Covid, il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) Silvio Brusaferro afferma che l’indice «Rt è sotto 1 in Italia, ma è in leggera crescita». E aggiunge che ci sono «cinque regioni a rischio per posti in area medica». «La curva nel nostro Paese è in decrescita, ma un po’ rallentata – dice Brusaferro -. Però ci sono Paesi a noi vicini che mostrano invece una curva in ricrescita. Questo è un tema di grande attenzione, ed è un grande incentivo a fare in modo che nostra curva si mantenga in decrescita», conferma il presidente dell’Istituto superiore di sanità alla conferenza stampa al ministero della Salute sull’analisi dei dati del Monitoraggio Regionale della Cabina di Regia.
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Brusaferro: «Rt più basso di 1»
«L’incidenza si mostra in calo, ma dobbiamo valutarla con cautela. Una vera valutazione solida dell’andamento durante queste festività la potremo avere solo a metà gennaio – dice ancora Brusaferro -. Ad ogni modo, in nessuna regione si è raggiunta l’incidenza per poter passare da fase di mitigazione a contenimento».
«Cinque regioni a rischio per posti in area medica»
«Cinque regioni hanno una probabilità superiore del 50% di superare la soglia critica di occupazione posti letto in area medica in 30 giorni e tre regioni per le terapie intensive», conferma il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, aggiungendo che Liguria, Calabria e Veneto hanno superato Rt nel limite inferiore sotto 1 e questo segnala la probabilità che i casi aumentino. Altre come Puglia e Basilicata hanno Rt introno a 1 e altre vicino a 1. Questo dà un segnale di attenzione perché sono nella fascia di Rt dove il numero di casi tende a non decrescere».
Locatelli: «Sacrifici danno frutti e curva sotto controllo»
«I sacrifici stanno dando frutti perché è evidente che la curva epidemica rimane sotto controllo pur con lieve incremento di Rt su base nazionale. A fronte di numeri che meritano ancora uno sforzo, sicuramente però diamo il messaggio forte che quanto è stato messo in campo sta dando frutti», ha detto il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, alla conferenza stampa al ministero della Salute sull’analisi dei dati del Monitoraggio Regionale della Cabina di Regia.
«Paese in ritardo su vaccini è ingeneroso»
«Oltre alle prime 470mila dosi di vaccino, vi saranno a gennaio ogni settimana dalle 450mila alle 490mila dosi e questo è un dato importante che dimostra che questa sarà la nostra più grande campagna vaccinale. Quindi leggere che il paese è in ritardo mi sembra ingeneroso ed è prematuro avventurarsi a soli 4 giorni dal via della campagna simbolica», ha confermato Locatelli.
Il 6 gennaio Ema ha in programma l’ok a Moderna e saranno cosi disponibili altre 10 milioni e 600mila dosi di vaccino e vi è in corso in fase avanzata di negoziazione la possibilità di acquisire un numero equivalente di dosi da parte di Moderna. Quindi sommando dosi di Pfizer e Moderna, sostanzialmente arriviamo a sfiorare 62 milioni di dosi, afferma Locatelli.
«62 milioni di dosi di vaccino»
Il nostro Paese, ricorda Locatelli, «ha a disposizione già per il primo vaccino che è stato approvato», quello di Pfizer–BioNTech, «27 milioni e 370mila dosi. La negoziazione che è stata condotta a livello europeo ha portato, come annunciato dalla presidente» della Commissione europea «von der Leyen, alla disponibilità per l’Italia di 13 milioni e 285mila dosi addizionali, quindi solo con Pfizer nel nostro Paese andiamo oltre i 40 milioni di dosi».
Inoltre, come noto «il 6 gennaio l’Agenzia europea del farmaco ha in programma di rendere pubblica la valutazione dell’idoneità per l’immissione in commercio del vaccino di Moderna». Pertanto «se il giudizio sarà positivo, come tutti auspichiamo fatta salva ovviamente l’indipendenza dell’Ema, saranno disponibili altri 10 milioni e 600mila dosi di vaccino molto simile a quello di Pfizer».
