ROMA – Il turismo si conferma uno dei settori più duramente colpiti dalla pandemia. In Italia – certifica Istat – le presenze in hotel si sono ridotte del 91% durante il lockdown, di fatto azzerate. E dimezzate nei primi nove mesi dell’anno, da gennaio a settembre (-50,9%), in linea con il trend europeo. Il governo ha stanziato fondi e ristori. Il ministro Franceschini ne conta “11 miliardi per turimo e cultura”. Ma molte imprese lamentano di essere state tagliate fuori.
I dati Istat raccontano di un crollo dei turisti stranieri del 68,6% nei primi nove mesi. Nonostante la riapertura delle frontiere dopo il lockdown, le flessioni sono restate molto negative. Il trimestre estivo ha registrato solo il 40% delle presenze di clienti stranieri rilevate nel 2019.
E l’impatto non sarà certo migliore nell’ultimo trimestre dell’anno, nonostante le nevicate abbondanti e i panorami di montagna invitanti. Istat parla anzi di “forte impatto negativo” nei mesi di ottobre, novembre e dicembre dovuto alle limitazioni imposte dai dpcm agli spostamenti sul territorio, alle attività commerciali e di ristorazione e all’apertura degli impianti sciistici.
D’altro canto il confronto con il 2019 è impietoso. L’anno passato, ricorda Istat, aveva fatto registrare un ulteriore record dei flussi turistici negli esercizi ricettivi italiani, con 131,4 milioni di arrivi e 436,7 milioni di presenze e una crescita rispettivamente del 2,6% e dell’1,8% sull’anno precedente.
Eppure a gennaio, prima che il mondo precipitasse nell’incubo pandemico, arrivi e presenze in Italia registravano un ben promettente segno più sul 2019 (+5,5% gli arrivi e +3,3% le presenze negli esercizi ricettivi). Ma già da febbraio scivoliamo in territorio negativo (-12% e -5,8%). Poi il buio e il tracollo.
Profondo rosso soprattutto per le città d’arte. Qui i turisti stranieri sono sprofondati del 73,2%, l’anno prima erano un quinto delle presenze totali. Giù anche i viaggi degli italiani per motivi di lavoro (-59%) e in misura minore per vacanze (-23%).