Il Veneto a caccia del sigillo “Covid free” scende sul terreno della trattativa diretta per l’acquisto dei vaccini e i colossi dell’industria farmaceutica rispondono, ovviamente dettando le regole. «Prezzi anche quintuplicati», rivela il governatore Luca Zaia, quantomai deciso a imprimere un’accelerata alla campagna vaccinale che prevede la copertura degli over 65 e delle categorie a rischio prima dell’estate. Zaia ha messo in campo lo schema testato durante la prima ondata della pandemia, quando i tecnici dell’unità di crisi della Regione Veneto setacciarono il mercato internazionale alla ricerca di mascherine e respiratori. «Appena la Regione ha manifestato il suo interesse le offerte sono arrivate a pioggia», ha confermato il leader leghista, senza nascondere la difficoltà nell’individuare interlocutori seri. «Chi ci propone vaccini deve offrire garanzie: a interessarci sono esclusivamente i prodotti validati dalle agenzie Ema e Aifa».
L’oro dei vaccini: nelle fiale contro il coronavirus un affare da 75 miliardi in 5 anni
di Ettore Livini 08 Febbraio 2021
Il bacino su cui si sta concentrando il Veneto è quello dei prodotti Pfizer, Moderna e AstraZeneca. L’obiettivo minimo è acquisire un milione di vaccini in doppia dose e, a quanto pare, le tariffe proposte sono molto diverse da quelle sottoscritte con l’Unione europea di 12 euro per Pfizer, 18 dollari per Moderna e 1,78 per AstraZeneca. L’incarico di gestire questa delicata operazione è stato dato a Luciano Flor, direttore della sanità veneta. «Ci sono già stati alcuni incontri, ci sono carte scritte a fronte di proposte concrete e credibili», anticipa Zaia. «In un caso mostrano un rincaro 4 o 5 volte superiore, in un altro un po’ più basso, di circa il 10%. In due casi c’è una disponibilità immediata».
Dunque il problema principale da superare è quello dei prezzi applicati per le forniture. Quanto al budget, sembra che superi abbondantemente i 10 milioni di euro ma l’intenzione è quella di andare a pescare anche nel mare delle donazioni, visto che durante la prima ondata raggiunsero quota 60 milioni. E se la Corte dei Conti dovesse contestare la spesa extra? «L’obiezione può essere capovolta: a fronte di malati e decessi qualcuno potrebbe imputarci di aver rifiutato vaccini capaci di salvare vite umane». La terza via per la corsa al vaccino è quella di farlo produrre in Veneto. La Fidia di Abano Terme ha già dato la sua disponibilità e Zaia ha ammesso di averla girata a una delle grandi aziende produttrici di vaccini.