Inoltre «è in corso, in fase avanzata di negoziazione, la possibilità di acquisire» ancora «un numero equivalente di dosi da parte di Moderna, quindi anche qui andremmo a 21 milioni e 200mila dosi». Complessivamente, appunto, quasi 62 milioni «senza contare poi gli ulteriori vaccini che potrebbero essere approvati dall’Ema, di CureVac, J&J, AstraZeneca e Sanofi».
Quanto a questa prima fase di avvio delle vaccinazioni, «oltre alle prime 470 mila dosi» di vaccino ricevute, «nelle settimane a seguire per il mese di gennaio vi saranno ogni settimana dalle 450 alle 490mila dosi – ha evidenziato Locatelli – e questo è un dato assolutamente importante, perché documenta la capacità del Paese di dar corso alla campagna».
Rezza: «Situazione è di transizione e incertezza»
«Ci troviamo in una situazione in cui abbiamo una tendenza alla diminizione della incidenza con un lieve incremento dell’Rt. Quindi è una situazione di transizione e di incertezza», afferma il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza. «Dovremmo raggiungere una copertura di circa il 70% della popolazione per raggiungere l’immunità di gregge – dice ancora Rezza -, ma tale effetto si vedrà a poco a poco nel corso dei mesi e a medio temine. Nel frattempo c’è un motivo in più per mantenere comportamenti prudenti».
«Lavoriamo a nuove raccomandazioni modalità test»
Stiamo lavorando a nuove raccomandazioni che rivedono le modalita dei test. I molecolari restano il gold standard ma quelli antigenici offrono opportunità utili. Stiamo lavorando anche ad una circolare che modifica la definizione di casi, dice il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza.
«Influenza, nessun virus segnalato finora in Italia»
L’influenza al momento sta colpendo decisamente meno dell’atteso. Dall’inizio della stagione, nessun virus influenzale è stato finora segnalato in Italia. Nella settimana dal 21 al 27 dicembre l’incidenza delle sindromi simil-influenzali rimane sotto la soglia basale con 1,5 casi per mille assistiti con circa 92mila casi stimati, per un totale di circa 1.265.000 casi dall’inizio della sorveglianza. Nel 2019, in questa stessa settimana dell’anno, il livello di incidenza era pari a 3,9 casi per mille assistiti, come segnala l’ultimo bollettino Influnet pubblicato dall’Istituto superiore di sanità (Iss).
A causa dell’emergenza Covid-19, le province autonome di Bolzano e Trento, Sardegna, Campania, Basilicata e Calabria non hanno ancora attivato la sorveglianza influenzale. In tutte le regioni italiane che hanno attivato la sorveglianza il livello di incidenza delle sindromi simil-influenzali è sotto la soglia basale, tranne che in Valle d’Aosta. Nella fascia di età 0-4 anni l’incidenza è di 3,03 casi per mille assistiti, 1,12 tra i 5 e 14 anni, 1,46 nella fascia 15-64 anni e 1,25 casi negli over 65. Nell’ultima settimana, scrive l’Iss, in Italia sono stati analizzati 90 campioni clinici ricevuti dai diversi laboratori afferenti alla rete InfluNet e, su un totale di 1.057 campioni analizzati dall’inizio della sorveglianza, nessuno è risultato positivo al virus influenzale, mentre 11 sono risultati positivi al SarsCoV2 (157 dall’inizio della sorveglianza). Anche globalmente, sia in Europa che negli Stati Uniti, nonostante il continuo ed esteso monitoraggio, la circolazione dei virus influenzali si si mantiene a livelli molto inferiori rispetto alla media stagionale, con poche sporadiche identificazioni dei virus di tipo A e B in alcuni Paesi.