FAENZA – “Non ho potuto fare niente, è tutta colpa mia. Ho rovinato una famiglia. Mio nonno sta male, non ce la faccio da sola”. Si dispera Arianna, in ginocchio lungo il vialetto di casa, stretta nel suo giubbotto a quadrettoni rossi e neri, la sigaretta in mano, un gruppo di amici di famiglia che la consola. Si dà la colpa di essere partita. “Ma no che non sei sola”, le dicono, “non è colpa tua”. La figlia di Ilenia Fabbri, 46 anni, uccisa sabato mattina in casa, fino a tarda notte è stata sentita nel commissariato di Faenza.
Domenica è con due coetanei: scarpinano per via Corbara alla ricerca del gatto che non si trova: “Era di mia mamma, ci teneva tanto”. Ilenia è stata trovata morta in una pozza di sangue all’alba di sabato. L’autopsia dei medici legali Franco Tagliaro e Federica Bartolotti dice che è stata uccisa da dietro con una coltellata al collo, da sinistra verso destra, che ha reciso vene e arteria. Adesso dovranno accertare se la profondità delle ferite corrisponde al coltello sequestrato due giorni fa in casa, pulito dal sangue alla meno peggio.
Ieri la Scientifica è tornata nell’appartamento della vittima a caccia di indizi. E si guardano le immagini delle telecamere di sorveglianza, comprese quelle di un bar che è attaccato all’officina di Claudio, l’ex marito, con il quale Ilenia aveva in corso una causa per motivi patrimoniali. Lei in passato aveva denunciato episodi di violenza, il procedimento per maltrattamenti era stato archiviato. Amici della vittima hanno mostrato e consegnato i contenuti di alcune chat.
È ritenuta inoltre improbabile l’ipotesi di una rapina finita male. E non ci sono prove sulla possibile presenza di un’altra persona con Ilenia, sabato sera: la donna sarebbe andata a dormire tra le 23.30 e mezzanotte. Quindici minuti di buio rendono questa storia un rompicapo. Attorno alle 5.45 di sabato Arianna esce di casa e raggiunge il padre Claudio, che l’aspetta in macchina. Partono in direzione Milano per acquistare un’auto e questa tesi sembra trovare riscontri. La donna muore attorno alle 6, appena un quarto d’ora dopo, in un vano cucina nel quale si entra dal garage e non dall’ingresso principale del borghetto dove vive. L’allarme alla polizia arriva alle 6.08: urla di donna, il trambusto in casa e una sagoma sconosciuta che scappa, terrorizzano la compagna di Arianna, rimasta lì a dormire e unica presente in casa oltre alla vittima. La giovane si barrica in camera e chiama Arianna già in viaggio. Poi la telefonata al 113.
In poco tempo viene rintracciato il quarto protagonista di questa storia. Si chiama Stefano, fa l’idraulico, da un paio d’anni stava con Ilenia. Lo descrivono disperato, le sue parole non hanno aggiunto elementi significativi all’indagine. Tutti sembrano avere una versione attendibile, nessuno finora pare tentennare. Una dozzina le persone sentite e nessun avvocato di mezzo: non ci sono indagati e l’indagine, coordinata dalla pm Angela Scorza e seguita dalla squadra Mobile guidata da Claudio Cagnini, resta contro ignoti.