«Vogliamo salvare più vite o più anni di vita? Un giovane che ha tutta l’esistenza davanti, un cinquantenne che ha una buona prospettiva o un ottantenne? È questa la domanda che dobbiamo porci nello scegliere le priorità delle categorie che riceveranno il vaccino. Perché non lo si può dare a tutti contemporaneamente, e purtroppo tra chi lo riceverà dopo ci saranno morti, e lo sappiamo. Lo dico io per primo, settantenne e quindi a rischio: secondo me è più giusto dare il vaccino a un giovane che a me. E la penso come Dante sui politici, sono importanti, dovrebbero darlo prima a loro, se si ferma parlamento si danneggia tutta la comunità».
Ragioni etiche, non sanitarie o di maggior minor contagiosità delle nuove generazioni, guidano le parole del professor Maurizio Mori, presidente della Consulta bioetica. Che così ribalta quello che sembrava un concetto assodato: la distribuzione dei vaccini, dopo il personale sanitario, comincia dagli anziani, dai più fragili, e col tempo arriva ai più giovani.
Ma Mori non è l’unico a valutare l’ipotesi di una inversione di priorità. Anche il fisico Roberto Battiston più volte ha ripetuto l’importanza di vaccinare prima i ragazzi, considerati grande veicolo di contagio. Come dire: vaccinando un giovane è come se ne vaccinassimo cento, raggiungendo cosi più rapidamente l’immunità di gregge. Battiston ha sottolineato che «tra tre milioni di liceali o 26 milioni di over 50, vaccinerei prima i liceali così da eliminare la sorgente dei contagi».
Anche Oltreoceano seguono la strada che punta sulle nuove generazioni. Alcuni ricercatori della University of Southern California e della Johns Hopkins hanno concluso che, «dopo aver protetto i lavoratori della sanità, i vaccini dovrebbero essere dati ai più grandi diffusori del virus, in maggioranza i giovani». L’ipotesi, confermata da studi sulle influenze, è che il modo migliore di limitare la diffusione del virus, e proteggere così i più vulnerabili, sia proprio immunizzare i ragazzi.
E su chi debba ricevere il vaccino per primo, sulla lista delle priorità si moltiplicano le polemiche, visto che tra i medici ci si era dimenticati di quelli privati e degli odontoiatri. Mentre i professori, tramite i loro sindacati, chiedono di essere vaccinati in tempi brevi visto che si troveranno a gennaio in classe a contatto con giovani dall’alto tasso di contagiosità. E la stessa richiesta arriva dal Garante dei detenuti per chi vive e lavora nelle carceri italiane sovraffollate.
Un aiuto a chiarire forse le idee sulle priorità di chi immunizzare prima, verrà quando si capirà se il vaccino anti Covid protegga solo la persona che l’ha ricevuto o abolisca anche la contagiosità verso gli altri.