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George Papadopoulos, il consulente “greco” di Trump e i suoi affari italiani

Dic 23, 2020

Chi è, davvero, George Papadopoulos? E perché la grazia concessagli da Donald Trump è un affare che ci riguarda? “Dimentica i Kardashian, ora ci sono i Papadopoulos”, scriveva nel dicembre di due anni fa The Spectator. Il consulente politico allora 31 enne, nato a Chicago da una coppia di origini greche, era appena uscito da una prigione federale (detenuto per 12 giorni) quando il settimanale britannico, con una certa lungimiranza, ci faceva capire che di George e della moglie italiana, l’avvocata casertana Simona Mangiante, ne avremmo sentito parlare ancora. E tanto. E non solo per l’inchiesta Russiagate, di cui è stato protagonista e causa del trascinamento dell’Italia in una presunta cospirazione internazionale che avrebbe fatto da proscenio alla campagna elettorale per le presidenziali americane del 2016.

La vita acrobatica di George

Dopo quell’arresto, George e Simona li abbiamo visti su copertine patinate mentre posano in accappatoio a bordo piscina nella loro casa di Los Angeles, infaticabili animatori dei profili twitter, ospiti degli show televisivi della mattina, protagonisti di un reality girato sulla loro vita. Glamour ma anche spystory (la domanda più frequente che fanno a Simona è: “ma lei è una spia russa?”), l’alto e il basso, comunque glitterato. Perché i due davanti a una telecamera ci sanno stare, va detto. Belli, sorridenti, simpatici, prodotto perfetto dell’adagio cardine dello showbiz, “nel bene e nel male, purché se ne parli”. Simona ha 35 anni, ha dismesso la toga, fa la modella e ha una propria linea di costumi da bagno. George, dopo la condanna, ha scritto un best seller, “Deep State Target”, che vorrebbe rovesciare la ricostruzione dell’Fbi e del procuratore speciale Robert Mueller III sostenendo di essere stato vittima di una macchinazione dei servizi segreti inglesi, australiani, israeliani e pure italiani. Una tesi secondo cui il Russiagate non un’inchiesta giudiziaria nata per approfondire la possibile ingerenza di Mosca nelle elezioni del 2016, ma, al contrario, lo strumento di un complotto contro Trump per impedirgli di vincerle. Chi è, dunque, George Papadopoulos?

L’incontro a Roma con Mifsud

“Ho perso amici, affari e anche la famiglia negli ultimi anni – ha scritto su Twitter – mi hanno distrutto la reputazione per colpa di falsità prive di senso. Ma c’è una persona che mi è stata accanto fino alla fine, la mia Simona. Ti amo. Entrambi ringraziamo il presidente Trump”. Ne hanno motivo. Trump, infatti, ha concesso la grazia all’uomo che era stato condannato dalla giustizia americana nel 2017 per le menzogne propinate all’Fbi riguardo al suo incontro a Roma con Joseph Mifsud. Già, Mifsud. Il Grande Enigma. Il professore maltese con agganci a Mosca è sparito da due anni. Non se ne sa più nulla. Ma è per lui e per Papadopoulos che, a un certo punto, il Russiagate diventa un italian job.

Il 12 marzo 2016, infatti, i due si incontrano alla Link Campus University di Roma. In quel momento Papadopoulos è già entrato a far parte dello staff elettorale di Trump, dice di poter curare rapporti esteri in Europa. A Roma viaggia con alcuni colleghi del London Centre of International Law Practice. “Terminati i panel alla Link, il mio capo Nagi Idris mi presenta il professore maltese. ‘George, questo è Joseph Mifsud e dovresti parlarci’. Ci sono dei momenti in cui non realizzi cosa sta succedendo. Questo era uno di quelli”. L’ha raccontata così, nel suo libro biografia.

Quella sera Mifsud e Papadopoulos si rivedono a cena nella trattoria Al Moro, vicino a Fontana di Trevi. E qui le cose si fanno ancor più nebulose. Mifsud gli rivela che i servizi segreti russi hanno le mail hackerate al Comitato democratico che screditerebbero la candidatura Hillary Clinton. Papodopoulos, e anche Mifsud prima di sparire, hanno pubblicamente negato lo scambio. L’avvocato però ha ammesso che il professore stava brigando per far incontrare segretamente Trump e Putin.

Le rivelazioni di Simona Mangiante

Simona Mangiante, circa un anno fa, ha accettato di parlare con Repubblica, svelando dettagli inediti della rete italiana del professore. “Mifsud me lo ha presentato nel 2011 il deputato europeo Gianni Pittella, che è un amico di famiglia. Eravamo a un evento della fondazione Euromed. Pittella mi disse che Mifsud era molto vicino al suo gruppo, i Socialisti & Democratici. Nel settembre del 2016 Pittella mi suggerì di rivolgermi a Mifsud, che era appena diventato direttore del London Center of international law practice”. Mangiante sostiene che il vero mestiere del professore maltese fosse “cercare agganci, trovare connessioni con i governi”. Era legato anche a quello di Renzi, dice lei. “Mifsud viveva tra Roma e Londra, era in contatto con Vincenzo Scotti e Pasquale Russo (presidente e direttore generale della Link University, ndr) e con alcuni esponenti dei 5 Stelle. Per me ci sono pochi dubbi: era una spia della Cia, appoggiato dai servizi italiani. E resto convinta che il Russiagate vada letto al contrario: un complotto di Cia e governi social-democratici per impedire l’elezione di Trump”.

La controindagine di Barr

E’ la pista, finora mai riscontrata, che ha spinto il ministro della giustizia americano William Barr ad aprire una contro-indagine sul Russiagate. Nella settimana di Ferragosto del 2019 è venuto a Roma a parlare i vertici operativi della nostra intelligence chiedendo, inutilmente, informazioni su Mifsud. L’incontro agostano, per i modi in cui è avvenuto, ha scatenato un caso politico e diplomatico tra Roma e Washington che ha ballato per alcune settimane mentre muoveva le prime mosse il governo Conte II. Ma di questo, sui profili Twitter di George e Simona, non si parla più. Oggi si festeggia. “Grazie dal profondo del mio cuore a Donald Trump per aver graziato mio marito. Eravamo nel giusto sin dall’inizio. Il miglior regalo di Natale che potevamo avere”, scrive l’ex avvocato, modella, forse spia russa, sicuramente casertana, Simona Mangiante.

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