari delle grandi corporation”.
Tra i colossi citati anche Google e Youtube, che vinsero la causa, hanno dichiarato di rinunciare al pagamento delle spese legali,
mentre procederà alla compensazione Facebook, società uscita soccombente dal giudizio che fu l’unica, tra quelle citate da Tiziana, a presentare reclamo contro l’ordinanza del giudice di Aversa; il tribunale, con ordinanza del 4 novembre scorso, diede poi definitivamente torto a Facebook, disponendo che la multinazionale avrebbe dovuto rimuovere i video subito dopo la segnalazione fatta dalla ragazza, senza attendere un ordine del giudice o del Garante.