• 1 Ottobre 2024 6:59

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Scuola, mamma Rossella: “Mia figlia ancora in Dad per scelta: troppi contagi”

Gen 31, 2021

La decisione è stata presa dopo un confronto in famiglia. “Meglio la continuità a distanza, che la discontinuità in presenza a tutti i costi”, spiega mamma Rossella, che per sua figlia Gaia ha scelto ancora una settimana di lezioni da casa in didattica digitale integrata. Rossella Colonna, 50 anni, è docente di Diritto ed economia (ora impegnata sul sostegno) nel liceo classico Socrate di Bari. Sua figlia Gaia, diciottenne e maturanda del liceo linguistico Cirillo, lunedì primo febbraio non tornerà fisicamente a scuola, come tutto il resto della classe. L’ordinanza del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, lascia infatti ai genitori la libera scelta tra didattica in presenza e lezioni da remoto fino a sabato 6.

Rossella Colonna, 50 anni, la docente di Bari che non manderà sua figlia Gaia a scuola ma le farà continuare la Dad

Licei, tecnici e professionali sono a casa da ottobre. Sua figlia è d’accordo con l’idea di restarci ancora?

“Abbiamo deciso insieme, dopo un lungo confronto. Io sono insegnante e lei deve affrontare la maturità, quindi dall’inizio della pandemia il tema scuola è stato continuamente al centro delle nostre riflessioni. Lei ha scelto, io l’ho sostenuta. Quando è terminato il monitoraggio tra i compagni, ci siamo resi conto che abbiamo tutti condiviso gli stessi timori, quindi l’intera classe seguirà a distanza”.

Mancanza di fiducia?

“Ci tengo a ribadirlo: la scuola è sicura. Come docente ho seguito da vicino gli sforzi incredibili fatti durante l’estate per applicare le misure di sicurezza, nonostante l’esistenza di classi numerose che non si potevano smembrare. Il problema è tutto ciò che circonda la scuola. I trasporti, innanzitutto. La situazione non ci sembra così cambiata, gli studenti pendolari potrebbero continuare a viaggiare insieme a tante altre persone, dunque contagiarsi all’esterno e portare all’interno delle scuole il virus. E dalle scuole, alle famiglie. E ogni famiglia al suo interno ha persone fragili da tutelare. Mio marito, per esempio, ha affrontato un trapianto, dunque siamo particolarmente attenti, facciamo sacrifici e rinunce da mesi. Posso garantire che gli studenti pendolari che arrivano dalla provincia hanno paura, e sono stati i primi a scegliere la linea prudente”.

Il problema, dunque, è la curva dei contagi. La Puglia è confermata regione arancione.

“I numeri ci preoccupano, i casi sono sempre più vicini. Rispetto alla prima ondata conosciamo molta gente portata in ospedale con le ambulanze perché in crisi respiratoria. Non giudico affatto chi vuole mandare i figli a scuola a tutti i costi, ma i dati non sono rassicuranti. Si rischia di andare incontro a quarantene a catena in caso di un positivo in classe. Questo comporta rivedere ogni volta l’organizzazione della didattica, e tempo che si perde. Ecco perché forse è meglio una didattica a distanza fatta con continuità, rispetto a una in presenza svolta con discontinuità. I docenti miei colleghi e gli insegnanti di mia figlia si stanno impegnando tantissimo, gli studenti si applicano e i programmi vanno avanti con serietà”.

Sua figlia frequenta l’ultimo anno: non teme possa perdere qualcosa?

“Io ho fiducia che i ragazzi sapranno recuperare la socialità che stanno sacrificando. Ho notato, anzi, che la classe si è unita molto, che sono nati gruppi di studio per ripetere insieme nel pomeriggio, anche se a distanza. Si sono rinforzati i rapporti, nonostante la lontananza”.

La soluzione mista (presenza e distanza) non piace affatto a presidi e sindacati.

“Perché è oggettivamente difficile da gestire. Nella mia classe saranno presenti solo in sei, e molte aule pugliesi resteranno semivuote, con i docenti che dovranno comunque integrare metodologie didattiche per permettere a tutti di seguire allo stesso modo”.

