BOLOGNA – Fino a 400 euro al mese per un anno. Con l’impegno, però, di partecipare a persorsi di inserimento lavorativo e sociale. L’Emilia-Romagna approva il reddito di solidarietà a favore delle persone più povere: ne beneficeranno 35mila famiglie, anche unipersonali, con un Isee pari o inferiore a tremila euro l’anno. Sul piatto ci sono 70 milioni di euro che potrebbero aiutare, in tutto, 80mila persone: giovani coppie, single, anziani. La legge è stata proposta e votata dalla maggioranza in consiglio regionale, Sel e Pd. Il Movimento 5 Stelle si è astenuto. Contrari Forza Italia e Lega Nord. Esulta il governatore Bonaccini, che parla di “provvedimento di giustizia sociale”, mentre la sua vice Elisabetta Gualmini garantisce che “non è assistenzialismo”. Coro di critiche dall’opposizione, a partire dal Movimento 5 Stelle, che si astiene: “E’ un primo passo ma non basterà” dice infatti la consigliera grillina Giulia Gibertoni.
L’ammontare del fondo e le regole. La Regione mette 35 milioni, ai quali si sommano i 37 che lo Stato ha erogato all’Emilia per il “Sostegno all’inclusione attiva”. Possono accedere a questi fondi le famiglie, anche unipersonali, di cui almeno un componente sia residente in Emilia-Romagna da almeno 24 mesi, con Isee inferiore o uguale a tremila euro. L’accesso all’assegno è incompatibile con altri strumenti (come il sussidio di disoccupazione o gli ammortizzatori sociali). Il massimo mensile è di 400 euro per nucleo familiare, fino a 80mila le persone coinvolte direttamente o indirettamente. L’intervento sarà concesso per non più di 12 mesi, superati i quali il sostegno potrà essere richiesto solo trascorsi almeno altri 6 mesi. La domanda va presentata in Comune.
Il governatore Bonaccini: “Non dimentichiamo nessuno”. “Non dimenticare nessuno, guardare a chi ha più bisogno anche solo per aiutarlo a uscire da un periodo di difficoltà: credo che oggi la nostra comunità regionale abbia un’ulteriore, importante ragione per sentirsi orgogliosa e coesa – dice il presidente della Regione, Stefano Bonaccini -. Centriamo uno dei principali obiettivi e diamo seguito a un altro degli impegni prioritari che avevamo preso, per rimettere in circolo quella giustizia sociale e redistributiva che gli anni della recessione hanno fortemente indebolito, anche in Emilia-Romagna. “Si tratta di una vera e propria rivoluzione – dice la vicepresidente con delega al Welfare Elisabetta Gualmini -. Una politica pubblica completamente nuova, lontana da una logica assistenziale e di mero risarcimento, bensì basata su politiche di reinserimento attivo nel mercato del lavoro o nel mondo della formazione e dell’impegno sociale. Controlleremo da vicino come lo strumento verrà utilizzato e quale sarà la sua efficacia”.
Opposizioni all’attacco: “Non basta”. Giulia Gibertoni, del Movimento 5 Stelle, relatrice di minoranza del progetto di legge, annuncia l’astensione: “E’ sicuramente un primo passo ma non è sufficiente. Le soluzioni individuate da Giunta e PD rischiano di escludere, più che includere, tutte quelle persone che oggi fanno fatica ad arrivare alla fine del mese e che verranno irrimediabilmente lasciate al loro destino. Monitoreremo attentamente quali saranno gli effetti reali di
questa legge”. La Lega Nord dice No. Tutti bocciati gli emendamenti proposti dal Carroccio, in particoalre un minimo di cinque anni di residenza come requisito per limitare il numero di stranieri che percepiranno il sussidio. Ma la “cosa più incredibile – sottolinea Daniele Marchetti – che è stata bocciata è la richiesta di escludere per sempre chi proverà o depositerà dichiarazioni mendaci. Quindi porte aperte ai disonesti, a chi fa il furbo”.