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Manovra, intesa per portare il congedo dei neo-papà a dieci giorni. Rush finale per chiudere nel fine settimana

Dic 18, 2020

MILANO – Via libera dell’Aula della Camera alla fiducia sul dl Ristori, che riceverà in giornata l’approvazione definitiva per permettere così ai parlamentari di tornare a dedicarsi al rush finale della Manovra. La questione di fiducia è stata approvata con 303 voti favorevoli e 215 contrari (nessun astenuto): passa così il testo arrivato dal Senato e che non ha subito modifiche.

Un altro pezzetto del complesso puzzle della Manovra si sistema, intanto, con una intesa nella maggioranza sui congedi di paternità: per il 2021, secondo quanto riporta l’Ansa, i papà si potranno assentare dal lavoro alla nascita dei figli per 10 giorni, anziché i 7 inizialmente previsti dalla manovra. La misura fa parte del maxi-pacchetto di riformulazioni di emendamenti su cui si sta ancora lavorando e che la commissione Bilancio della Camera inizierà a votare nel rush finale che si dovrebbe concludere nel fine settimana, una volta sistemata – appunto l’approvazione del dl Ristori.

Nelle ultime ore di lavoro sulla legge di Bilancio sono maturate le convergenze sui fondi per rendere operativo il piano vaccini, con l’assunzione di 3mila medici e 12mila infermieri, quelle a favore degli autonomi, dell’automotive e del turismo. Per quest’ultimo comparto si va verso uno stanziamento di 100 milioni per rafforzare gli aiuti al settore e la proroga fino a al 30 aprile del credito d’imposta del 60% sugli affitti per le imprese turistico-ricettive e per le agenzie di viaggio e i tour operator.

Restano nodi da sciogliere sul rinnovo del Supebonus, il maxi-sconto fiscale al 110% per l’efficientamento energetico e anti-sismico dei palazzi, che il M5s vorrebbe subito estendere da fine 2021 a tutto il 2023, ma per cui il Tesoro rimarca le ingenti risorse che sarebbero necessarie.

Il testo dovrebbe esser pronto per l’Aula di lunedì. Ci sono altri nodi da sciogliere: il tema cannabis light, presentato da Riccardo Magi e rivendicato dal Movimento 5 Stelle, ad esempio, pregiudicherebbe i ‘buoni rapporti’ con le opposizioni, così come l’aumento delle accise sui tabacchi senza combustione. Si tratterebbe, insiste il sottosegretario al Mef Alessio Villarosa, di una “giusta risposta ad un irragionevole trattamento di favore rispetto al regime applicato per le sigarette elettroniche a vapore”. La proposta di un aumento graduale fino al 50% di quella applicata alle sigarette nel 2023 va votata così com’è, ha spiegato ieri, senza riformulazioni e il M5S è “irremovibile e ritiene indispensabile” la misura. Altra questione difficile quella delle misure per favorire le aggregazioni, che potrebbe interessare anche Mps alle prese nel frattempo con il nuovo piano da 2 miliardi e mezzo di aumento di capitale e 2.670 esuberi.

Sul Superbonus, l’estensione al momento è solo fino al 2022 ed entrerà nel maxi-pacchetto di emendamenti che governo e maggioranza stanno rivedendo, con relativa richiesta dei pareri alla Ragioneria, per essere pronti quando nel pomeriggio si entrerà nel vivo delle votazioni. Un pacchetto che supera ampiamente gli 800 milioni a disposizione per le modifiche parlamentari e che attingerà in larga parte al ‘fondone’ anti-Covid da 3,8 miliardi considerato ‘liberato’ dalla promessa dell’esecutivo di un nuovo scostamento da 20 miliardi a inizio anno per chiudere la partita dei Ristori.

Dovrebbe così arrivare senza scossoni l’ok ai 420 milioni di nuovi ecoincentivi auto, con 3.500 euro anche per le euro 6 fino a 40mila euro in cambio di rottamazione di un veicolo vecchio almeno di 10 anni, o al mezzo miliardo circa per il settore aereo. Così come dovrebbe esserci intesa sui lavoratori fragili, sull’estensione del contratto di espansione alle imprese dai 250 dipendenti in su, e anche sugli autonomi. Per le partite Iva si prospetta un doppio intervento, confermato dal ministro Nunzia Catalfo: da un lato per autonomi e professionisti, anche degli ordini, con redditi fino a 50mila euro e perdite oltre un terzo arriverà l’esonero totale o parziale dei contributi grazie a un apposito fondo da 1 miliardo, dall’altro si introdurrà per la prima volta una forma di ammortizzatore, primo tassello della riforma complessiva.

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