Quale orizzonte immaginate fino alla maturità?

“Se ci diranno di tornare in classe, ovviamente lo faremo. Gradirei però rassicurazioni, mi piacerebbe vedere applicate tutte le misure di sicurezza annunciate, a partire dai trasporti. Sarebbe preferibile rientrare quando i contagi rallentano: abbiamo bisogno di stabilità, ne hanno necessità anche i lavoratori che questa situazione sta mettendo in ginocchio”.

Licei, tecnici e professionali sono a casa da ottobre. Sua figlia è d’accordo con l’idea di restarci ancora?

“Abbiamo deciso insieme, dopo un lungo confronto. Io sono insegnante e lei deve affrontare la maturità, quindi dall’inizio della pandemia il tema scuola è stato continuamente al centro delle nostre riflessioni. Lei ha scelto da sola, io l’ho sostenuta. Quando è terminato il monitoraggio tra i compagni, ci siamo resi conto che abbiamo tutti condiviso gli stessi timori, quindi l’intera classe seguirà a distanza”.

Mancanza di fiducia?

“Ci tengo a ribadirlo: la scuola è sicura. Come docente ho seguito da vicino gli sforzi increbili fatti durante l’estate per applicare le misure di sicurezza, nonostante l’esistenza di classi numerose che non si potevano smembrare. Il problema è tutto ciò che circonda la scuola. I trasporti, innanzitutto. La situazione non ci sembra così cambiata, gli studenti pendolari potrebbero continuare a viaggiare insieme a tante altre persone, dunque contagiarsi all’esterno e portare all’interno delle scuole il virus. E dalle scuole, alle famiglie. E ogni famiglia al suo interno ha persone fragili da tutelare. Mio marito, per esempio, ha affrontato un trapianto, dunque siamo particolarmente attenti, facciamo sacrifici e rinunce da mesi. Posso garantire che gli studenti pendolari che arrivano dalla provincia hanno paura, e sono stati i primi a scegliere la linea prudente”.

Il problema, dunque, è la curva dei contagi. La Puglia è confermata regione arancione.

“I numeri ci preoccupano, i casi sono sempre più vicini. Rispetto alla prima ondata conosciamo molta gente portata in ospedale con le ambulanze perché in crisi respiratoria. Non giudico affatto chi vuole mandare i figli a scuola a tutti i costi, ma i dati non sono rassicuranti. Si rischia di andare incontro a quarantene a catena in caso di un positivo in classe. Questo comporta rivedere ogni volta l’organizzazione della didattica, e tempo che si perde. Ecco perché forse è meglio una didattica a distanza fatta con continuità, rispetto a una in presenza svolta con discontinuità. I docenti miei colleghi e gli insegnanti di mia figlia si stanno impegnando tantissimo, gli studenti si applicano e i programmi vanno avanti con serietà”.

Sua figlia frequenta l’ultimo anno: non teme possa perdere qualcosa?

“Io ho fiducia che i ragazzi sapranno recuperare la socialità che stanno sacrificando. Ho notato, anzi, che la classe si è unita molto, che sono nati gruppi di studio per ripetere insieme nel pomeriggio, anche se a distanza. Si sono rinforzati i rapporti, nonostante la lontananza”.

La soluzione mista (presenza e distanza) non piace affatto a presidi e sindacati.

“Perché è oggettivamente difficile da gestire. Nella mia classe saranno presenti solo in sei, e molte aule pugliesi resteranno semivuote, con i docenti che dovranno comunque integrare metodologie didattiche per permettere a tutti di seguire allo stesso modo”.

Quale orizzonte immaginate fino alla maturità?

“Se ci diranno di tornare in classe, ovviamente lo faremo. Gradirei però rassicurazioni, mi piacerebbe vedere applicate tutte le misure di sicurezza annunciate, a partire dai trasporti. Sarebbe preferibile rientrare quando i contagi rallentano: abbiamo bisogno di stabilità, ne hanno necessità anche i lavoratori che questa situazione sta mettendo in ginocchio”.

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