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“Non vogliamo quelle scorie”, il no di comuni e regioni ai siti di stoccaggio nucleare

Gen 5, 2021

La prima regione a dire “no alle scorie” a reagire senza mediazione contro li siti di stoccaggio è la Basilicata. “Ci opporremo con tutte le nostre forze ad ogni ipotesi di ubicazione sul nostro territorio del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione, Vito Bardi, al quale si è aggiunto l’assessore all’Ambiente, Gianni Rosa, subito dopo le notizie diffuse nella tarda serata di ieri sulla pubblicazione della Carta delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, che vede anche alcune zone della Basilicata fra le aree indicate dalla Sogin. “Non eravamo stati informati – hanno aggiunto Bardi e Rosa – e ribadiamo la nostra contrarietà a questa scelta, certi di interpretare il comune sentire del popolo lucano che come è noto a tutti ha già manifestato questo orientamento, in maniera composta ma decisa, 17 anni fa quando fu indicato il sito di Scanzano Jonico. Ora come allora il nostro territorio, che contribuisce in maniera rilevante al bilancio energetico del Paese con le proprie risorse naturali, non può essere ulteriormente gravato da una attività che rischierebbe di mettere in discussione e di pregiudicare la prospettiva di sviluppo sostenibile che con tanta fatica stiamo perseguendo”.

E la Basilicata è stata seguita a ruota dalla Puglia. “No” dei sindaci di Gravina in Puglia e Altamura, nel Barese, ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Lo scrivono su facebook i primi cittadini Alesio Valente e Rosa Melodia. I due comuni sono, con Laterza in provincia di Taranto, i tre i siti individuati in Puglia. “Non c’è spazio per trattative o valutazioni. Lo dico subito: la nostra risposta sarà un no secco e fermo” scrive il sindaco di Gravina, Valente, il quale definisce la notizia “una doccia gelata: le istituzioni locali sin qui non erano mai state interpellate”. “Niente e nessuno – continua – può farci cambiare idea rispetto a quella contrarietà già espressa in consiglio comunale nel 2015 e ancora nel 2016 insieme ad altri Comuni. Poi, in termini ambientali, Gravina e la Murgia hanno già dato: la vocazione di queste nostre aree è agricola e turistica, e non permetteremo che ci trasformino in un cimitero di scorie nucleari. Mai”.

Quella delle Sardegan invece è una vera e propria rivolta: basta gravare su quest’isola già fragile e svantaggiata, zeppa di servitù militari. “Al di là della localizzazione su cui si esprimeranno le singole amministrazioni e comunità”, l’Anci Sardegna ribadisce “la più assoluta contrarietà”, alla localizzazione nell’Isola del Deposito Nazionale delle scorie e dei rifiuti radioattivi. In una nota il presidente Emiliano Deiana, in merito ai 14 siti individuati a cavallo fra le Province di Oristano e del Sud Sardegna, si dice sconcertato per “la scelta del Governo di presentare la mappa dei siti potenzialmente idonei nel mezzo della più grave crisi dal dopoguerra ad oggi e di aver individuato, in Sardegna, alcune fra le aree più fragili dal punto di vista economico, sociale, ambientale e demografico”. L’Anci rimarca “le condizioni di svantaggio dettate dall’insularità”, lo “stato di salute” dell’ambiente (“la Sardegna è seconda regione italiana come estensione di aree inquinate o potenzialmente inquinate dopo il Piemonte”) e il “gravame delle servitù militari: il 65% sono in Sardegna con 35.000 ettari di territorio occupato”. Ed è subito mobilitazione

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